Notizie del 7/2014
Troiano scrive a Napolitano | posted: 31/7/2014 at 13:54:53 |
Linkabile 31 luglio 2014 Michele Del Gaudio
Da poliziotto eccellente a personaggio scomodo: la storia di Antonio Troiano Il trasferimento del sostituto commissario torrese si arricchisce di un altro tassello: la sua lettera al Presidente della Repubblica
Sono righe dense di ideali e sentimenti, che mi ricordano i tempi in cui, dopo aver istruito la tangentopoli ligure, fui emarginato, tanto da rimetterci il matrimonio e la salute. Non capivo. Venivo “punito” perché ero stato un magistrato onesto e indipendente! Nessuno più di me può immedesimarsi nel suo cuore pulito che qualcuno cerca di sporcare. L’approccio è da baratro: “On. Presidente, mi spiace recarLe fastidio, ma da qualche mese la mia vita ha subito mortificazioni che rasentano la demotivazione”. Un pezzo d’uomo, volitivo e tenace, sragiona! Nel senso che sta smarrendo le ragioni della sua professione. Non una qualunque, ma una che ti costringe sempre alla barra dritta, alla strada maestra. In un recente incontro il dr. Antonio Troiano mi ha infatti confidato che le dimissioni gli ronzano nella testa, come zanzare tigre pronte ad infettargli le scelte. L’assurdo è che un Golia è ridotto a Davide non dal nemico. la camorra, ma dall’amico, lo Stato, che serve da più di vent’anni, silenzioso e obbediente. Perché? “Sono entrato nella Polizia di Stato nel gennaio 1993 - ripercorre la sua carriera, Davide, che alla fine comunque vinse -, prima ero nel Corpo Forestale dello Stato ed ancor prima sono stato ufficiale di complemento dell’Esercito. Dal 1996 sono in servizio al Commissariato di Torre Annunziata e rivesto il grado di ispettore superiore s.u.p.s. - sostituto commissario e da diversi anni ho l’incarico di responsabile della sezione informativa”. Il burocratese si inorgoglisce nello snocciolare le virtù: “Le valutazioni annuali sono state sempre massime specialmente nell’ultimo quinquennio (60 +2) ed il 9 agosto 2013 il Questore di Napoli, dr. Luigi Merolla, mi ha onorato del seguente encomio: Con vivo apprezzamento ho appreso tramite missiva del Coordinatore della Commissione di indagine presso il Comune di Torre Annunziata, dell’assistenza fornitagli e della disponibilità assicuratagli dalla S.V. durante la fase istruttoria e la stesura della relazione con l’indispensabile supporto investigativo ed informativo. Nella circostanza evidenziando spirito d’iniziativa e senso di abnegazione, nonché grande consapevolezza dei doveri connessi alle funzioni di Polizia ed attaccamento al servizio, si prodigava con tempismo e solerzia, denotando ottime capacità. Per quanto sopra esposto e per la positiva immagine che tale operato ha contribuito a fornire all’Amministrazione della P.S., Le formulo il mio più vivo compiacimento”. Però, come nella celebre poesia, dall’altare Troiano si è ritrovato nella polvere. Perché? Perché uno sbirro che ha ottenuto dalla penna di Merolla simili frasi, dopo meno di un anno, da quella di Marino, succeduto al primo, viene allontanato dal luogo in cui ha tanto meritato? Il piedipiatti prosegue: “Mi sono recato dall'ex magistrato Michele Del Gaudio a seguito di un suo esposto del 06-03-2014, per avere chiarimenti. Essendomi reso conto di alcune anomalie, il 24-03-2014 ho trasmesso un rapporto alla Procura. Nei giorni successivi respiravo una certa freddezza in Commissariato. Il 27-05-2014 sono stato assegnato ad altro ufficio interno. Il giorno dopo mi sono recato in Questura, ove mi hanno comunicato che per esigenze di servizio mi avrebbero trasferito al Commissariato di Giugliano”. Forse le indagini… sì, quelle in chiave anticamorra che Troiano ha svolto… quelle per la Commissione Prefettizia… proprio quelle alla base dell’elogio… hanno dato fastidio a qualcuno? “Mi è crollato il mondo addosso! - ora è l’emozione che guida le parole -. Ho sempre creduto nelle istituzioni, ho sempre agito con correttezza… ho sempre anteposto il lavoro alla famiglia. La famiglia! Oggi è in crisi più di me, mi chiede se ne è valsa la pena, se tanti sacrifici meritano un provvedimento dal sapore punitivo proprio perché si hanno dei valori, proprio perché si è fatto il proprio dovere. In realtà i primi sentori di un clima fastidioso e diffamatorio li ho avvertiti già in primavera (ndr: del 2013, durante l’accesso della Commissione al comune) quando più persone degne di fede mi hanno riferito delle minacce di alcuni politici di far trasferire me e il mio assistente, colpevoli di essere troppo zelanti e di stare intralciando i loro interessi. Ecco il punto nodale: il consiglio comunale di Torre Annunziata potrebbe essere condizionato dalla criminalità organizzata, la Commissione ritiene di sì, il Prefetto preferisce allo scioglimento una serie di prescrizioni da eseguire, Troiano col suo rapporto sostanzialmente si mette di traverso, i potentati locali non ci stanno e muovono le loro pedine. È un’ipotesi, ovviamente! Ma plausibile: senza prove ma con indizi: la tempistica e l’assenza di motivazione del trasferimento. Ma torniamo alla lettera: “Più depongo i tasselli del puzzle e più mi convinco della ingiustizia dei miei trasferimenti, interno e di sede. È insostenibile la tesi delle esigenze di servizio, perché è proprio Torre Annunziata ad aver bisogno di più investigatori, soprattutto in questo periodo funestato il 31 maggio da due omicidi, nella stessa data da un tentato omicidio, nello stesso periodo da ben 12 episodi di estorsione ai danni di commercianti, che hanno portato alla emissione di otto fermi per associazione camorristica: perché privarla di un poliziotto che conosce palmo a palmo la realtà criminale della zona?”. Troiano ci tiene a sottolineare che le sue argomentazioni non sono contro il Commissariato o la Questura, anzi evidenzia la competenza e la qualità dei suoi colleghi e superiori, ma teme che la positiva immagine che tale operato ha contribuito a fornire all’Amministrazione della P.S., citata da Merolla, possa risolversi in “sfiducia nelle autorità da parte della popolazione onesta, che, caso unico a quel che so, ha costituito un comitato a mio favore, organizzato un sit-in sul marciapiedi di fronte al Commissariato, raccolto quasi mille firme per la mia permanenza a Torre con le funzioni originarie”. Davide mi con-vince, speriamo che convinca anche il Colle. Né può essere vera, a parer mio, la versione di un normale avvicendamento, che avviene solo per i dirigenti. Nel suo grado si è trasferiti quasi esclusivamente a domanda. “On. Presidente, Le domando di intervenire non solo per me, ma ancora di più per i miei quattro figli, per consentire loro di continuare a credere nello Stato. Sono monoreddito e la mia sola ricchezza è la famiglia che oggi soffre e vive questa vicenda con profonda delusione e scoraggiamento. Solo Lei con il Suo autorevole intervento potrebbe restituirci speranza e fiducia nelle Istituzioni Democratiche”. Sottoscrivo! E voi?
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Il diritto alla felicità | posted: 28/7/2014 at 14:14:15 |
(raccontato da Michele Del Gaudio) La Voce Sociale 28 luglio 2014 Cari lettori, vi proponiamo una bella riflessione sul diritto alla felicità che ci è stata fatta pervenire dal dottor Michele Del Gaudio, parlamentare e magistrato emerito, scrittore e saggista che abbiamo il privilegio di annoverare tra i nostri affezionali lettori.
Che bello svegliarsi in una giornata di sole, fare la colazione che ci piace, recarci al lavoro che ci appassiona, trovare la sera una famiglia serena, addormentarsi appagato accanto al partner che amiamo. Tutti vorremmo vivere così. Tutti aspiriamo alla felicità. Ma cos’è? Fin dall’antichità ha costituito oggetto di riflessione, come nella ragionata ed introspettiva Lettera di Epicuro. È però il 4 luglio 1776 il giorno in cui il concetto assume rilievo giuridico. Nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, parte integrante della Costituzione, vengono sacralizzate alcune verità ritenute evidenti: gli uomini sono uguali e dotati di diritti inalienabili, fra cui la vita, la libertà e la ricerca della felicità. Allora i cittadini americani hanno il diritto alla felicità? Beh, non proprio, apparentemente hanno il diritto di perseguirla non di conseguirla. A parte le analisi dei giuristi, ne offre una versione stimolante il film di Gabriele Muccino. Il certificato di nascita degli Usa precisa che le autorità devono apportare sicurezza e felicità. È una legittimazione significativa non solo al cercare ma anche all’essere felici. E la Costituzione italiana? Se ci impegoliamo negli articoli che disciplinano le istituzioni, ne ricaviamo solo noia e stanchezza non solo oculare. Se invece molliamo l’ingegneria e naufraghiamo nel cuore… Papa Giovanni XXIII se ne intendeva! Quando a Santo Stefano del 1958 incontrò i carcerati di Regina Coeli, li salutò dicendo: “Sono venuto, ho messo i miei occhi nei vostri occhi, il mio cuore nel vostro cuore!”… Se vogliamo davvero conoscere la Costituzione, dobbiamo aprire il nostro cuore e intrufolarlo nel suo. Io me ne sono innamorato perché mette al centro la persona! Non l’uomo, o la donna, ma la persona, che li accoglie insieme contemporaneamente e ne costituisce l’espressione unitaria. La persona viene prima di tutto! Dello Stato, della legge, del parlamento, dei giudici, dei poliziotti… di tutti! Ha ovviamente il diritto alla vita, fisica e spirituale, ma anche al suo pieno sviluppo. Infatti l’articolo 3 non solo prevede l’eguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, ma affida alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che ne impediscono appunto il pieno sviluppo, cioè la loro felicità. Quindi ne riconosce il diritto, al pari di quella statunitense, non affermandolo esplicitamente ma assegnando allo Stato la funzione di eliminare ogni difficoltà. Non sono ciance! C’è scritto! Abbiamo il diritto di raggiungere il nostro principale obiettivo! Ma cosa ci rende felici?… Fermiamoci un istante nell’era tecnologica che ci succhia il tempo… non avere urgenze, per esempio; stare bene, mangiare, bere, vestirci, lavorare, riposarci, essere liberi. Immaginiamo poi di beccarci una polmonite ed essere rifiutati dall’ospedale perché non abbiamo soldi, oppure di passeggiare per rilassarci ed incrociare un vigile che ci imponga di tornare a casa perché un regolamento vieta di uscire: la nostra esistenza ne sarebbe sconvolta! Invece possiamo essere curati gratis e muoverci senza limitazioni. Ci è consentito anche di divertirci, fare sport, goderci un paesaggio, l’aria pulita, viaggiare, leggere una poesia, un romanzo, vedere un film… ed ancora, essere rispettati così come siamo, pregare in chiesa o in sinagoga o in moschea, stare in pace, informarci, dire la nostra, partecipare alle scelte collettive… dal condominio alla nazione… amare ed essere amati, aiutare ed essere aiutati, avere figli… assaporare la freschezza del loro zampillare per casa e poi del loro arrampicarsi fino alla cima… oppure dedicarci alla carriera, ad una attività, un’impresa… Ma di che parli, mi direte? Dov’è finita la Costituzione? E cosa demolisce la felicità? Se non andassimo di fretta anche quando non abbiamo fretta, individueremmo i comportamenti positivi e negativi. E se fossimo intelligenti, attiveremmo i primi e disattiveremmo i secondi. A me, tanto per, secca osservare leggi superflue, assurde, ingiuste. Proprio tu che sei un leguleio? Già vi sento starnazzare. Sì, perché non sono un ottuso operatore del diritto. Legalità non significa pigra applicazione delle leggi, altrimenti saremmo sul binario morto, ma rispettarle criticamente, per illuminarne il contenuto e dipingerlo di giustizia. Qualora ne eruttino scarabocchi lavici iniqui, occorre impegnasi per cancellarli ed armarsi di pennello e tempere, perché la legalità non è sempre la giusta, è solo il massimo di giustizia che un popolo ha raggiunto in una determinata epoca. La stazione è la giustizia, la legalità solo il treno! O abbiamo dimenticato che fino a metà Novecento era legale che le donne non votassero anche se violentemente ingiusto! E, a proposito di regole, mi intristisce anche il martellare bambini e adolescenti con obblighi e sanzioni, quasi fossimo in un’agenzia turistica con il pacchetto tutto compreso da prendere o lasciare. Secondo me, bisogna prima far gustare il cibo e poi consigliare di non esagerare, pena l’indigestione che vomita lo stomaco intero: partire dai diritti, per farne assimilare il gusto, e solo dopo affrontare i doveri. I teenager li accoglierebbero come parte del tutto, già consapevoli che i doveri degli altri preservano i loro diritti, ne costituiscono un vagone senza cui anche i diritti svanirebbero in una palude mortifera, ove, anche chi vince, perde. Purtroppo a volte vogliamo essere infelici noi! Come quando diventiamo falsi per paura di essere veri: ci spogliamo di noi e indossiamo abiti che altri ci hanno cucito addosso; e, non per un’ora o un giorno, ma in ogni istante, tanto da imprigionare chi siamo nel vortice multicolore dei personaggi che siamo chiamati ad interpretare. È l’ipocrisia ad azionare lo scambio verso nevrosi, psicosi… una insoddisfazione indolente che demotiva la gioia di vivere… verso modi di pensare ed agire che strangolano il diritto alla nostra specificità, ad indossare sandali o mocassini, ad emozionarci come ci pare, ad articolare idee, progetti, anche bizzarri, che però ci identificano come entità psicofisica irripetibile nella storia del mondo! La tesi è corroborata da un recente orientamento antropologico, secondo cui l’essere umano è programmato per più di cento anni. Non ci arriva per vicende esterne, come un incidente, od anche interne, in contrasto con le naturali inclinazioni, come appunto il tragico gioco delle maschere e l’ira che incendia il cervello. L’autenticità evita deviazioni pericolose, conduce alla felicità e alla longevità. Ne sono vetture l’allegria, il piacere, i sentimenti, gli ideali, l’impegno sociale, politico, lo stare e costruire insieme: si gioisce meglio insieme, si soffre, si decide, si realizza meglio. Il motore è passare dall’io al noi: se riusciamo ad essere noi, abbiamo maggiori probabilità di essere felici; se restiamo io, le possibilità si dissolvono. Noi siamo felici! Io sono infelice! Ed in questo percorso la legalità gioca il suo ruolo. Alcuni studi dimostrano che le comunità con elevato tasso di legalità hanno anche un alto livello di felicità! Il fenomeno è anche inverso: chi è felice non fa del male; lo fa chi è infelice: più sono le persone felici più la società è legale, fino a divenire giusta. E la Costituzione, dov’è? Hai narrato un mondo magico, di norme giuridiche nemmeno l’ombra! E invece vi ho raccontato proprio la Costituzione! Ne ho parlato senza parlarne, perché è dentro di noi! Ho svelato senza paroloni gli articoli 1, 2, 3, 4, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 37, 41, 42, 47, 48, 49, 51, 53, 54, 71, 75, 97, 98, 101, 102, 103,104, 107, 111, 112, 113, 119. Il 4 è il diritto al lavoro, il 9 all’ambiente, il 16 a viaggiare, il 29 alla famiglia, il 32 alla salute… non solo a quanta ce ne possiamo comprare… il 36 ad un’esistenza libera e dignitosa. Il problema è la sua parziale attuazione! Ma, se ce la mettiamo tutta, cominciando ad applicarla noi, l’istinto emulativo contagerà altri, e altri ancora, fino ad essere patrimonio comune. Il diritto alla felicità è previsto! Tocca a noi esercitarlo, attivamente e passivamente, nei confronti nostri e del prossimo: senza doveri i diritti svaniscono. Ma noi, noi noi, adesso siamo felici? Ai viventi l’ardua sentenza! Io sì! Anche se quelli che hanno autorità, pubblica o privata, creano ostacoli di ogni genere con una costanza certosina. Mi serve un alloggio più ampio e i prezzi sono stellari, me ne sto nel guscio domestico e mi assale una tassa, vado in banca e mi prosciugano i risparmi, voglio lavorare e me lo negano, voglio almeno deliberare qualcosa, anche minuscola, ma imperversano gli onnipotenti mercati finanziari… I momenti di sconforto, sofferenza, anche disperazione, mi hanno scorticato l’anima, ma mi ha sempre sostenuto la convinzione che ad ogni fase sfavorevole sarebbe seguita una favorevole e poi i periodi felici sono talmente intensi da superare ogni avversità. Soprattutto adesso che alla felicità diretta si è aggiunta quella indiretta: la provo nell’osservare mio figlio felice e supera ogni forma di felicità solo mia. Bah, forse ho detto un cumulo di sciocchezze! Scusate, ma ci credo. E comunque, grazie, Costituzione!
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Intervista su corruzione | posted: 15/7/2014 at 16:56:48 |
Corruzione, Del Gaudio: bisogna introdurre il reato di concussione ambientale di Adolfo Spezzaferro - La Voce Sociale - 18 giugno 2014 “La corruzione va di pari passo con l’egoismo, con l’inclinazione a commettere illegalità pur di perseguire i propri interessi, seguendo modelli di egoismo e illegalità della classe dirigente. Per combatterla servono armi più efficaci, come il reato di concussione ambientale. Serve anche un radicale cambio di mentalità, perché nessuno, a qualsiasi livello, vuole rinunciare alla sua tangente”. Ne è convinto Michele Del Gaudio, ex magistrato, protagonista della prima Tangentopoli italiana, negli anni 80, con il processo Teardo, e autore di numerosi libri e saggi sulla professione di giudice, sulla giustizia, il Diritto Costituzionale e la politica. Dottore, il governo si sta muovendo nella giusta direzione con la nomina a Raffaele Cantone a presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione? Il governo sta facendo molto bene. Cantone poi è un amico, che ho sempre stimato fin da quando era un giovane magistrato. Siamo uniti dal fatto che entrambi abbiamo scritto un libro sulla vita del magistrato, e spesso abbiamo discusso della nostra professione a livello umano, dei sentimenti, dei valori che ci guidano. Il governo dovrebbe fare di più, visto che Cantone potrà controllare gli appalti, ma la corruzione è a qualsiasi livello e in qualsiasi settore della pubblica amministrazione? Assolutamente sì, questo è solo un buon inizio. A maggior ragione poi se pensiamo che fino a pochi anni fa, con la legge Severino, c’era stata una riduzione degli elementi di aggressione contro chi commette reati ai danni della Pa. In tal senso, c’è un grande passo in avanti. Ora però bisogna vedere se le norme resteranno in vigore. Ci spieghi meglio. Bisogna vedere se questo decreto legge verrà convertito in legge. Se non verrà approvato entro 60 giorni, le norme decadono. Dobbiamo vedere la prova del Parlamento, che è sovrano, ma a volte – come si suol dire – è traditore. C’è chi sostiene che il reato di corruzione è di fatto depenalizzato. Lei che cosa ne pensa? Quando ero in magistratura – che purtroppo ho dovuto lasciare per motivi di salute – insieme a un gruppo di colleghi avevo più volte proposto l’introduzione del reato di concussione ambientale. Di che si tratta? La proposta è validissima tuttora. Perché, vede, il reato di corruzione è molto difficile da provare. Il corruttore difficilmente potrà denunciare il corrotto perché denuncerebbe anche se stesso. La concussione invece, rispetto alla corruzione, è quando un pubblico ufficiale usa violenza o minaccia o induce il cittadino a pagare la tangente, quindi chi è il corruttore nella corruzione, nella concussione è parte lesa. Ecco, la concussione ambientale è un ampliamento della concussione per induzione. Ci faccia un esempio. Se il privato cittadino si rende conto che il sistema in cui opera in qualità di fornitore di servizi la tangente è la conditio sine qua non per ottenere il lavoro, allora la paga, ma come parte lesa del reato di concussione ambientale. È costretto a pagarla, altrimenti non può lavorare. È un’ottima proposta, secondo lei perché non è stata mai messa in atto? Beh, non dimentichiamo che per tanti anni i governanti per motivi particolari hanno avuto una visione della giustizia viziata da interessi diretti, personali. In questi anni c’è stato uno smantellamento dell’apparato repressivo dello Stato, non un rafforzamento. Smantellamento che di certo non poteva assolutamente prevedere l’introduzione del reato di concussione ambientale. La corruzione è anche e soprattutto un problema di cultura, di mentalità… Sì, ho scritto molto su questo aspetto. La corruzione è sempre più diffusa perché è sempre più diffuso un disvalore, l’egoismo. I cittadini sono sempre più egoisti, mossi da modelli di egoismo, disposti a violare la legge per perseguire i propri scopi. La corruzione infatti attraversa tutti i livelli sociali ed economici: tanto più si sale di livello tanto più aumentano le tangenti. Ma io ho speranza, e la speranza è la madre dell’ottimismo. È ottimista, adesso? No. ma mi resta la speranza. Di ridurre la corruzione in termini fisiologici, perché eliminarla è impossibile. La corruzione e i reati ad essa collegati – come la concussione – sono aumentati così tanto perché i centri di spesa si sono moltiplicati, polverizzati addirittura. Anche il “granellino di polvere” dispone di fondi e quindi può corrompere. Ma c’è un altro elemento importante. Quale? Anche questo aspetto l’ho più volte descritto nei miei libri: il passaggio dalla partitocrazia alla personalcrazia. Prima attraverso i partiti si pagavano tangenti su tutto e a ogni livelli. L’ho vissuto in prima persona nei processi degli anni ottanta, dieci anni prima di Mani Pulite. Ma le situazioni erano identiche. E le dirò di più: anche le ditte erano le stesse. Perché il sistema funziona così: gli appalti grossi li vincono sempre le stesse grandi ditte, che hanno gli strumenti per le grandi opere. Ecco, invece, con la personalcrazia non si vota un partito, un ideale, ma una persona. E ogni singolo politico, sia a livello nazionale, che a livello locale, tende a formare gruppetti di parlamentari con cui perseguire interessi personali. Non a caso anche nel più piccolo Comune ci sono gruppetti di esponenti dello stesso partito che aspirano ad ottenere un assessorato e quindi ai fondi. Ancora una volta si olea il regime di polverizzazione dei centri di spesa. Dal Comune alla Regione fino al Parlamento. È peggio adesso, quindi? Assolutamente sì. Prima si pagavano le tangenti ai partiti, adesso a mille rivoli di gruppetti di pseudopolitici, molto più propensi ad essere corrotti o a concutere. La Pa andrebbe snellita, perché così com’è favorisce la corruzione… Certo, la sburocratizzazione serve anche per ridurre la corruzione, altrimenti, con il caos normativo e i mille passaggi d’ufficio ci saranno sempre le “pratichette” risolte in tempi ridotti in cambio di cento euro, fino ad arrivare alle pratiche da milioni di euro. Sburocratizzare però non significa ridurre i controlli. Anzi, bisogna evitare che ci siano controllati e controllori negli stessi organi. La coscienza civile della popolazione, poi, è peggiorata. Perché? Questa è una mia teoria: come si spiega che negli anni 90 tutti gli italiani erano uniti in una campagna sociale contro mafia e corruzione e oggi questa coesione è scemata? Con il fatto che la gente si è resa conto che non venivano condannati soltanto politici e mafiosi, ma anche cittadini “normali” che commettevano illegalità. Prima erano tutti contenti che venivano arrestati i potenti. Ma nessuno si aspettava che sarebbero andati a controllare anche chi prendeva la “tangentina”. La gente si è defilata da questo impegno sociale perché nessuno vuole rinunciare alle proprie, piccole illegalità.
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