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Notizie del 11/2014
Vangelo e Costituzione 4ª Puntataposted: 25/11/2014 at 12:57:53
Tullio Pironti Editore, 2014

Il diavolo
Perché? Perché?
Gesù si arrampicava verso risposte impossibili. Non disse nulla alla comitiva, che si cementava sempre più, anche se Tonino si vedeva sempre meno.
Ugariello era gracile, ma in grado di sputare energia come un disco volante quando qualcuno era in pericolo. Era un dolcino da leccare senza mangiare, la parola e il silenzio al momento opportuno. Poteva anche mancare se c’era da prendere, mai assente se c’era da dare. Diceva che era più bello donare che ricevere, sebbene non avesse mai letto gli Atti degli Apostoli (20:35). Gli veniva naturale, come il giorno in cui Anthony si operò di appendicite.
Mentre giocavano a mostri contro alieni nel terreno incolto, lo sorpresero delle fitte lancinanti. Allora i combattenti spuntarono simultaneamente dalle sterpaglie per resuscitare l’amico che stava letteralmente crepando.
Compresa la gravità delle sue condizioni, si alternarono come barella a velocità supersonica e planarono al pronto soccorso, mentre Anthony ancora bestemmiava i morti e gli stramorti. Rallentarono i ventricoli che impazzivano, frenarono la bocca contro gli infermieri indolenti, si accalcarono sull’unico medico del reparto
schizzato come loro… che lo tagliò d’urgenza.
In quella legione con spade senza punte e scudi a forma di cuore, ancora una volta Ugariello Il corto si stagliò: attese preoccupato per ore fino al segnale e poi saettò fino al loro rifugio:
– Ha fatto la scorreggia! Sta bene!
La sera però stette male lui. Lo arrestarono per un furto mai commesso. Il dramma fu completo quando seppe che l’accusatore era suo padre. Aveva scaricato su di lui la responsabilità, perché aveva meno di quattordici anni e non era imputabile. Aveva inventato dettagli che lo incastravano, che Ugo, adulto prima del tempo, confermò.
Questo era l’ambiente in cui crescevano i ragazzi! Il padre privava il figlio della vita per salvare la propria.
La mattina, appena seppe, il drappello protestò muto fuori al commissariato, finché non uscì un ispettore:
– Vorrei un figlio come lui! Dovete essere orgogliosi! E mo andatevene, è troppo piccolo, non va dentro.
Ma i ragazzi restarono, abbracciarono Ugo Pezzodipane all’uscita e andarono a pranzo sollevati. Non salutarono più quella specie di padre.

Le urla di Annalisa arrivavano fino alle Vele, scaraventate fuori da un megafono immobile.
La baracca era un nascondiglio: di armi, di eroina, di bottini. Nel primo pomeriggio però era deserta. Quel giorno un gruppo di balordi ne aveva fatto la propria taverna: vino a tempesta e pizze e polli allo spiedo, rapinati ad un locale di campagna.
Annalisa si divincolava, dava pugni e calci, mordeva. Diciottanni aveva una vecchia cicatrice in faccia, ricordo del patrigno che maltrattava la mamma. Il suo
viso spietato spogliava la ragazza che spegneva la reazione in preghiera. Ventanni le dava zampate in testa con gli occhi lucidi. Diciassette e Diciannove le tenevano le braccia con le loro, scuoiate da tatuaggi religiosi. I gemelli Sedicenni le sfilavano i jeans con un accanimento che contrastava il loro sguardo ancora infantile. Trentanni si apprestava ad essere il primo a ficcare il suo rancore in un corpo ormai ucciso dentro.
– Lasciate mia sorella! - Gesù fu perentorio. – Ha solo sette anni!
– E tu, negro pisciasotto, quanti ne hai? - Gridò Trentanni, correndo verso di lui e mollandogli una gragnola di cazzotti da modellare un marmo.
In pochi attimi Gesù venne crocifisso alle pareti di eternit che trasudarono sangue. Fu uno dei Sedicenni, esaltato dagli eventi, a colpirlo al costato con un temperino.
Ma Annalisa fra piaghe e bubboni scappò. Un frammento la ossessionava a tornare… per Gesù… per… per… avvilupparla alla tragedia per sempre. Una scheggia invece guizzava senza voltarsi indietro, per non rimanere di sale. Fra la psicosi perenne e la traversata precaria prevalse la fede.

… gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola… (Matteo, 8:16).
«Su, prendi tua moglie e le tue due figlie… Non guardare indietro e non fermarti…» … il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco… la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale (Genesi 19, 15-26).

Libera anche a Torre Annunziataposted: 25/11/2014 at 12:56:09
L’associazione delle associazioni, oltre 1.500, di don Luigi Ciotti approda ad Oplonti con un enorme carico di problematiche da affrontare, di parole da scrivere, di comportamenti da tenere, di entusiasmo da trasmettere. Il Presidio torrese è intitolato a Raffaele Pastore e Luigi Staiano, trucidati per aver coraggiosamente negato il pizzo agli estorsori. La scelta dei nomi, che comunque accomuna tutte le nostre vittime innocenti della criminalità, pone l’accento sul primo obiettivo da perseguire: lo sviluppo economico e sociale della città, soffocato dalla sanguinaria ed usuraria oppressione camorristica. Nell’era tecnologica senza solide basi finanziarie si può solo regredire nel malessere materiale e spirituale.
Il sodalizio è stato inaugurato domenica 23 novembre con l’intervento dei referenti, regionale e provinciale, Fabio Giuliani e Antonio D’Amore. È simbolica anche la data, l’anniversario dell’atroce esecuzione di Lello Pastore.
Negli ultimi venti anni si è manifestata in maniera crescente l’avversione della popolazione alla delinquenza: politici, pochi, associazioni, tante, studenti, tantissimi, hanno sottoscritto documenti, hanno sfilato in cortei, hanno pregato in veglie, hanno depositato esposti e denunce; in maniera disorganica però! Con Libera può iniziare un cammino, lungo e difficile, di articolazione unitaria per ridurre, fino ad eliminare, la camorra. Sono caduti imperi grandi quasi quanto il mondo, si estingueranno anche i rissosi regnetti dei clan!
L’azione si snoderà nel restringere gli spazi di clientelismo e corruzione fino alla malavita cruenta. Quest’ultima non attecchirebbe senza il substrato clientelare e corrotto. I tre fenomeni vanno essiccati insieme, altrimenti l’uno può ridare linfa agli altri.
Cruciale anche l’impegno a circoscrivere la povertà, aiutando le famiglie disagiate ad avere un’esistenza libera e dignitosa, come prescrive l’articolo 36 della Costituzione
Non sappiamo se ce la faremo, né siamo ottimisti, ma ci incoraggia la speranza! La speranza di rendere l’antimafia sociale più organizzata della criminalità, con idee più forti delle armi, con i cuori più efficaci delle pance; un soggetto compatto nella libertà, unito nella diversità, raccolto eppure diffuso in tutte le forme di presenza ed espressione. Libera è il passaggio dall’io al noi. “Da soli si perde. Insieme si può vincere”, ammonisce don Luigi Ciotti.


Vangelo e Costituzione 3ª Puntataposted: 18/11/2014 at 09:26:35
Tullio Pironti Editore, 2014

La strage degli innocenti

Gesù si ambientò presto nel nuovo quartiere, simile all’altro, ma senza l’oppressione incombente di boss e bossettino. Anche qui si fece tanti amici. Andava d’accordo con tutti perché era disponibile, sempre pronto ad aiutare, ma quando vedeva ingiustizie non riusciva a stare zitto. Neanche a scuola! Contestava gli abusi degli insegnanti e ribatteva alle accuse inique, non solo nei suoi confronti. Un ragazzo buono come lui non avrebbe dovuto avere rapporti e note disciplinari, invece le collezionava, anche per i continui scherzi che organizzava. Non accettava di non poter essere vivace nei suoi undici anni. Un giorno ribatté convinto a una docente:
– Voi volete dei soldatini ubbidienti, non degli alunni pensanti! Non è facile ubbidire se per strada ognuno fa quello che vuole. L’esempio che noi abbiamo è solo di azioni illegali. E vogliono farcele fare anche a noi. C’è chi lavora pur essendo minorenne, chi è costretto a chiedere l’elemosina, chi fa il muschillo (pusher) della droga… Altro che bambini soldato! Qui fuori c’è la guerra! È un macello soprattutto per noi scugnizzi! E voi siete fissati solo con l’ubbidire!
I genitori erano con lui, ma gli raccomandavano prudenza. Gesù dialogava molto con la mamma sulle regole e si divertiva ad individuare quelle ingiuste. Mbaye non era più all’altezza dei suoi ragionamenti, ma discuteva, annuiva, cedeva: il piccoletto era convincente. Un giorno proclamò alla sua esperta:
– Ma, se la legalità è il rispetto delle regole e a volte le regole non sono giuste, significa che la legalità non è la giustizia!
Povera Mbaye! Aveva seguito un corso vent’anni prima e non aveva mai studiato il sillogismo aristotelico, come faceva a comprendere la raffinatezza del discorso di Gesù? Le venne in mente con nostalgia il giudice che non giudicava. Però nemmeno Gesù aveva studiato Aristotele.
E neanche Genny e Tonino.

Il sole ritto spaccava le strade senza orizzonte. Neanche i palazzoni, trafitti a perpendicolo nel cranio, tracciavano le loro sagome. Alberi mai piantati, negozi mai aperti, bar o circoletti mai giunti: il deserto era meglio, seminava almeno miraggi!
Genny passo dopo passo avanzava lento nello squallore e udiva una musica che non arrivava. Era un bel ragazzino, padre violento, madre fragile, orfano d’affetto. Le auto sfrecciavano e qualche bus. Genny procedeva pigro. L’auto di grossa cilindrata si fermò e lo riportò dopo un’ora.

A Gesù Genny era simpatico, proprio perché era introverso, con gli occhi che invocavano soccorso. Raccontò tutto alla Gargiulo, cicciottella e coraggiosa quanto bastava per insegnare a Scampia. L’auto scomparve e anche l’orco.
E Genny, prima diffidente, invitò Cotica Abbruciata, cioè Gesù, a casa sua. Ogni pomeriggio si accanivano nelle partite a videogiochi e si scompisciavano dalle risate guardando i film del comico napoletano più divertente e profondo del mondo. Nei loro sfottò ricorreva spessissimo, con interpretazioni variabili, il celebre episodio in cui riuscì a vendere la Fontana di Trevi, di proprietà dello Stato, ad un italoamericano che si credeva
furbo:
– Hai qualcosa da vendere?
– Sì, il Maschio Angioino!
– Ma lì non c’è la piscina con le monetine! Come faccio a tuffarmi per raccoglierle?
– E il vigile a chi lo facciamo fare?
– Al bidello con la cuccia!
– E l’ambulanza?
– Ci facciamo prestare il furgoncino da Panzarotto, il panettiere!
– E Castel dell’Ovo lo vuoi comprare?
– Sì, così mi butto direttamente a mare!
– Però mi attira anche quando ha gli occhi tristi.
– Sì, è vero. E poi quando ci sono i bambini! Mi piace la scena con la borsa fra lui e il ragazzino.
– A me anche quella del monello con l’attore francese… è ridicolo ma emoziona… non so…
– A volte è bella anche la malinconia.
Poi scendevano per strada. La comitiva era policroma e unita. Avevano tredici anni quando Tonino entrò nel clan.
Nessuno fiatava, si giocava e basta. Solo Gesù non si accontentò. Lo seguì. Il padre era affiliato, il nonno pure, la madre spacciava, la nonna ogni tanto partiva e tornava con un pacco. Tonino era un bravo ragazzo, avrebbe voluto fare il tecnico informatico. Quando Gesù lo vide mentre sparava alle gambe di un venditore ambulante, Tonino incrociò il suo sguardo. Scapparono furiosi, come diavoli inseguiti da un angelo, e al sicuro Gesù lo aggredì trafelato:
– Perché?
Tonino tremava e piangeva. Nessuno dei due immaginava che a diciott’anni avrebbe avuto i polmoni crivellati.
Purtroppo la scuola non c’era al momento della scelta di Tonino e forse, così com’era, non avrebbe potuto fare nulla. Lo stesso Tonino dopo il primo omicidio si giustificò:
– I ragazzi come me sono destinati… a fare i camorristi.

… chi accoglierà un solo bambino… accoglie me... Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli… gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare (Matteo, 18:5-6).

Vangelo e Costituzione 2ª Puntataposted: 11/11/2014 at 10:45:41
Tullio Pironti Editore, 2014

Nazareth
Gesù cresceva negli occhi della mamma. Fin da piccolo dimostrò di avere una bella personalità: risoluto, determinato, tenace, ma anche umile, paziente, equilibrato; ascoltava i genitori che lo ascoltavano; donava il suo, ma era inflessibile con i prepotenti; anche per questo qualche volta faceva a botte, per le cause giuste, per i bambini più deboli, per il colore della sua pelle.
Peppe rese il terraneo una bomboniera: imbiancata, limpida, innocente, con mobili usati quasi nuovi e un impianto idraulico che nemmeno i re avevano così funzionante. Ma successivamente fu costretto a trasferire la famiglia altrove: Gesù aveva picchiato Ciruzzo, il figlio del boss Tore Capagrossa, che vessava i ragazzini con angherie di tutti i tipi.
– È un bullo! Ma con me non attacca! – Si difese il negretto.
– Però appartiene a quella famiglia! – Tentò di placarlo Peppe.
– Non si può permettere a un furbetto di fare il padrone della scuola! Oggi ha minacciato Manuel col coltellino e si è fatto dare l’euro per la merenda!
– E tu che hai fatto?
– Gli ho dato una paccariata (una serie di ceffoni con tutta la mano: pas, pasa, pan; cheir, cheiros)! Non sapeva se dormiva o era sveglio!
– E non gliela poteva fare Manuel la paccariata?
– Papà, ci vuole il coraggio e Manuel è troppo buono, non sa reagire!
– E allora interviene Zorro!
– Ma allora stai dalla parte di quel fetente?
– No, solo che vorrei che tutti i ragazzi avessero la personalità che hai tu. Se ogni ragazzo sapesse difendersi, i bulli non troverebbero vittime, non esisterebbero.
– Però Ciruzzo deve avere una bella lezione anche dalla scuola!
– Figlio mio, che Ciruzzo venga punito o no è secondario. Se io fossi la scuola mi concentrerei sulle vittime, non sui bulli. Cercherei di aiutarle a crescere forti dentro… da poter reagire ad ogni aggressione in maniera matura.
– E intanto Ciruzzo detta legge!
– No, a Ciruzzo… lo… insomma non lo condannerei senza appello. Lo convincerei… Non sono un insegnante, ma ci sarà qualcuno competente… per aprire le porte invece di chiuderle!
– Pa’, non ti innervosire…
– Dobbiamo andarcene, Gesù! E sperare che la gente si svegli per poter… almeno combattere… un giorno!
– Pa’, ma che fai, piangi?
– È solo una lacrima di rabbia… Ho paura che l’ecosistema, come dice la tua maestra, diventi sempre più inquinato per tutti e tre… E ho paura di non essere all’altezza… Nessuno mi ha insegnato a fare il padre… Vorrei qualcuno che… Anche noi genitori dovremmo andare a scuola!
– Va bene, traslochiamo… ma io non abbasserò mai la testa… davanti a nessuno…
Trovarono un appartamentino nelle Vele di Scampia. Mbaye lo rese ancora più accogliente del basso e lo adornò anche con sentimenti e valori: le foto significative della vita di ognuno di loro, a cui si aggiunse presto quella di Giacomo, con accanto quella benedicente del papa buono. Erano ignoranti, ma capivano, il Vangelo lo capivano. Nessun corno, nessun amuleto, nemmeno l’immagine del monaco con le stimmate! E l’articolo 3 della Costituzione italiana risaltava al centro della parete grande del soggiorno cucina cameretta. Erano quasi analfabeti, ma Mbaye alla scuola media aveva partecipato ad un corso sulla legalità: il giudice che li incontrava non faceva una lezione, ma estraeva le regole di vita e i principi della Costituzione dalle loro menti, e qualcosa le era rimasto. L’aveva colpita anche perché era un giudice che non giudicava.

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto… Erode… mandò a uccidere tutti i bambini… Morto Erode… Egli… prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma… nella Giudea… ebbe paura di andarvi… si
ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret (Matteo, 2:14-19 e 21-23).


Vangelo e Costituzione 1ª Puntataposted: 4/11/2014 at 12:07:14
Tullio Pironti Editore, 2014

Cari amici, sempre grazie per l’appoggio alle mie iniziative. Finalmente riesco a partire con la pubblicazione a puntate di “Vangelo e Costituzione”. Ecco la prima. Se siete interessati alle successive, datemi un cenno di assenso. Se lo ritenete, potete diffonderle attraverso le vostre liste mail, le pagine Face Book, i siti, i blog, i giornali web e cartacei, le tv… che gestite. Se volete presentare il volumetto, informatemi e concorderemo una data. Grazie, grazie, grazie, michi

«Quando mi chiedono se credo in Dio, rispondo che credo nel Vangelo e nella Costituzione, due testi straordinari sempre dalla parte dei deboli e non dei forti, degli oppressi e non degli oppressori, degli occupati e non degli occupanti…».

Se Gesù tornasse oggi, cosa direbbe, cosa farebbe? Predicherebbe il Vangelo e la Costituzione! È la tesi di un racconto, immaginato ma realistico. Il Messia rinasce e cresce nei quartieri più disagiati di Napoli, fa l’operaio metalmeccanico in Emilia, lotta per la giustizia economica e sociale, caccia i mercanti dal tempio della finanza, s’impegna per la pace. Nel suo cammino, permeato dall’incontro con gli apostoli contemporanei, affianca al Vangelo la Costituzione e ripropone il suo progetto originario: umano, terreno, laico non ecclesiale: il suo fine è la trasformazione del mondo reale in “regno dei cieli”, cioè in un villaggio globale in cui siano effettive l’uguaglianza, la libertà, la giustizia, la solidarietà… Attraverso la cronaca e il dialogo viene affrontato in maniera appassionata e coinvolgente il ruolo di donne e uomini, stati, borsa, banche, imprese, cittadini, lavoratori… e religioni, in gran parte attraversate da scandali e centri di potere, proprio come duemila anni fa. Il messaggio è l’equilibrio materiale e spirituale del genere umano attraverso un amore attivo che faccia dell’azione individuale e comunitaria lo strumento essenziale per l’attuazione dei “diritti inviolabili” delle persone.

A tutte le persone che soffrono a causa della mancata attuazione del Vangelo e della Costituzione e si impegnano per realizzarli

Ringrazio il professor Lorenzo Tommaselli, che ha stimolato questo volumetto attraverso dialoghi profondi e stringenti, e mio figlio Luca, che, ad appena sedici anni, mi ha offerto consigli preziosi ed efficaci.

I magi
La luce cominciava a filtrare, ma la caligine opaca resisteva. Poche ombre avanzavano senza domani.
Anna, vent’anni, rompeva il silenzio con passo svelto e la testa piena di Mario, della sera prima, di risate che disegnavano futuro. Era lei il raggio di sole spezzato.
Dumitru aveva bevuto tutta la notte, con Alexandra nel cuore e nella pancia. Non aveva mai fatto l’amore con lei, ma in Romania l’aveva desiderata, e la desiderava ancora di più adesso che era solo, al di qua delle Alpi.
La nebbia si alzava, doveva agire in fretta. Seguiva Anna da un paio di minuti. Niente cespugli o un’auto sull’asfalto intriso di sogni martoriati ove nascondere il furto di un’anima. L’assalì di fianco dopo uno scatto mal riuscito. Neanche lui comprese bene, mentre Anna urlava senza voce e le ombre allargavano la via.
Enzo da bambino voleva fare il soldato, da grande si innamorò di un collega di lavoro. Non aveva mai avuto atteggiamenti o movenze dubbie, non aveva mai osservato altri teenager, eppure… ora si smarriva nell’ammirarlo, il vicolo gli si apriva in strada, autostrada, aeroporto, cielo… non si era mai sentito così leggero.

… alcuni Magi vennero da oriente… la stella… li
precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo
dove si trovava il bambino (Matteo, 2:1 e 9).

Betlemme
In quel basso di via Forcella non era mai entrato il giorno. Lo avevano riempito di buio e miseria almeno da cent’anni. Ma da qualche mese le mura ingrassate di sporcizia accoglievano gemiti d’amore.
Peppe, napoletano verace, faceva l’idraulico; Mbaye, arrivata dal Senegal nell’infanzia, puliva case già pulite. Riuscirono ad affittare il tugurio con l’aiuto del Signore. Ci credevano al Signore, erano bravi giovani che si mantenevano a galla nella melma della criminalità, che inondava anche i piani superiori.
Donna Carmela, la sibilla del quartiere, aveva vaticinato per la notte.
Sul treno Milano-Napoli, Dumitru aveva occupato un intero scompartimento con i suoi incubi acuminati ed ingombranti. Nel vagone successivo Anna si copriva il ventre pudico e singhiozzava nel vuoto. Usciti dalla stazione, cercarono la casa l’uno all’insaputa dell’altra.
Davanti al basso di Forcella si ritrovarono Anna, Dumitru ed Enzo.
Gesù Esposito nacque a mezzanotte in punto, secondo la predizione. Nero di pelle, arcobaleno di cuore. All’esterno studenti ed operai tesero le mani alla speranza, mentre un poliziotto dormiva, un magistrato si lavava le mani, un salotto buono parlava di soldi.
Anna non riconobbe Dumitru. Dopo nove mesi ebbe Franco.
Dumitru non seppe mai di avere un figlio.
Enzo diventò sacerdote.

… ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò
Gesù… a Betlemme… (Matteo, 1:25-22:1).




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