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Notizie del 2/2015
Vangelo e Costituzione 13ª Puntataposted: 19/2/2015 at 16:16:40
Tullio Pironti Editore, 2014
La centralità umana nel progetto divino

L’applauso liberatorio scrosciò come grandine a primavera, foriera di desideri, di nuovo, di labbra pronte ad aprirsi per intervenire, domandare, partecipare…
Solo Anselmo all’ultima fila teneva le mani in tasca e le pupille assenti sul manifesto che annunciava per la domenica il corteo anticamorra.
Ma doveva relazionare l’avvocato, che, compresa l’antifona, riempì una decina di minuti con astratte cianfrusaglie.
Poi inaspettatamente si insinuò a gamba tesa lo spilungone, ammaestrato per secoli in spesse mura con poche vocazioni:
– Ti esorto a recitarmi le fondamenta esegetiche da cui estrapoli le tue elucubrazioni sul significato eziologico del ruolo del Figlio di Dio, che ha assunto esclusivamente le sembianze, dico le sembianze, umane per riscattare il peccato originale. Il Figlio di Dio si è chinato sulla terra solo per supportare le anime, non per mutare l’immutabile.
Voleva spezzare le ossa al blasfemo prima ancora che iniziasse il dibattito, che si annunciava senza peli sulla lingua dopo la breve ma intensa relazione del diciottenne, appena diplomato all’istituto tecnico. Ma Gesù Esposito di Scampia, e di Forcella, non si accasciò sul fango, non si frantumò tibia e perone, scattò di testa e segnò un eurogol all’incrocio dei pali:
– Vangelo di Matteo, 25:40: … tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Giovanni, 18:36: Il mio regno non è di questo mondo… Luca, 17:20-21: «Quando verrà il regno di Dio?… Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Matteo, 12:28: … è giunto a voi il regno di Dio. Matteo, 25:31-34: … Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli… Allora… dirà: “Venite… ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”.

Gesù snocciolò i versetti con ferma dolcezza e spiegò:
– Come si può negare la centralità umana del progetto divino? Tutto il bene e il male che fate ad un essere umano l’avete fatto a me! È la persona, su questa terra, l’obiettivo del messaggio evangelico! Il Nazareno contrappone il mondo come è, pieno di ingiustizie, al regno dei cieli caratterizzato dalla giustizia. Il mio regno non è di questo mondo significa che il regno è diverso dal mondo così com’è. Ma questo mondo è comunque il luogo in cui costruire il regno attraverso l’amore attivo. Questo mondo si trasformerà in regno grazie all’impegno di tutti noi, a cominciare dagli apostoli: Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo (Giovanni, 17:18). Il regno dei cieli è il mondo trasformato!
Poi continuò:
– Matteo, 25:35-36: … ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi… Gesù non si limita ad elencare delle pur lodevoli opere buone individuali, ma redige un articolato programma collettivo di cambiamento del mondo che lo conduca alla giustizia sociale, economica, politica… Prevede l’equa distribuzione delle risorse prodotte, a partire dal cibo, e delle risorse naturali, dall’acqua al petrolio; la negazione di qualunque forma di esclusione, in particolare dei diversi; la necessità di una vita dignitosa per tutti, di strutture sanitarie adeguate per tutti, di istituti di pena umani…
E ancora:
– Matteo, 10:34: Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Matteo, 23:2 e 4: … gli scribi e i farisei… Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 10:27: Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. Luca, 19:40: … se questi taceranno, grideranno le pietre.
Gesù di Scampia era così convincente da sembrare egli stesso Gesù di Nazareth:
– Io sono qui per amare… e praticare… l’amore, per amare gridando, lottando contro l’ingiustizia, le discriminazioni sociali, lo strapotere delle banche… per combattere contro gli scribi che vogliono escludere dal regno la povera gente… Alle ultime file vedo parecchi studenti. Ragazzi, voi nel regno sarete i primi, non nei cieli, ma sulla terra, sulla terra, ora! Organizziamoci e lottiamo insieme! Cominciamo dal numero chiuso nelle università! È contro ogni principio cristiano e laico: impedisce ai giovani il pieno sviluppo della persona, voluto dalla Costituzione.

Teologus ringhiò ferito quasi a morte:
– Quando si è privi di ragioni, si offende. Io non sono uno scriba, io sono un ministro di Dio e proferisco verbo in Suo nome. Hai menzionato a casaccio frasette raccattate nel fiume sacro, ma non hai l’illuminazione ermeneutica per decodificarle. Lascia lo scettro nelle mani dei sapienti, gli unici in grado di incarnare i testi scritti dai quattro evangelisti.
– Innanzitutto scusa se ho dato l’impressione di essere scortese. Sui Vangeli il discorso è complicato. Nelle chiese si dà per scontato che furono scritti direttamente da Matteo, Marco, Luca e Giovanni, durante la loro vita, subito dopo la morte di Gesù. Invece sono solo i vangeli, fra i tanti che circolavano, che la Chiesa ha scelto e inserito nella Bibbia. E non lo ha fatto subito. Solo all’inizio del 400 d.C. papa Innocenzo I li rese canonici, rendendoli gli unici vangeli da diffondere. Ma gli studi e le discussioni si rincorsero per secoli, a cominciare dal 140 e si protrassero fra concili e sinodi fino al sigillo di Innocenzo.
– Ma tacciati, sei un dozzinale perito elettrico. Dove ti avventuri senza i raffinati calzari del teologo?
– Io sono alla ricerca della verità. Quindi non so se gli orientamenti che sto esponendo siano veri, però mi pare che ammetti l’incertezza temporale sulla stesura dei vangeli ufficiali. Neanche gli studiosi più preparati sono riusciti ad essere categorici. Si va dal 40 al 150 d.C.. E ognuno ci ha messo del suo nei vari periodi storici. Non solo, ha anche raccolto manoscritti in aramaico, li ha tradotti in greco, senza essere greco, e li ha tramandati ai posteri. Ecco perché ci stiamo rendendo conto di errori, di contraddizioni. Fra traduzioni e aggiornamenti del dotto di turno non siamo neppure certi che i vangeli che leggiamo siano quelli raccontati a voce e per iscritto dagli evangelisti! Dobbiamo fidarci della Chiesa. Ma sai fra intrighi di palazzo e finanze vaticane non mi fido al cento per cento. Non penso che Dio abbia ispirato la pedofilia o le peripezie bancarie accertate dai magistrati. Quindi può darsi che qualcuno, un po’ di secoli fa, fingendo di essere ispirato, abbia riportato quello che gli faceva comodo e non quello che era giusto, o magari abbia tradotto o interpretato in buona o mala fede in maniera errata.
– Tacciati, profanatore, metti in dubbio anche l’autenticità del Vangelo e il crisma della Chiesa?
– Non sono io ma Luca che, all’inizio del suo vangelo, dice: 1:1-4: Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo, perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate. E comunque io ho enunciato il mio credo, ma so benissimo che può non essere la verità. Vorrei che anche tu riflettessi sul fatto che la tua verità potrebbe non essere la verità: questa, secondo me, è l’apertura mentale.

Gli astanti si travestirono da spettatori di tennis e lasciarono calamitare ritmicamente le loro fronti ora verso Teologus ora verso Gesù; ma non furono neutrali, i loro lineamenti si irrigidivano in un ghigno quando fissavano il primo, si distendevano in un sorriso quando pendevano dalla bocca del secondo.
La diatriba durò a lungo, ma nessuno alzò le natiche, neanche gli studenti, anzi alla fine contestarono l’annullamento del dibattito per l’ora tarda e dovettero rimettere in tasca quesiti e sogni.
Il religioso afferrò il primo treno in fuga dalla verità e dall’adolescenza rubatagli. L’avvocato agguantò un gruppetto di anziani e tenne banco con le solite ovvietà fino a che si accorse di non avere interlocutori. Il professore si rintanò in un angolo con la sua cultura senza si e senza no. Il parroco salutò affettuosamente Gesù, lo osservò mentre scompariva nella strada e, chiudendo la porta della Chiesa per aprirla, rimuginò il vangelo di Luca:

Il bambino cresceva e si fortificava; pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui... Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte (Luca, 2:40 e 46-47).

Libera abbraccia don Peppino Diana e i suoi scoutposted: 16/2/2015 at 13:55:16
L’associazione antimafie oplontina continua nel suo incisivo percorso cittadino di contrasto alla camorra. Infatti il Presidio “Raffaele Pastore e Luigi Staiano” aggiunge un altro tassello presentando il libro “Peppino Diana, martire di Terra di Lavoro”, scritto con sapienza struggente dal vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro. Particolarmente adatto il luogo dell’incontro: la chiesa dello Spirito Santo, offerta con convinzione da don Pasquale Paduano.
Molti i presenti, che hanno vissuto due ore di intensa emozione per la sacralità della circostanza e per la nobile causa. Il caldo pensiero è corso subito a don Peppino ed al suo testamento spirituale: “Per amore del mio Popolo”, un messaggio di impegno sociale per la propria terra contro qualsiasi forma di violenza. Il documento si è insinuato fra i banchi, brano dopo brano, attraverso l’alterna lettura di Angela Staiano e Beatrice Pastore, che assieme a Carmela Veropalumbo hanno trafitto il cuore di tutti, indistintamente. A Loro va un doveroso ossequio.
La “morte” di don Peppino ha “partorito” tante iniziative concrete, “… tante piccole scintille…”, che hanno inferto un duro colpo al crimine organizzato. Anche Torre Annunziata ha voluto accendere la sua fiammella, inviando a papa Francesco un appello per dichiarare don Peppino martire per la Giustizia: hanno già aderito centinaia di persone, fra cui: don Luigi Ciotti, presidente di Libera; padre Alex Zanotelli; Luigi Riello, procura generale cassazione; Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia; Corrado Lembo, procuratore della Repubblica di Salerno; Leoluca Orlando, sindaco di Palermo; Luciano Corradini, già sottosegretario di Stato, emerito di pedagogia generale; i sacerdoti Antonio Ascione, Antonio Carbone, Ciro Cozzolino, Gennaro Lamuro, Paolo Farinella, Fabrizio Valletti, Giorgio Antonio Pisano; suor Rita Giaretta; i giornalisti: Sandra Amurri (Il Fatto Quotidiano), Luciano Scalettari (Famiglia Cristiana), Carmine Alboretti (La Voce Sociale), Giovanna Sorrentino (Il Mattino), Samuele Ciambriello (Link), Bruno De Stefano, Gianluca De Martino, Michele Giustiniano, Anna Laudati, Catello Germano (Lo Strillone), Antonio Volpe (Telestrittarcobalenotv).
La presenza di monsignor Nogaro è stata garantita dal suo libro, dove ogni pagina, ogni rigo trasuda la vicinanza a don Peppino, e si è corroborata con le relazioni, di alto profilo e nello stesso tempo intrise di semplicità, di Valerio Taglione, uno dei “suoi” scout vent’anni fa e da allora “suo” testimone; di Carmine Alboretti, con le sue note di giornalista, di Peppe Franzese, impeccabile organizzatore, con le sue parole sincere ed efficaci, e di Lorenzo Tommaselli, che con fervore ha accomunato la vita di don Peppino a quella di Cristo nel dedicarsi all’altro con forza, con giustizia, con carità fino a pagare con la propria vita: attualità del Vangelo!
Tanti gli interventi, interessanti, applauditi, carichi di vivace sentimento, degli scout Mattia Russo e Mario De Santis, di Federico Orsini, fra’ Luigi Rossi, Antonio Irlando, Luciano Donadio, Luigi Trapani.
Il filo conduttore che ha accomunato i partecipanti è stato sia il coraggio, quello vero, di lottare per la giustizia, di accettare le sfide, di scegliere ciò che è giusto, di perseverare, sia la fiducia che don Peppino ha donato a tutti i giovani di oggi, unita ovviamente alla speranza personificata nei volti adolescenti degli scout in divisa, seduti in prima fila, più volte menzionati con tenera gratitudine.
Attenta e precisa la regia di Michele Del Gaudio nel cogliere ogni momento significativo e nel coinvolgere proprio tutti.
Giuseppe Franzese

Vangelo e Costituzione 12ª Puntataposted: 11/2/2015 at 18:01:23
Tullio Pironti Editore, 2014

Vangelo e Costituzione

Delle cinquanta sedie di plastica solo poche sostenevano stanchi pacchi in carne ed ossa. Le seggiole non erano granché al corrente del motivo per cui li avevano lasciati sedere, né gli involucri del perché si erano seduti. Ma al parroco non potevano dire di no.

Alto verso il cielo e legato al mare, faceva bene il prete e accoglieva non solo chi peccava, che era normale, ma anche chi contestava la dottrina della Chiesa, che non era così abituale. E affascinava i semplici, che alla fine il nocciolo lo afferravano. La passione per la filosofia era pari a quella per la teologia. Naufragava felice fra i monolitici canoni ecclesiali e la voglia di capire della filosofia, si aggrappava agli scogli mentre le onde li sommergevano di interrogativi, trovava risposte subito sommerse dalla schiuma delle perplessità. Lottava per ore fra la certezza del magistero e il dubbio dell’intelletto, fra la fede e la ragione, la strada sicura e il rischio della fantasia.

Gesù, ormai maggiorenne, era arrivato almeno un’ora prima ed era preoccupato dalla carenza di pubblico. Era la prima volta che poteva mettere alla prova le sue tesi, così eterodosse, tipiche del diverso che vuole anche restare uguale. Il parroco entrava e usciva, poi accompagnò gli altri relatori: il giovane teologo forte di ubbidienza acritica, l’anziano professore di storia che si era fermato a metà strada, l’avvocato forbito ma vacuo.
Mentre li spogliava, Gesù si rese conto che solo nel parroco coordinatore avrebbe potuto trovare una sponda, non alleata ma almeno sensibile.
Con sorpresa le mattonelle di finta maiolica si riempirono di scarpe, di vecchiette, di zavorra, ma anche di donne e uomini ansiosi di esserci e ragazze e ragazzi interessati, pronti però a volgere le chiappe altrove se delusi.
Il parroco tenne attenta l’assemblea, ma i lunghi e barbosi resoconti del salesiano e del docente allontanarono le menti più che i corpi, salvo qualche reazione di ritorno quando il moderatore si inseriva come una iniezione per svegliare i pazienti.
Gesù prese la parola prima dell’azzeccagarbugli e catturò il gregge, non tanto per l’eleganza della sua oratoria, ma perché tutti avvertirono che credeva in quello che diceva:

«Vangelo e Costituzione mi piacciono perché sono dalla parte dei deboli. Il Vangelo lo sappiamo cos’è, ma non conosciamo la Costituzione. Nasce dalla Resistenza e risente degli orrori della seconda guerra mondiale, con cinquantacinque milioni di morti. È la sintesi delle tre culture fondamentali della civiltà occidentale: quella cristiana, quella liberale, quella socialista. Raccoglie i principi che uniscono gli italiani, i fini da conseguire, gli strumenti attraverso cui realizzarli: precisa che i cittadini sono liberi, uguali, democratici, solidali… che, se non tutti sono liberi, uguali… la Repubblica elimina gli ostacoli attraverso una serie di strumenti: il parlamento, il governo, la magistratura, la scuola, la sanità… Vangelo e Costituzione accolgono non escludono, riconoscono i diritti, ma vogliono anche la loro attuazione attraverso l’eliminazione delle ingiustizie.
Sono innamorato di Gesù per la sua umanità, mi affascina quando insegna che la felicità è nell’essere assieme agli altri, nell’avere fame e sete di giustizia, quando caccia i mercanti dal tempio, quando afferma la centralità umana nel progetto divino.
Amo la Costituzione per lo stesso motivo: pone al centro la persona, che viene prima dello Stato, della legge, dei giudici… le riconosce dei diritti che non possono essere violati da nessuno, neanche dai poliziotti.
Vangelo e Costituzione ci consigliano di passare dall’io al noi, ci fanno comprendere che si è felici non da soli, ma assieme agli altri… che la felicità degli altri è alla base della nostra. Sono un modo di essere, pensare, agire… Non vogliono che siamo indifferenti, rassegnati, ma attivi: nei condomini, nei quartieri, nelle città, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle chiese, nelle associazioni, nei partiti, nei sindacati… Ci chiedono di contribuire nel nostro piccolo al cambiamento.
Vangelo e Costituzione vanno praticati! Fatti non solo parole. Non è facile in presenza di tanta ingiustizia e tanta illegalità. Possiamo partire dalla nostra realtà, analizzarla e discuterne insieme. Prendiamo le nostre famiglie: quanti e quali principi evangelici e costituzionali applichiamo o violiamo. La stessa indagine effettuiamola a scuola, all’oratorio, al lavoro, nella comitiva…
Addirittura il gioco è stato manipolato. Provate a dirmi un gioco in cui tutti si divertono e nessuno vince.
Perché il fine di ogni gioco dovrebbe essere divertirsi, non vincere.
La Costituzione ama il divertimento, ripudia i giochi con un eroe e tanti sconfitti, come il Monopoli, i videogiochi violenti, il Risiko… che educano a far soldi, ad essere aggressivi, a conquistare il pianeta… Anche il Vangelo ripudia i soldi, la violenza, la guerra, l’eroe… Il Vangelo racconta la sconfitta di un uomo, anche se poi risorge come Dio. La gran parte dei giochi e quindi dell’educazione ludica contrasta con Vangelo e Costituzione… che sono compagni di viaggio con cui confrontarsi, sempre.
Io l’ho fatto fin da ragazzo. Mi venivano in mente anche quando stavo per decidere se essere corretto o simulare un fallo in una partita di calcio, se dire la verità o essere omertoso a scuola. Anche oggi ho discusso con loro e ho scelto di essere vero, non semplicemente un abile declamatore. Sono venuto qui per fare squadra, per pormi non al centro del cerchio ma sulla circonferenza, assieme a voi».

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati (Matteo, 5:6).
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo… (Cost., art. 2).

Mia madre e miei fratelli sono… coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica (Luca, 8:21). Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica (Giovanni, 13:17).
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (art. 1).

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi… (Matteo, 11:28).
Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona... lo Stato destina risorse aggiuntive... in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni... (Cost., art. 119).

Palazzo Fienga: e adesso?posted: 5/2/2015 at 11:34:27
Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie, Presidio di Torre Annunziata “Raffaele Pastore e Luigi Staiano”, riunita in assemblea il 3 febbraio 2015, all’unanimità concorda pienamente con il comunicato del referente Michele del Gaudio del 28 gennaio scorso sullo sgombero dell’antico palazzo.
La vicenda, se da una parte dimostra che le autorità, se vogliono, hanno gli strumenti per bonificare i territori di camorra, dall’altra coinvolge bambini, anziani, donne che vengono allocati in sistemazioni di “fortuna”: non lasciamo che conoscano solo il lato violento delle istituzioni, ma facciamo in modo che abbiano risposte efficaci, assieme a tutti coloro che attualmente vivono esperienze di povertà, in qualsiasi forma.
Dal 17 gennaio scorso abbiamo iniziato in città la campagna “Miseria Ladra” proprio contro la povertà. La camorra la produce e la sfrutta. Non è sufficiente il cosiddetto “pacco” con alimenti e indumenti, ma un ben più ampio ventaglio di interventi. Ecco perché privilegiamo proposte e richieste concrete, in particolare al comune, ma anche ad area metropolitana, asl, regione, nell’ambito delle rispettive competenze:
- costituire un coordinamento cittadino delle iniziative, attualmente disorganiche, contro la povertà non solo materiale, ma anche come solitudine, mancanza di valori, evasione scolastica, dipendenze, rapporti familiari difficili, disoccupazione, difficoltà sanitarie e scolastiche, assenza di una casa…;
- organizzare un nucleo per la raccolta serale dei residui alimentari ancora genuini presso gli esercizi commerciali disponibili, per consegnarli alla mensa dei poveri e a nuovi centri di smistamento;
- incrementare nei propri bilanci la spesa sociale pro-capite;
- sospendere l’esecutività degli sfratti per “morosità incolpevole” e negoziare soluzioni abitative alternative;
- rendere esigibile il diritto a una residenza per i senza fissa dimora, quantomeno nominale o “fittizia”, in modo da consentire loro prestazioni sanitarie e sociali;
- mettere a disposizione il patrimonio immobiliare sfitto per finalità sociali, senza ledere diritti, ma facendo incontrare le esigenze abitative, sociali o lavorative, con la rendita proprietaria;
- destinare ad abitazioni tutti i fabbricati di proprietà pubblica, anche attraverso riconversione, modifica della destinazione d'uso, ristrutturazione; allargare il progetto a tutti gli immobili dei privati disponibili all’operazione;
- favorire tutte le forme di economia civile e sociale allo scopo di difendere, valorizzare e potenziare i beni comuni.
Quanto alla enorme spesa di 5.000 euro al giorno che il comune sta sostenendo, evitabile con una efficace programmazione, evidenziamo che fra i proprietari ci sono vittime di delinquenti, che si sono impadroniti dei loro immobili senza versare mai il canone. Sarebbe quindi opportuna una rigorosa selezione fra i proprietari e gli occupanti per stabilire chi citare in giudizio, altrimenti si continuerebbe a favorire i camorristi, dopo averli lasciati in pace per più di trent’anni.

Vangelo e Costituzione 11ª Puntataposted: 2/2/2015 at 19:54:58
Tullio Pironti Editore, 2014
Il candore del sesso
Il tavolino di legno grezzo si scontrava col muro crepato, in una camera con quattro lettini per sette bambini, in un palazzone pseudopitturato con tanta vernice violenta e qualche sprazzo d’amore, in un quartiere affamato di vita, in una “carta sporca di cui nessuno se ne importa”, in un mare azzurro inquinato dalle persone più che dalle industrie, in un cielo abbagliante ma disinteressato.
Sul tavolino erano adagiati i gomiti di Serena che faceva i compiti, distratta da Gesù che si infiltrava nei quaderni, le guidava la penna a disegnare cuoricini, le chiudeva i libri per occupare i suoi pensieri. Si era presa una cotta per lui, che ricambiava sguardi e tenerezze.
Erano in classe insieme, nell’Azione Cattolica insieme, nello stradone che lambiva le loro case insieme… da quella sera anche nel bacio insieme.
Dire che era sorto spontaneo sarebbe una bugia, da giorni girava sulle loro labbra, le une all’insaputa delle altre, ma con reciproca aspettativa. Gesù già godeva della voglia e quando toccò l’elettricità ne rimase folgorato di frenesia. Gli zigomi gli tremarono, il mento gli sfuggì, le palpebre si incollarono ermetiche. Serena rideva, sentiva la bocca che incalzava, le braccia che diventavano forti, le mani che fondevano i corpi, i capelli che sognavano. No, Leopardi aveva torto! Il piacere si prova nel bacio, ben più che nel desiderarlo e nel ricordarlo!
Fu il bacio più lungo della storia, almeno la loro, e rese gradevole anche la matematica.
Si incontravano di sera dietro il campetto, appena i ragazzi si ritiravano, e si intrecciavano fino all’ora di cena. Le competizioni divenivano sempre più accese e fantasiose, ma Serena difendeva gli argini con amorevole fermezza, mentre Gesù sgusciava sulle ali, al centro, in diagonale. L’arbitro concedeva il recupero e le partite finivano sempre zero a zero. Ma che partite!
Serena non arrossiva più e Gesù non traballava più.
Erano d’accordo che non commettevano alcun peccato, anche se non lo confessavano a don Salvatore. Serena ne parlò con la mamma, Gesù con Mbaye e Peppe, dopo un po’ anche con don Juan:
– Ci ho riflettuto. Siamo adolescenti ma maturi, cerchiamo di fare del bene e di non fare del male. Perché il Padre dovrebbe arrabbiarsi se siamo felici? Io le voglio bene! E lei vuole bene a me! Prometto di essere leale, di non tradirla e, se si esaurisce l’attrazione, l’avverto e ne discutiamo: decidiamo sempre insieme.
– L’avversione per i genitali non l’ho mai digerita. - Il colombiano riempì il vuoto con tono consenziente.
– Ho letto e riletto il Vangelo e non c’è una sola frase contro il sesso… figuriamoci poi se prima o dopo il matrimonio! Gesù condanna l’adulterio, l’infedeltà coniugale, ma su questo anche io sono d’accordo. Sono anche contro le corna fra fidanzati. La fedeltà è un valore, non solo una regola…

Non commetterai adulterio (Esodo, 20:14).
Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio (Matteo, 5:27).

– … Gli atti impuri li ha inventati la Chiesa. E poi non sono più impuri l’assenteismo, gli abusi edilizi, l’evasione fiscale, il clientelismo, la corruzione, le mafie, il furto dei sogni dei giovani…

… propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo (Matteo, 15:19-20).
Catechismo, Compendio, 2005: 493: Benché nel testo biblico… si legga «non commettere adulterio» (Es 20,14), la Tradizione della Chiesa… considera il sesto Comandamento come inglobante tutti i peccati contro la castità. 492. … l’adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali.

– Negli Atti degli Apostoli qualcosa contro il sesso c’è...

Fate morire perciò le membra del vostro corpo… rispetto a fornicazione, impurità, appetito sessuale, desideri dannosi e concupiscenza… (Colossesi, 3:5).

– … ma nel Vangelo no! A me interessa il pensiero di Gesù non la sua interpretazione, anche se dei suoi apostoli.

Io vi do un nuovo comandamento… amatevi gli uni gli altri. (Giovanni, 13:34).

– All’inizio non era così. La Chiesa era un’assemblea a cui partecipavano tutti, senza gerarchie e monarchi assoluti. Decidevano insieme presbiteri, diaconi, diaconesse, fedeli… Le donne impartivano il battesimo… Furono alcuni dottori della Chiesa a ributtare le donne nell’Antico Testamento, ad addossare loro tutte le colpe. La condanna del sesso come peccato fu la conseguenza logica. Poi toccò agli omosessuali.
– Se ognuno doveva confessare come peccato pensieri e azioni, diventava suddito… Caro ministro del culto, tu chiedi i particolari? Ti ecciti…
– Con te non si può fare un discorso serio…
– Sono serissimo. Sei gay?
– Se vuoi sapere se anche io ho pulsioni sessuali, rispondo sì… ma le controllo… Sono le più frequenti e le meno reprimibili… Per una donna, o un uomo, si è disposti a rinunciare a carriere, denaro, potere, a sfasciare famiglie, ad ammazzare…
– E tu, peccatore, hai ucciso qualcuno?
– Forse ho ucciso me stesso… Credi che sia facile? Distogliere gli occhi, frenare le mani… da un seno, da un… sedere…
– Culo, dici pure culo. Allora sei etero!
– Come fai a essere così sfacciato e crudele? Non ti accorgi che con le tue legnate stai dissolvendo le mie convinzioni…
– No, Juan, ho un tale amore per te che sto facendo il diavolo per convincerti che il diavolo non esiste, che sei libero di decidere, che hai bisogno di toccare il fondo per partire davvero. Io, dentro di me, qualcosa avverto, ma c’è un velo, una lamina…
– Invece tu sei la goccia che fa traboccare il vaso, che dirada la foschia: io scelgo la tonaca! Ma aiuterò gli altri a scegliere liberamente, te lo prometto, li metterò in croce finché…
– Bravo, finalmente la croce come strumento di libertà!
– E mi batterò contro il maschilismo dei preti, la loro omofobia. Per fortuna ce ne sono tanti che contestano canoni dottrinari ormai denudati e non vanno a spiare sotto le lenzuola della gente. Quel che è certo è che non biasimerò più comportamenti naturali che non nuocciono a nessuno.
– Allora, Juan, io e Serena, possiamo anche fare l’amore?
– Quando vi sentite pronti.
– E tu quando lo farai?
– Quando la Chiesa sarà pronta. E sarò ancora in grado di farlo, ne sono certo. Ora però sei tu che vuoi fare il guardone nel mio letto.
– Pensi di arrivare all’età di Matusalemme?
– Vaffanculo!
– Ma non c’è più religione, che linguaggio sconcio! No… no… Juan… perdonami… ora non scherzo più: oggi ho incontrato un prete!
– Ma chi sei tu? Un ragazzo che insegna a un sacerdote? È un miracolo!
– No, Juan, è un segno. Leggi la traduzione esatta del Vangelo. C’è arrivata anche la conferenza dei vescovi, che nell’ultima edizione ufficiale ha sostituito il termine miracoli con segni.
– Hai sempre l’ultima parola!

E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»… Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto… Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù… (Giovanni, 2:11).

Gesù conquistava anche perché era brillante, pronto, ironico, persuasivo: era difficile negargli la fine della discussione. Quelli che contavano in parrocchia lo mal sopportavano, ma lo tolleravano perché aggregava sempre maggiori consensi fra i puri, i giovani, le donne. Le vecchiette invece non si erano proprio accorte di lui, a loro bastava il Rosario e la promessa del paradiso; non erano incuriosite dai grandi sistemi, ma negli ultimi tempi qualcuna, quando lo incrociava, faceva tre volte il segno della croce. Soprattutto dopo che avevano trovato sugli inginocchiatoi uno scarafaggio, poi un tondino di escremento umano, poi un topino esanime e infine la foto trafitta da uno spillone di un’anziana dallo sguardo assente.
La strategia anti bigotte di Gesù culminò in un pomeriggio piovoso in cui si presentò alla litania e cominciò a pregare ad alta voce coprendo le meccaniche parole che si perdevano fra i banchi indifferenti.
Si era rannicchiato accanto alla capoclan, che conduceva il rituale senza voglia né meta. Con voce suadente ma determinata si sostituì gradualmente alla signorina Vanna e pronunciò le chiamate in perfetto ordine guadagnandosi l’eco del popolo di Dio: sette ottantenni e una bambina che aveva accompagnato la nonna. Come da programma, nessuno si accorse che la voce era cambiata, che ogni quattro santi veniva pronunciata soavemente una parolaccia, che dopo qualche minuto ai santi venivano sostituite le autorità della zona con nome e cognome, compreso il boss della camorra.
– Sacrilegio! – Abbaiò don Salvatore, che, vestendosi in sagrestia per la imminente messa, fra un paramento e l’altro, aveva captato il diabolico scherzo del giovane eretico. - Sacrilegio! Stavolta hai esagerato! Non mettere più piede in chiesa! Ti faccio scomunicare!
– È solo una burla! Ammetto che ho sbagliato!
– La prossima che combini!... Non meriti nulla! Vade retro Satano… Satana, per Dio!
– No, don Salvatore. - Questa volta Juan non rimase in silenzio. - La follia di Gesù ha anche dimostrato che molti fedeli si limitano a seguire i nostri riti apaticamente, ma se ne fregano del Vangelo e della sua applicazione nelle loro vite. Lo sa anche lei che qualcuna qui dentro fa l’usuraia quando ne esce. Se avesse coscienza del Rosario che recita, non presterebbe danaro al 200 per cento!
– Ha deviato anche te, ti faccio sospendere a divinis!
– Lei è un ipocrita, come gli scribi e i farisei. Come quell’altro suo collega che è sempre ossequioso con camorristi e parentado! È raggiante quando gli portano buste piene di soldi in donazione! Non si chiede mai se quel denaro è sporco di sangue, di droga, di estorsioni? E perché la processione la lascia organizzare a loro? Cosa c’entra «ama il prossimo tuo» con chi ammazza con le armi e uccide con la droga?

Gesù ingoiò la lingua e attese fuori Juan per abbracciarlo.



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