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Notizie del 8/2011
Scioglimento Consiglio Comunale Torre Annunziataposted: 7/8/2011 at 12:39:29
Al Prefetto di Napoli
e per conoscenza al Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata
Oggetto: istanza eventuale scioglimento consiglio comunale Torre Annunziata.
Presentata il 4 agosto 2011.
Ill.mo Signor Prefetto,
mi scusi se Le rubo tempo prezioso, ma solo il Suo intervento può chiarire la complessa vicenda amministrativa degli ultimi anni nella città oplontina, che pone notevoli dubbi al cittadino consapevole ed attivo: è tutto regolare? Sono stati compiuti atti contrari alla Costituzione, gravi e persistenti violazioni di legge, è stato assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi? Si sono verificati condizionamenti interni o esterni all’amministrazione? Si tratta di condizionamenti legittimi o illeciti? Solo lobbistici o politici, oppure delittuosi o camorristici?
La recente revoca dell’incarico al dirigente dell’ufficio tecnico, ha imposto alla mia mente una riflessione articolata e profonda.
Mi sono ritrovato nei miei trent’anni, ora ne ho quasi sessanta, quando, da giovane magistrato, in Liguria, ebbi il dovere di decidere se contestare per la prima volta in Italia il reato di associazione di tipo mafioso nei confronti dei vertici politici della regione. Il mio verdetto, confortato dal capo dell’ufficio, fu positivo e provocò quella che venne definita la prima tangentopoli, conclusa con dure condanne, a cominciare da quella del presidente della giunta regionale, Alberto Teardo. Eravamo nel 1983.
Dopo gli arresti, a Savona fu assegnato un nuovo prefetto, il compianto dottor Giovanni Orefice, che mi volle subito incontrare per offrirmi ogni collaborazione, anche perché sollecitata dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. Ne nacque un’amicizia sincera, lontana dalle formalità della prefettura, che conservo anche dopo la sua morte.
Eccellenza, in questi giorni sono travagliato dalla stessa atroce sofferenza, temperata solo dalla coscienza di non dover decidere ma solo proporre, nei limiti di ciò che può domandare alle istituzioni un umile cittadino, convinto però del ruolo essenziale che gli riconosce la Costituzione nella forma di democrazia che ha disegnato.
Ebbene Le racconto gli ultimi anni della città che amo più di ogni altra.
Si comincia con un sindaco, Giosuè Starita, apprezzato da tutti, e una giunta chiacchierata per la presenza in particolare di una persona, Ciro Alfieri, sotto processo per gravi reati proprio contra la pubblica amministrazione, ed un’altra, il vicesindaco Tommaso Solimeno, coinvolto in un abuso edilizio. Il tutto condito da una maggioranza fra i cui leader figurano Domenico Iapicca, già individuato come collettore fra politica e camorra in precedenti consiliature, e Francesco Donadio, comunque toccato dalla cosiddetta tangentopoli oplontina, tanto che il suo partito lo tiene per anni lontano.
Il governo Starita nasce dalla defenestrazione, attraverso un atto notarile di dimissioni di un numero di consiglieri appena sufficiente, del precedente sindaco, Luigi Monaco, che ha sempre manifestato, già prima delle nuove elezioni, il movente della congiura: la sua strenua resistenza all’ingresso in giunta dell’Alfieri. Come volevasi dimostrare! Tornata elettorale, Alfieri uomo forte dell’amministrazione, con sostanziosi bilanci per il suo assessorato alle politiche sociali, e tutto il contorno già evidenziato.
Se avessi ancora poteri investigativi, farei una chiacchierata istituzionale con Monaco, e anche con Franco Cuculo, sindaco per un decennio dopo tre anni di commissariato prefettizio per condizionamento camorristico. Cuculo sostiene che la sua missione primaria è stata quella di “tenere lontano i lupi dalla politica”. Cosa vuole dire l’ex primo cittadino? Che dopo di lui sono tornati i “lupi”?
Converserei poi con l’ex senatore Luigi Bobbio, per approfondire una sua interrogazione parlamentare in cui chiedeva di accertare: … se nel consiglio comunale di Torre Annunziata fosse insediata come consigliere Filomena Iapicca, figlia di Domenico Iapicca, detto Pappone, protagonista di un patteggiamento ex articolo 444 per il delitto di cui all’articolo 416 bis del codice penale; se la famiglia Iapicca risultasse imparentata con il capo clan Valentino Giunta; se un altro consigliere comunale, tale Tommaso Solimeno avesse il padre di nome Domenico, soprannominato Scarola, sottoposto ad indagini per fatti di criminalità organizzata; se altro consigliere comunale, tale Alessandra Giordano Menzione, fosse figlia di persona già arrestata e condannata per vari reati, eventualmente anche imputazioni riconducibili alla tipologia fenomenologica penalistica dell’associazione camorristica.
Andrei anche a visionare il verbale della commissione antimafia in cui fu escusso Salvatore Migliorino:

Altero Matteoli: Mediatori.
Migliorino: Sì, mediatori.
Presidente Violante: Come si chiamano? Si ricorda i nomi?
Migliorino: Uno era Domenico Iapicca, diciamo che è stato l'unico che aveva contatti quasi con tutti.

Presidente: Questo Iapicca che faceva, mi spieghi?
Migliorino: Questo Iapicca ci riportava notizie e portava notizie ai vari Bertone, ai vari Carotenuto...
Omissis
Presidente: Quindi, queste persone andavano dai politici e facevano da tramite tra i politici e voi. E' così?
Migliorino: Sì, quello che aveva da dire, ce lo veniva a dire.
Presidente: Cioè, che cosa vi diceva?
Migliorino: Ci sono queste costruzioni. C'è da fare questo appalto. Si presentano queste ditte e prendete le vostre precauzioni..."
Presidente: A quel punto voi che facevate?
Migliorino: A quel punto mandavamo noi l'ambasciata: "Vai da Bertone, vai da Carotenuto e digli che ci interessa questa ditta, questa impresa". Dopo di che, sono cose loro, sanno loro come fare per far andare questi lavori, quest'appalto a questa ditta.
Presidente: Ho capito. E poi voi andavate dalla ditta anche?
Migliorino: Dopo di che andavamo dalla ditta, che era ditta da noi conosciuta...
Presedente: Già legata a voi?
Migliorino. Sì, da noi conosciuta, per averci pagato, perché stava a Torre Annunziata, perché aveva contatti con noi. Andavamo e dicevamo: "Tutto a posto, non ti preoccupare: l'appalto, l'opera pubblica la prenderai tu. Dopo di che, fatto questo, ne parliamo, ci sediamo, ne discutiamo: quello che c'è da dare, ci dai; quello che devi dare ai politici, lo dai ai politici".
Presidente: Perché l'impresa dava un po' a voi e un po' ai politici?
Migliorino. Sì, presidente, nessuno fa niente per...
Mi perdoni, Signor Prefetto, se riporto tali documenti, copiati dal sito online della Camera dei deputati, ma credo debba essere prima ben dipinto l’affresco precedente al commissariato di governo, disposto proprio per la situazione mafiosa preesistente, per affrontare solo dopo le successive sindacature Cucolo, Monaco, Starita, per valutare con dovizia di elementi di raffronto se gradualmente si sia ricostituito il vecchio sistema.
L’attuale consiliatura parte e si incammina in un contesto di ripetuti episodi “incresciosi”: le improvvise dimissioni del consigliere comunale Raffaele Polimeno, eletto pochi giorni prima, passate inosservate in consiglio e giunta, nonostante si vociferasse di intimidazioni rivolte alla sua famiglia con lo scopo di consentire il subentro del primo dei non eletti, Domenico De Vito; le minacce al consigliere Pierpaolo Telese; lo scoppio di un grosso petardo davanti al negozio di Rosario Piscitiello, fondatore del Comitato cittadini torresi, la sera di una manifestazione contro la giunta; il ritiro dal Partito democratico di numerosi torresi che in un primo tempo ci avevano creduto, soprattutto per l’arroganza e l’aggressività nel corso delle riunioni; la fuoriuscita del consigliere Cirillo dal partito di Alfieri, punita dallo stesso con una violenta aggressione fisica; le scandalose primarie del Pd, con la partecipazione di pregiudicati e persone di poi implicate nella successiva operazione anticamorra denominata “Alta marea”; la nomina del commissario On. Aldo Cennano, di indubbie capacità ed onestà; l’allontanamento di Iapicca dal Pd; l’uscita dalla giunta di interi partiti, come Rifondazione comunista e Italia dei valori; la costituzione di un gruppo consiliare diverso da parte di eletti nel Ds-Pd; le dimissioni di quasi tutti gli assessori man mano nominati, ad eccezione di Alfieri e Solimeno; la candidatura di quest’ultimo alla Provincia, le dimissioni di Cennamo per incompatibilità con l’ambiente dominante nel Partito democratico e nella maggioranza consiliare; il ritorno in auge di Donadio, che di sicuro non aveva appoggiato il repulisti di Cennamo; l’intimidazione del giornalista Gianluca De Martino, autore di articoli coraggiosi, a volte irriverenti verso l’amministrazione; le dimissioni del segretario comunale, dott.ssa Carmosino, ritirate non prima di aver lanciato pesanti accuse attraverso i giornali; su cui intanto si leggono intercettazioni che collegano consiglieri comunali con il consigliere regionale Conte, arrestato per camorra.
A proposito del parlamentino, dai video dei consigli comunali trasmessi da blog locali si snodano voti senza dibattito, dai verbali spuntano consiglieri che non hanno mai preso la parola, addirittura il difensore civico, l’avvocato Marino Galbiati, viene designato senza una discussione sia pur minima; eppure fra gli aspiranti figurano professionisti di grande pregio, addirittura il professor Salvatore Prisco, docente universitario esperto in materia. Non una frase, un periodo, una nota di elogio, una motivazione! L’argomento stuzzica invece la stampa: vi si legge che sponsor dell’eletto è Domenico Iapicca, quello della commissione antimafia. Purtroppo dall’avvocato Galbiati nessuna smentita!
La macchina comunale è per buona parte un colabrodo: inefficiente, impreparata, improduttiva, non trasparente, inerte, assente, sorda alle lamentele dei cittadini (condizionabile?). Peraltro, se abbiamo qualche speranza, basta ricordare la retata di molte decine di dipendenti per assenteismo, avvenuta un paio d’anni fa.
Emerge intanto la figura di un sacerdote, Monsignor Raffaele Russo, che diventa sempre più presente, quasi un politico consumato. Ha un approccio morbido con i suoi parrocchiani, molti hanno o hanno avuto problemi con la camorra; anche il boss, Valentino Gionta, sarebbe un suo fedele, se non fosse detenuto da tempo. Nasce un asse con l’assessore Alfieri, nonostante i suoi precedenti ed il suo elettorato prevalentemente clientelare.
L’elenco manca per difetto, non per eccesso; né asserisco che tutto dipenda dalle persone indicate. Mi limito solo ad enunciare eventi, che nell’ultimo anno si moltiplicano, diventano una vera e propria giostra ove i cavallini dondolanti sono sostituiti da poltrone, gruppi consiliari, partiti, sottogoverno, su cui si fiondano non solo singoli bambini travestiti da politici, ma intere frotte urlanti, che sgomitano, smanacciano pur di accaparrarsi una sella, un elicotterino, un intero carosello di automobiline, qualunque sia la sigla: Apa, Ude, Sde, Pappa… Neanche il sindaco Starita sfugge allo zucchero filato e si abbarbica su un nuovo “calcio in culo”, la tradizionale girandola in cui si danno calci, ma dove il più fesso ne prende più di tutti.
Uscendo dalla satira ed immergendosi nel calcio, i mass media contano decine di cambi di casacca, nemmeno spiegati agli elettori; ben ventisei, ventisette allenatori-assessori, alcuni durati il soffio di una bolla di sapone, nemmeno di cuoio, in una stadio gestito, sembra privatisticamente, dal consigliere delegato Domenico De Vito. L’unico rimasto al suo posto (forse perché furbescamente non assessore?), accanto ad Alfieri e al responsabile della legalità, lo stimato ex ispettore Giuseppe Auricchio, al quale mi verrebbe scherzosamente da chiedere se è saltato anche lui, emulo del sindaco, su un'altra quintana.
Che amarezza vedere nello stesso consesso persone con storie così diametralmente opposte! Che fatica cercare di decifrare chi possa essere artefice di condizionamenti e chi possa subirli, chi vesta i panni del carnefice e chi quelli della vittima. Sono istintivamente convinto che ci siano dei pescecani nell’acquario, ma la ragione mi vieta di affermarlo, perché non ho prove, che solo una commissione prefettizia o l’autorità giudiziaria potrebbero raccogliere. Eppure sono certo che tanti siano i pesci in buona fede, quelli all’oscuro di tutto, quelli che per senso del dovere non abbandonano la nave, quelli che cercano di salvare il salvabile, quelli che subiscono, quelli che vorrebbero ribellarsi ma hanno paura. Fra loro però non inserisco coloro che sono indifferenti o addirittura mangiano le briciole degli squali.
Chi ha preteso la testa dell’ingegner Orrico? Chi ci costringe al terzo dirigente dell’ufficio tecnico? Chi ordisce venti e temporali in un clima di usa e getta sistematico, forse determinato dalla qualità e quantità dell’obbedienza?
Quante domande, avendone i poteri, avrei da porre ad ognuno degli assessori: Chi è il referente politico che ti ha fatto nominare? Perché hai accettato? Ti sei imbattuto in illegalità? Hai subito condizionamenti? Perché ti sei dimesso, magari dopo pochi mesi dalla nomina? Qualcuno te l’ha imposto? Ti hanno minacciato? Sei stato picchiato? All’architetto Cusano, ex capo dell’ufficio tecnico, sembra consigliato all’allora sindaco Monaco dal prefetto del tempo, alla d.ssa Carmosino, ai dipendenti comunali, porrei gli stessi quesiti? Orrico lo interpellerei su avvertimenti, timori, coraggio… il coraggio di completare il racconto apparso sugli organi di informazione, forse già iniziato davanti al giudice, e di precisare nei dettagli tutto quello che ha letto, udito, subito.
Come fa ad essere sicuro, Eccellenza, dopo la denuncia di Orrico sulla nomina dei tecnici e la gestione dei collaudi, che gli appalti siano perfettamente regolari? È palese lo scempio dei lavori della villa comunale, della rampa Nunziante, dei marciapiedi peggiorati invece che migliorati ove l’inciampare è più facile che camminare, di piazza Cesaro rifatta tre volte ed ancora non a regola d’arte… Invii una commissione che porti in loco i professionisti che hanno progettato, eseguito, diretto, collaudato, questi lavori!
Magistratura e forze dell’ordine hanno costretto nell’angolo la camorra violenta, dedita alla droga, al raket, all’usura, a furti, rapine, omicidi… la politica e la società non hanno saputo fare altrettanto contro la criminalità in giacca e cravatta. Le finanze locali, le opere pubbliche sono invece bottini che si possono ancora depredare; è più difficile la prova, il corrotto e il corruttore sono complici, il potenziale denunciante spesso è in contiguità con colui che dovrebbe denunciare; anch’egli ne trae un vantaggio, per quanto a volte miserevole come valore e come dignità.
Si pensi ai più deboli, ai poveri, ai disabili, agli anziani, alle persone che vivono di sussidi, di contributi, di pensioni minime, che sono facilmente preda di accattoni che fingono gentilezza, volontà di risolvere ingiustizie, nel mentre i loro presunti favori nella realtà giuridica sono dei diritti sacrosanti. L’accattone a volte è un procacciatore, altre è direttamente l’impiegato o l’amministratore competente. Il settore delle politiche sociali, se gestito illegalmente, è un fiume di ricchezza, di voti clientelari, di potere camorristico.
Un altro settore appetibile è la sanità. Basta fare uno screening dei politici: almeno la metà è medico, infermiere, dipendente di Asl o di centri sanitari privati, se non socio… Di fronte a macroscopiche carenze, a volte criminalmente create o non risolte, il malato, soprattutto se nullatenente, se cronico, viene avvicinato, spesso è lui stesso ad invocare protezione, perché le complicazioni sono lì apposta, per persuadere che senza santi è tutto più faticoso, più lento… Se un intermediario, un impiegato, un politico, un candidato, agevola gli amici e gli amici degli amici ad anticipare una visita specialistica, un accertamento diagnostico, un ricovero ospedaliero, un intervento chirurgico, nonostante le lunghe file… se segue con cura le pratiche di invalidità ed accompagnamento, anche a danno di altri aspiranti… può trarne utili anche cospicui in base al numero delle cortesie; ma ancora di più, se al momento delle elezioni, esige il voto per sé o per altri, se prima o dopo fa capire in modo più o meno esplicito che in cambio dell’appoggio si aspetta il voto, o ancora dice chiaramente all’utente che senza voto non si cantano messe… se… se tutte o una delle ipotesi avanzate si verifica, si è in presenza di un voto valido o nullo? Si opera nel rispetto della legge? Si commette una banale irregolarità o il reato di voto di scambio? E se l’apparato è retto in tutto o in parte da camorristi o da soggetti da essi influenzabili, il consiglio comunale eletto è nel pieno delle sue funzioni democratiche nell’interesse generale o può essere indirizzato verso delibere e comportamenti di interesse privato o camorristico?
Non so se è solo sociologia o siamo in presenza di un intelaiatura, congegnata alla fonte, o perfezionata in itinere, per truccare le libere elezioni, soprattutto al sud, in una simbiosi classe dirigente-mafie, che va sradicata al pari di quella solo in apparenza più violenta.
Ecco l’importanza del Prefetto e dei suoi poteri! Il malaffare e la camorra non violenti non possono sfuggire ad atti e comportamenti tracciati nei procedimenti amministrativi, ove sono annotati nomi, società, istanze, incarichi, progetti, avanzamento lavori, collaudi… È tutto certificato, e, se non lo è, un controllore serio e preparato se ne accorge; con l’aiuto del computer interseca persone, società, sussidi, bilanci, appalti, lievitazione prezzi… In teoria non è impossibile, ma personale e strumenti per vivisezionare gli enti locali scarseggiano, non è immaginabile verificare tutto e tutti.
Più rimugino e più mi opprimono come una zanzara fastidiosa le leggi sugli enti locali. Un insetto da allontanare o la voce della Giustizia che continua ad animare le mie giornate?
Il decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267 all’articolo 141 prevede lo scioglimento e la sospensione dei consigli comunali e provinciali, con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell'interno: a) quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico; b) quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi…; c) quando non sia approvato nei termini il bilancio. L’articolo 142 stabilisce che, con decreto del ministro dell'interno, il sindaco, il presidente della provincia… possono essere rimossi per gli stessi motivi; che in attesa del decreto, il prefetto può sospendere gli amministratori qualora sussistano motivi di grave e urgente necessità.
L’articolo 143 sancisce che …i consigli comunali e provinciali sono sciolti quando… emergono elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi… Il procedimento è avviato dal prefetto della provincia con una relazione, redatta dalla cosiddetta commissione d’accesso, che acquisisce elementi anche con i poteri delegati dal ministro dell’interno ai sensi dell'articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 330 dicembre 1991, n. 410, e successive modificazioni ed integrazioni. Detta normativa nell’articolo 1/4 attribuisce le funzioni di assistenza tecnico-amministrativa e di segreteria del consiglio generale per la lotta alla criminalità organizzata, istituito presso il ministero dell'interno, all'ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle forze di polizia del dipartimento della pubblica sicurezza, e quindi a livello territoriale al prefetto.
Il sito web della Prefettura di Napoli è rassicurante:… tutelare l'ordine pubblico significa soprattutto prevenire le cause che potrebbero incrinarlo. In questo scenario si colloca il ruolo fondamentale del Prefetto al servizio delle istituzioni e del cittadino. Tutela dell'ordine pubblico, quindi, come prevenzione degli atti collettivi di violenza e di arbitrio, ma anche come garanzia dell'ordine sociale, dell'armonico sviluppo dei rapporti nel mondo del lavoro, dell'impresa e della scuola, come quieto svolgimento della vita comunitaria in tutte le sue manifestazioni d'ordine economico, culturale, volontaristico etc.
Ecco perché mi rivolgo a Lei, Signor Prefetto! A Torre c’è il substrato indiziario per imbarcare uomini e mezzi verso la meta. Si scorgono, anche se solo in superficie, rifiuti galleggianti, violazione della Costituzione, ancor più consistenti violazione di legge, che limitano, a volte negano, le posizioni giuridiche soggettive dei cittadini, che incidono negativamente sull’assolvimento dei compiti peculiari del comune, che ne pregiudicano il funzionamento proprio nella fisionomia ideata dalla Carta, che danneggiano il proficuo rapporto con gli altri poteri centrali e periferici, impedendo il conseguimento degli stessi obiettivi della equilibrata piramide, che in via orizzontale e verticale mette la persona al centro dell’ordinamento giuridico e lo Stato al servizio del cittadino, non viceversa.
Dubbi, non certezze, ribadisco, dubbi che andrebbero però chiariti, altrimenti potrebbero alimentare altri dubbi; ma anche possibili spunti per eventuali ispezioni prefettizie o indagini della magistratura, che di certo in passato non ha fatto una bella figura col procuratore Alfredo Ormanni, coinvolto in un clamoroso processo. Ecco perché esorto Diego Marmo ad una diligenza al quadrato, per ripagare la Torre onesta, tradita in passato nelle sue aspettative di una Giustizia autonoma e indipendente. Anche se un altro rammarico mi assilla in proposito: riguarda i dipendenti del tribunale che hanno ricevuto “lauti doni” dal cancelliere miliardario: lavorano ancora nel palazzo di giustizia? Ricoprono ancora mansioni delicate?
In conclusione chiedo perdono a tutti per questa mia cronaca cittadina, permeata di avvenimenti, opinioni, riflessioni, interrogativi. Potrebbero anche rivelarsi totalmente errati, addirittura folli, ma preferisco essere accusato di follia, piuttosto che essere un vile ed omertoso spettatore dell’assassinio della mia città.
Confermo inoltre il rispetto umano nei confronti di tutti, ma chi decide di fare politica, o di essere un funzionario, non può vantare il diritto alla riservatezza del normale cittadino, deve piuttosto chiarire pubblicamente gli elementi controversi che possono nuocere ad una corretta gestione della città.
Insisto, Signor Prefetto, per l’invio di una commissione d’accesso che accerti se sussistano i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale di Torre Annunziata per una delle cause previste dalla legge.
La ringrazio e La ossequio,
michele del gaudio



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