Intervista su corruzioneposted: 15/7/2014 at 16:56:48
Corruzione, Del Gaudio: bisogna introdurre il reato di concussione ambientale
di Adolfo Spezzaferro - La Voce Sociale - 18 giugno 2014
“La corruzione va di pari passo con l’egoismo, con l’inclinazione a commettere illegalità pur di perseguire i propri interessi, seguendo modelli di egoismo e illegalità della classe dirigente. Per combatterla servono armi più efficaci, come il reato di concussione ambientale. Serve anche un radicale cambio di mentalità, perché nessuno, a qualsiasi livello, vuole rinunciare alla sua tangente”. Ne è convinto Michele Del Gaudio, ex magistrato, protagonista della prima Tangentopoli italiana, negli anni 80, con il processo Teardo, e autore di numerosi libri e saggi sulla professione di giudice, sulla giustizia, il Diritto Costituzionale e la politica.
Dottore, il governo si sta muovendo nella giusta direzione con la nomina a Raffaele Cantone a presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione?
Il governo sta facendo molto bene. Cantone poi è un amico, che ho sempre stimato fin da quando era un giovane magistrato. Siamo uniti dal fatto che entrambi abbiamo scritto un libro sulla vita del magistrato, e spesso abbiamo discusso della nostra professione a livello umano, dei sentimenti, dei valori che ci guidano.
Il governo dovrebbe fare di più, visto che Cantone potrà controllare gli appalti, ma la corruzione è a qualsiasi livello e in qualsiasi settore della pubblica amministrazione?
Assolutamente sì, questo è solo un buon inizio. A maggior ragione poi se pensiamo che fino a pochi anni fa, con la legge Severino, c’era stata una riduzione degli elementi di aggressione contro chi commette reati ai danni della Pa. In tal senso, c’è un grande passo in avanti. Ora però bisogna vedere se le norme resteranno in vigore.
Ci spieghi meglio.
Bisogna vedere se questo decreto legge verrà convertito in legge. Se non verrà approvato entro 60 giorni, le norme decadono. Dobbiamo vedere la prova del Parlamento, che è sovrano, ma a volte – come si suol dire – è traditore.
C’è chi sostiene che il reato di corruzione è di fatto depenalizzato. Lei che cosa ne pensa?
Quando ero in magistratura – che purtroppo ho dovuto lasciare per motivi di salute – insieme a un gruppo di colleghi avevo più volte proposto l’introduzione del reato di concussione ambientale.
Di che si tratta?
La proposta è validissima tuttora. Perché, vede, il reato di corruzione è molto difficile da provare. Il corruttore difficilmente potrà denunciare il corrotto perché denuncerebbe anche se stesso. La concussione invece, rispetto alla corruzione, è quando un pubblico ufficiale usa violenza o minaccia o induce il cittadino a pagare la tangente, quindi chi è il corruttore nella corruzione, nella concussione è parte lesa. Ecco, la concussione ambientale è un ampliamento della concussione per induzione.
Ci faccia un esempio.
Se il privato cittadino si rende conto che il sistema in cui opera in qualità di fornitore di servizi la tangente è la conditio sine qua non per ottenere il lavoro, allora la paga, ma come parte lesa del reato di concussione ambientale. È costretto a pagarla, altrimenti non può lavorare.
È un’ottima proposta, secondo lei perché non è stata mai messa in atto?
Beh, non dimentichiamo che per tanti anni i governanti per motivi particolari hanno avuto una visione della giustizia viziata da interessi diretti, personali. In questi anni c’è stato uno smantellamento dell’apparato repressivo dello Stato, non un rafforzamento. Smantellamento che di certo non poteva assolutamente prevedere l’introduzione del reato di concussione ambientale.
La corruzione è anche e soprattutto un problema di cultura, di mentalità…
Sì, ho scritto molto su questo aspetto. La corruzione è sempre più diffusa perché è sempre più diffuso un disvalore, l’egoismo. I cittadini sono sempre più egoisti, mossi da modelli di egoismo, disposti a violare la legge per perseguire i propri scopi. La corruzione infatti attraversa tutti i livelli sociali ed economici: tanto più si sale di livello tanto più aumentano le tangenti. Ma io ho speranza, e la speranza è la madre dell’ottimismo.
È ottimista, adesso?
No. ma mi resta la speranza. Di ridurre la corruzione in termini fisiologici, perché eliminarla è impossibile. La corruzione e i reati ad essa collegati – come la concussione – sono aumentati così tanto perché i centri di spesa si sono moltiplicati, polverizzati addirittura. Anche il “granellino di polvere” dispone di fondi e quindi può corrompere. Ma c’è un altro elemento importante.
Quale?
Anche questo aspetto l’ho più volte descritto nei miei libri: il passaggio dalla partitocrazia alla personalcrazia. Prima attraverso i partiti si pagavano tangenti su tutto e a ogni livelli. L’ho vissuto in prima persona nei processi degli anni ottanta, dieci anni prima di Mani Pulite. Ma le situazioni erano identiche. E le dirò di più: anche le ditte erano le stesse. Perché il sistema funziona così: gli appalti grossi li vincono sempre le stesse grandi ditte, che hanno gli strumenti per le grandi opere. Ecco, invece, con la personalcrazia non si vota un partito, un ideale, ma una persona. E ogni singolo politico, sia a livello nazionale, che a livello locale, tende a formare gruppetti di parlamentari con cui perseguire interessi personali. Non a caso anche nel più piccolo Comune ci sono gruppetti di esponenti dello stesso partito che aspirano ad ottenere un assessorato e quindi ai fondi. Ancora una volta si olea il regime di polverizzazione dei centri di spesa. Dal Comune alla Regione fino al Parlamento.
È peggio adesso, quindi?
Assolutamente sì. Prima si pagavano le tangenti ai partiti, adesso a mille rivoli di gruppetti di pseudopolitici, molto più propensi ad essere corrotti o a concutere.
La Pa andrebbe snellita, perché così com’è favorisce la corruzione…
Certo, la sburocratizzazione serve anche per ridurre la corruzione, altrimenti, con il caos normativo e i mille passaggi d’ufficio ci saranno sempre le “pratichette” risolte in tempi ridotti in cambio di cento euro, fino ad arrivare alle pratiche da milioni di euro. Sburocratizzare però non significa ridurre i controlli. Anzi, bisogna evitare che ci siano controllati e controllori negli stessi organi. La coscienza civile della popolazione, poi, è peggiorata.
Perché?
Questa è una mia teoria: come si spiega che negli anni 90 tutti gli italiani erano uniti in una campagna sociale contro mafia e corruzione e oggi questa coesione è scemata? Con il fatto che la gente si è resa conto che non venivano condannati soltanto politici e mafiosi, ma anche cittadini “normali” che commettevano illegalità. Prima erano tutti contenti che venivano arrestati i potenti. Ma nessuno si aspettava che sarebbero andati a controllare anche chi prendeva la “tangentina”. La gente si è defilata da questo impegno sociale perché nessuno vuole rinunciare alle proprie, piccole illegalità.


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