indietro per pagina indicexaggiungi news
Notizie del 6/2014
Dov’è la politica?posted: 14/6/2014 at 16:22:11
Il trasferimento del dottor Traiano dal commissariato di Torre Annunziata attraversa la politica in modo silente e inquietante. Salvo eccezioni, nessun esponente di partito è intervenuto, magari per schierarsi contro un movimento popolare che si ingrossa giorno dopo giorno. Il punto nodale è l’assenza di oggettive esigenze di servizio che possano giustificare lo spostamento di un funzionario così onesto e preparato ad altra sede: non esiste zona meno cruenta e virulenta della nostra. E i politicanti trascorrono notti insonni per la solita spartizione delle poltrone, in questi ultimi giorni sporcate dal sangue di due fratelli e dall’ennesima onta di una decina di arresti. Questi ultimi rendono impellenti alcuni interrogativi, poiché si basano anche sulle dichiarazioni del nostro primo cittadino.
Sanno i giudici Pierpaolo Filippelli e Filippo Beatrice che Starita ha fornito una ricostruzione falsa dell’aggressione subita? Sanno che ha ingigantito i fatti per cucirsi addosso l’abito dell’eroe anticamorra? Antonio Uliano, l’assalitore, era talmente ubriaco da non reggersi in piedi, all’accenno della pistola è stato subito immobilizzato da una persona, il sindaco si è tenuto al riparo, ben lontano, nascondendosi dietro di lei e non è mai stato seriamente in pericolo.
La questione non è solo giudiziaria ma anche politica. Può perseguire l’interesse generale un uomo che, per puro tornaconto individuale, esagera una vicenda delicata per acquisire un’immagine diversa dal reale? Fra l'altro la sua coscienza dovrebbe urlargli tutti i giorni: Hai fatto condannare un poveraccio ad una pena esorbitante, come se fosse un killer mandato dalla camorra! Hai indotto in errore gli inquirenti che citano anche la tua versione dei fatti a sostegno del loro provvedimento di fermo! Hai raccontato una serie di timori su possibili future iniziative criminali senza elementi probatori!
Torre Annunziata, con tutte le sue inettitudine e le sue piaghe, ha una dignità collettiva, che si è sempre manifestata nei momenti peggiori, e ha il diritto alla verità, non all’inganno. Anche perché Starita potrebbe essere reo di mendacio anche nella lettera alla città del 10 marzo scorso quando ha affermato: «… all’esito dei certosini lavori, la Commissione in data 01.08.2013 rassegnava la propria relazione con la quale “dall’analisi degli accertamenti ispettivi compiuti sugli atti dell’A.C. non sono stati evidenziati i presupposti di cui al comma 1 dell’art. 143 del D.Lgs. 267/2000 e succ. mod. per l’adozione del provvedimento dello scioglimento del civico consesso”». Il sindaco riporta tra virgolette un passo che la relazione prefettizia non potrebbe contenere, in quanto dovrebbe aver concluso per la presenza delle condizioni. Inoltre, il contenuto del documento, essendo riservato, non poteva essere noto al sindaco. Ed allora come ha fatto a trascriverne un brano?
Sulla eventuale commissione di reati di falsa testimonianza, falso ideologico, violazione di segreto d’ufficio, deciderà la magistratura, si profila invece una fuga dalle responsabilità della politica, che tace con l’intenzione di tacere. Dove sono gli onesti che un anno fa hanno inoltrato esposti e denunce nei confronti dell'amministrazione comunale? Dove sono i testimoni della commissione d’accesso?
Cari amici della politica, vi prego, non vi chinate alla ragion… di comune! Si è insinuato in molte centinaia di persone il dubbio che poteri forti locali abbiano pressato le istituzioni affinché il trasferimento avvenga. Queste ultime hanno ritenuto di non rispondere al grido di allarme della popolazione incrementando la diffidenza. Non possono accadere eventi simili nel 2014, li abbiamo relegati agli anni ’60, ’70!
Intanto siamo passati dall’io al noi, dal singolo alla comunità, con l’unico fine della verità e della giustizia. Io ci ho creduto, nonostante ci abbia rimesso la salute, e ci credo ancora, anche perché accanto a me c’è tanta gente perbene che vuole una città trasparente per liberarsi di una camorra stracciona e di una politica che intesse trame all’ombra di alibi camorristici.
michele del gaudio

Democrazia e trasparenzaposted: 13/6/2014 at 14:20:02
Cari amici, perdonatemi se insisto sul trasferimento del commissario Troiano, ma ho l’impressione che stiamo combattendo una partita decisiva contro i poteri forti locali, asserviti ad altri più ampi e virulenti. Se vinceranno, sarà più complicato estirpare la loro voracità, variegata dalla pagnotta ai grandi affari. E sia ben chiaro che non stiamo parlando della sola politica, spesso stracciona, ma di cerchi concentrici a circonferenza progressiva che si fermeranno solo quando non ci sarà più nulla da succhiare. Ecco perché sono rammaricato per il comportamento del questore, che ha comunque risposto alla mia lettera aperta:
Preg.mo
On.le Michele DEL GAUDIO
-Magistrato e Deputato Emerito-
Egregio Dottore,
Averle negato un colloquio non costituisce una forma di “arroganza del potere” (coma de Lei definita) per il semplice motivo che non esercito alcun potere!
Semmai, in ragione dell’incarico che mi è stato affidato, esercito una funzione con le responsabilità che ne conseguono e, tra queste, non è di certo compresa quella di spiegare “urbi et orbi”, tantomeno attraverso gli organi di informazione cui Lei ha ritenuto di ricorrere, ragioni, esigenze, criteri e finalità del mio lavoro.
Le Sue considerazioni sul conto del Sostituto Commissario Antonio TROIANO non richiedono alcun approfondimento sul piano del metodo, che non condivido, né sotto il profilo del merito, che non mi riguarda.
Tanto premesso, le confermo che un colloquio che abbia per oggetto l’incarico del citato Sostituto Commissario non è ipotizzabile né giustificabile e, dunque, non avrà luogo.
La saluto cordialmente.
Guido MARINO
Ed ecco la mia replica:
Ill.mo signor questore, innanzitutto la ringrazio per la risposta che rispetto profondamente, anche se mi spiace che la sua interpretazione della democrazia sia diversa dalla mia. Come differente è quella del principio di trasparenza. Sin da quando ero giovane magistrato ho lottato per istituzioni come case di vetro in cui i cittadini possano vedere tutto ciò che vi accade. Mi sono battuto affinché le sentenze dei giudici siano comprensibili a tutti; e, grazie ai pionieri di allora, oggi sono tanti i magistrati che scrivono i loro provvedimenti in modo semplice e chiaro, motivando punto per punto, come richiede la Costituzione.
Le comunico che andrò, andremo avanti, perché il trasferimento del dottor Troiano non può, a nostro umile parere, essere giustificato da reali esigenze di servizio. Sicuramente ci sono altri luoghi a rischio camorra, ma Torre è in prima fila, ancora di più dopo i due omicidi e i fermi dei giorni scorsi. E Troiano è utile soprattutto qui, essendo non solo un ottimo investigatore, ma anche una delle memorie storiche della vita criminale della zona.
Sperando in un suo ripensamento,
suo michele del gaudio


L'arroganza del potereposted: 10/6/2014 at 15:27:09
Al Questore di Napoli
questore.na@poliziadistato.it
torre, 10-06-2014.
Ill.mo Signor Questore,
mi trovo costretto a scriverle perché mi ha negato un colloquio.
La rispetto profondamente, ma devo dirle senza mezzi termini che il suo comportamento sembra ispirato dall’arroganza del potere.
Lei non ha l’obbligo di ricevere tutti i cittadini, ma ha il dovere giuridico della trasparenza dei suoi atti nei confronti del popolo. Lei infatti è al servizio del popolo. La Costituzione pone al centro la persona, che viene prima della legge, del governo, della magistratura, della polizia. A seguito della mia richiesta, proposta di persona il 6 giugno e per telefono stamane, lei è in particolare al “servizio” di quasi mille “persone”, che hanno aderito all’appello per la permanenza del sostituto commissario Antonio Troiano a Torre Annunziata nelle funzioni originarie. Il funzionario ha collaborato quasi 24 ore su 24 con la commissione d’accesso che ha indagato sulla sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale per condizionamento camorristico, si è esposto nelle vicende più gravi e rischiose degli ultimi anni, comprese quelle prese in esame dall’organo prefettizio. È forse un recente rapporto sul mancato scioglimento dell’assemblea cittadina a costargli caro? Lei non può sottrarsi al chiarimento nei confronti del popolo sovrano, anche “suo” sovrano, a meno che la deliberazione debba essere secretata per motivi di Stato. In caso contrario la Costituzione sarebbe violata.
Nel corso dei mesi si è in me insinuato il dubbio, rafforzato dall’episodio in questione, che qualcuno protegga i nostri rappresentanti, anche perché il sindaco lo ostenta apertamente.
Solo lei può fugare le incertezze. Lei è un dirigente stimato. Io ho fiducia in lei. Ho anche il timore che sia stato informato male.
Il suo silenzio invece alimenterebbe le perplessità, in particolare sulle “protezioni”.
Perché ha deciso di trasferire Troiano?
Il commissariato di Torre ha acquisito negli anni sempre maggiore prestigio grazie a poliziotti onesti e capaci, fra i quali Troiano.
Il suo allontanamento potrebbe screditare, agli occhi della collettività, anche l’ufficio e l’impegno “certosino” della commissione prefettizia. Perché non sono partiti rapporti all’autorità giudiziaria sulla base delle eventuali notizie criminose accertate su sua delega? Oppure, se sono partiti, perché non se ne vede l’esito?
Perché il commissariato ha rinunciato alle indagini sull’aggressione al sindaco dopo averle iniziate? Lo sa che Giosuè Starita ha riferito una versione falsa dell’accaduto? Come si fa ad avere la coscienza pulita se l’imputato potrebbe aver avuto una pena esorbitante?
Chiedo a lei e al magistrato Pierpaolo Filippelli di essere sentito sulle circostanze!
Chiedo che sia ascoltato anche il Troiano, affinché sia fugato ogni dubbio sul suo operato, ma lei rifiuta di incontrarlo, nonostante le reiterate richieste, lasciandolo nella solitudine. Per quale ragione? Cosa ha fatto di male? Lo spieghi! Anche a noi cittadini!
Su questi avvenimenti si sta giocando la credibilità delle istituzioni a Torre e non solo.
E spero che non venga in mente a qualcuno di scatenare l’inferno contro di me! Non ho paura e non ho mai avuto nulla da celare. Le mie domande sono poste “solo per giustizia”,
suo michele del gaudio

micheledelgaudio@virgilio.it
www.micheledelgaudio.it
Fbook: michele del gaudio

Ragazzi, non cambiate per cambiare il mondoposted: 7/6/2014 at 17:16:19
LeonardoNews

Giornale dell’Istituto Superiore “Leonardo Da Vinci” di Poggiomarino (NA)

Michele Del Gaudio, magistrato, già deputato attualmente scrittore di libri di successo, ci concede un’intervista

Il giudice affida alle nuove generazioni la speranza di una società migliore e felice

Michele Del Gaudio, 61 anni, nato a torre Annunziata dove attualmente risiede, è stato un magistrato protagonista di numerose e clamorose inchieste, tra cui l'arresto e la condanna di tanti politici corrotti.
Esattamente 20 anni fa venne eletto deputato al Parlamento. In questo lungo periodo della sua vita, però, la cosa che lo ha gratificato di più è stato l'incontro nelle scuole di tutt’Italia con migliaia di studenti per parlare loro dell'alto valore della legalità. È anche uno scrittore, autore di diversi libri di successo, tra cui Vi racconto la Costituzione. Anche noi studenti delle classi quinte della nostra scuola lo abbiamo incontrato ed intervistato.
1. Quando si è reso conto che questo era veramente il lavoro che voleva fare, come ha fatto o quando ha capito che era la scelta giusta?
Man mano che crescevo, sviluppavo un forte senso di giustizia. Ero chiuso, aggressivo, manesco, ma istintivamente parteggiavo per i deboli contro i forti. Poi ho incontrato insegnanti meravigliosi che hanno tirato fuori la parte migliore di me: altruismo, disponibilità, nonviolenza.
Devo molto alla Scuola, perciò giro l’Italia per incontrare gli studenti, per restituire il bene che mi ha donato. Cerco di assecondare i ragazzi a scovare la strada dentro se stessi.
Ho consolidato sempre più i miei valori, anche attraverso la Costituzione, e sono sfociato quasi naturalmente nella magistratura, che tutela i diritti dei deboli contro le prevaricazioni dei forti.
2.- Ha mai avuto ripensamenti?
No, nel senso che il solco era tracciato e ho sempre avuto timore di oppormi. Mio padre, in perfetta buona fede, avendo vissuto la fame, voleva che avessi un lavoro soddisfacente e remunerativo, come il notaio. Io mi sentivo portato verso l'arte, ma la ridussi ad hobby. Il liceo classico fu cupo, ansiogeno: se non avessi avuto gli amici e il pallone, non avrei assaggiato la felicità. Anche l’università fu opprimente: a Pisa, lontano, sotto una pioggia continua, con le zanzare dell’Arno. Ma anche per giurisprudenza avevo l’antidoto: agli amici si aggiunsero le ragazze e l’amore. La felicità era piena. Poi venne il lavoro: il rapporto con la gente, pilastro della democrazia. L’io si trasformò in noi e l’agire “in nome del popolo italiano” mi iniettò una grande carica.
Nella vita che era stata programmata per me, finalmente ero a mio agio: quello che avevo studiato, per senso del dovere, diventava piacere nel momento in cui lo applicavo in concreto. Nei miei 27 anni con jeans e camicia, avevo l’autorità di dare ragione ai deboli e torto ai potenti. Non ce l’avevo con loro, volevo solo giustizia: non ho mai dato ragione a un debole che aveva torto o viceversa.
3. C’è un episodio, nella sua carriera di giudice, che ricorda col sorriso?
Mi occupavo di controversie fra persone e mi imbattei in due fratelli sui settant’anni: non si parlavano da molto per contrasti ereditari. Dopo un primo colloquio individuale, senza avvocati, capii che al fondo di ognuno c'era del buono. Annullai gli altri impegni e dedicai loro tutta la mattina. Discutemmo a lungo e alla fine raggiunsero un accordo conveniente per entrambi. Notai che discorrevano di nuovo come fratelli. Nel salutarci uno dei due mi sussurrò: “Giudice, lei potrebbe essere nostro figlio, ma oggi ci ha fatto da padre!”.
4. E c’è un episodio che ricorda con rammarico?
Nessuno in particolare, piuttosto una sensazione generale di turbamento tutte le volte che arrestavo qualcuno. La mia sensibilità non ha mai sopportato che facessi del male. E invece è accaduto molto spesso nell'esercizio delle mie funzioni. Però ho sempre avuto grande rispetto per ogni imputato. Ne consideravo l'interrogatorio un atto d'amore: in quella circostanza dovevo offrirgli la possibilità di difendersi, di esporre tutti gli elementi che potessero scagionarlo. Certo gli contestavo le contraddizioni, gli alibi fasulli, ma le prove le dovevo cercare altrove.
5. Quanto e come hanno inciso la sua professione e la sua carriera sulla sua vita e sulla sua persona?
Parecchio. Hanno tonificato i miei ideali, l’equilibrio anche nel privato, la capacità di chiarirmi le idee, di sistemare i fatti, di riuscire a separare la titolarità di un diritto dal suo esercizio: nel senso che a volte, pur avendo ragione, vi ho rinunciato: per amore, amicizia, solidarietà. Non ho mai indietreggiato, però, davanti al potere, pubblico o privato. Tutt'oggi continuo a lottare, denunciare, mai per vantaggio personale, sempre per interesse generale.
Fare il giudice mi ha abituato a non prendere mai una decisione a caldo, ad aspettare sempre che la situazione si raffreddi, anche se a volte è necessario il sì o il no in un decimo di secondo. In negativo invece ho acquisito troppe certezze, ma voi studenti me le avete smontate tutte: in questi ultimi vent'anni mi avete trasmesso che, salvo sui grandi principi… l'onestà, la libertà, la giustizia…, la verità è il dubbio, il dialogo, trovare soluzioni comuni, edificare insieme il presente prima ancora che il futuro.
6. Oggi a distanza di anni, c’è qualcosa della quale si pente e che non rifarebbe se tornasse indietro?
È difficile dirlo… Forse non farei il classico… neanche legge… nemmeno il magistrato… Opterei per il liceo artistico, l’accademia o lettere, farei il pittore o lo scrittore, magari l’insegnante… solo per appoggiare i ragazzi a non essere soldatini ubbidienti ma cittadini pensanti. Valorizzerei l’ideare, il creare, il costruire rispetto all’imparare per il sapere e per applicarlo in modo acritico, senza quel granello di diversità e fantasia che consente alla storia, individuale e collettiva, di evolversi invece di restare ferma.
Ma, nonostante tutto, complessivamente la mia vita è stata ed è felice. Perché ho cercato di fare bene anche quello che non avevo scelto, sorretto dai sentimenti e dagli ideali, indispensabili compagni di viaggio.
7. Sicuramente, ogni persona che ha ‘giudicato’ ha lasciato qualcosa in lei, facendola maturare sempre di più fino a farla diventare la splendida persona che è oggi. Ad oggi, c’è qualcuno che ricorda in modo particolare?
Mi viene in mente un sessantenne accusato di pedofilia nei confronti di un tredicenne. Viveva in una macchina dopo aver fallito tutti i tentativi per affermarsi come pittore. La sua vita, la sua casa era in quell’automobile. Accertai che era il tredicenne ad aver abusato del sessantenne: lo tiranneggiava, lo sfruttava, gli prendeva i soldi. Da tutta una serie di dettagli, in particolare dal diario che fu sequestrato all’anziano, sgorgava il suo amore puro, spropositato, innaturale… il suo sacrificare tutto per il teenager. Ma per legge la violenza sessuale è presunta quando è commessa su chi ha meno di 14 anni, in quanto si dà per scontato che non abbia la maturità per un consenso valido. La condanna fu esemplare, ma mi persuase che, anche dove c'è il male, ci può essere un brandello di sentimento, un tozzo d’ideale.
8. Si faccia una domanda che avrebbe voluto le ponessimo….
Se sono felice. Se siete felici.
La felicità è l'obiettivo della vita, della Costituzione, delle leggi, anche se la società fa di tutto per impedirla. Ho avuto periodi lunghi di sconforto, di sofferenza, anche attimi di disperazione, ma mi ha sempre sostenuto la convinzione che alla fase negativa sarebbe seguita quella positiva. Mi chiudevo nel guscio, in difesa, recuperavo le energie, sicuro che ce l’avrei fatta, e poi arrivava l’occasione appropriata per ripartire.
Non so se sono stati più i giorni di serenità o quelli di smarrimento, ma i tempi felici sono stati, e sono, talmente intensi e profondi da superare ogni dolore. Addirittura oggi non ho bisogno di felicità diretta, anche se continuo a provarla, perché mi basta vedere mio figlio felice, per essere indirettamente felice della sua felicità.
9. C’è un augurio che vuole fare ai ragazzi che a breve hanno la maturità?
Mi verrebbe da dirvi: “È primavera, buttate i libri, andate a divertirvi!”. Ma lo studio è essenziale, anche se lo articolerei in un prato ove ogni materia sia un fiore da coltivare non da strappare. È un diritto e un dovere. Sì, avete anche il diritto al dovere! Io però vi proporrei prima l’efficacia dei diritti e solo dopo vi presenterei i doveri. Li accogliereste come parte di voi, già consapevoli che sono i doveri a preservare i diritti.
Vi auguro di non diventare falsi per paura di essere veri! Altrimenti rischiate di essere quotidianamente infelici, insoddisfatti, privi di motivazioni, di gioia di vivere.
Vi auguro di impegnarvi per migliorare la scuola, la società, la politica, l'economia, che ostacolano la vostra felicità, il vostro essere, le propensioni, le aspirazioni.
Vi auguro di vivere “insieme”! Insieme si gioisce, si soffre, si decide, si realizza meglio. Si può essere felici solamente se si è noi. Se si resta io, è più facile essere infelici.
Ecco perché vi supplico di rimanere autentici, di non cambiare per cambiare il mondo.
Ce la farete, avrete la forza del “noi”, dell'onestà, della verità, dell’amore, dell’amicizia, che nessuna avversità potrà mai scalfire.
Forse ho detto un sacco di cazzate! Scusate, ma ci credo.



indietro per pagina indice













 
Archivio Notizie

< Giugno2014 >
S M T W T F S
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30      
       

Mese corrente
Anno corrente

Anno precedente

Due Anni fa

Tre Anni fa

Links
>> micheledelgaudio.it
>> 1893.tv Facebook
>> Interviste
 

Web design: © 2010. Einsteinweb