Troiano: interviene il Quirinaleposted: 16/10/2014 at 11:45:43
Il trasferimento del sostituto commissario da Torre Annunziata non è giunto all’epilogo, ma ad un punto fermo, sì. Ripercorriamo i fatti.
Il 6-3-2014 presento alla procura un esposto sul mancato scioglimento del consiglio comunale oplontino per condizionamento camorristico. A fine mese il dr Troiano corrobora l’esposto con un suo rapporto. A fine maggio il questore Marino lo trasferisce per esigenze di servizio. Il 28 lancio l’appello per la permanenza del funzionario a Torre, nasce un comitato che raccoglie quasi mille adesioni, si tiene un sit-in di fronte al commissariato, anche perché il poliziotto era stato lodato appena il 9-8-2013 dal questore Merolla con parole inequivocabili: “… evidenziando spirito d’iniziativa e senso di abnegazione, nonché grande consapevolezza dei doveri connessi alle funzioni di Polizia ed attaccamento al servizio… con tempismo e solerzia, denotando ottime capacità…”.
Il 28-06-2014 il piedipiatti scrive addirittura al presidente della Repubblica. Sono righe dense di ideali e sentimenti: vorrebbe solo spiegare le sue ragioni! Il capo dello Stato chiede chiarimenti al ministero degli interni, che convoca e ascolta Troiano a Roma, per poi informarlo che sostanzialmente, pur non avendo colpe, è comunque opportuno che lasci Torre, chiedendogli di formulare aspirazioni, lasciando intendere che sarebbe stato trasferito in una sede compatibile con le sue esigenze personali e familiari . Il sostituto commissario acquisisce gli atti e redige una memoria di contestazione, anche perché viene a conoscenza, proprio attraverso gli atti acquisiti, che il procedimento parte da una missiva di Giosuè Starita, che lamenta indagini dello sbirro sull’aggressione a mano armata nei suoi confronti. Troiano va allontanato perché non solo ha raccolto prove per l’azzeramento dell’assemblea cittadina, ma vuole vederci chiaro sull’attentato. Al sindaco invece interessa restare in sella e accreditarsi come una persona che, a dispetto dell’ambiente inquinato in cui opera, abbia i requisiti per eseguire le prescrizioni prefettizie. Viene infatti commissariato con la spada di Damocle che, se non attua i suggerimenti, si chiude comunque il sipario.
Della vicenda sono in parte al corrente, in quanto un testimone oculare si è confidato con me ed io gli ho consigliato di rivolgersi agli inquirenti. La sua versione è in contrasto con quella di Starita, che ingigantisce l’evento, subito sbandierato ai mass media, per cucirsi addosso l’abito dell’eroe anticamorra. Antonio Uliano, l’assalitore, è talmente ubriaco da non reggersi in piedi, all’accenno della pistola è subito immobilizzato dal testimone, mentre il sindaco è al riparo, ben lontano, dietro di lui, senza mai essere seriamente in pericolo. Interviene una volante della polizia, conduce tutti in commissariato, Starita entra in una stanza, i due testimoni attendono fuori alcune ore, poi vengono licenziati senza essere sentiti: perché? Il giorno dopo l’inchiesta passa ai carabinieri: perché? I militi non ascoltano i testimoni per settimane: perché? Non vengono acquisiti i video delle telecamere, almeno due in zona: perché? O, se acquisiti, non sono stati utilizzati: perché? Avrebbero smascherato le bugie del sindaco? E perché tutte le mattine i vertici dei carabinieri andavano a prendere il caffè con Starita? Anche se spero che il colonnello Antonio Petti abolisca la consuetudine, ricordo che Sandro Pertini insegnò a noi magistrati che dovevamo non solo essere ma anche apparire indipendenti: il principio vale anche per le forze dell’ordine, a maggior ragione in presenza di delicate procedure prefettizie.
Intanto il provvedimento del questore decade, ma Troiano va comunque a Nocera, vicino casa, dove, se l’avesse voluto, sarebbe potuto arrivare da molti anni. Infatti non sembra gioire e si riserva ricorsi e denunce. In contemporanea sono trasferiti anche la dirigente del commissariato e il comandante del gruppo carabinieri per normale avvicendamento.
È amaro constatare che un onesto servitore della democrazia si sia dovuto appellare alla più alta carica, dopo che il questore (andrà via anche lui?) aveva rifiutato di incontrarlo. Ha comunque ottenuto un trattamento meno lesivo e più equilibrato e sta preparando una lettera di gratitudine ai colleghi, ai mille dell’appello, alla città intera. Resta l’incognita dei tempi supplementari.
michele del gaudio


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