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Notizie del 1/2021
Scalfaro e la trattativa Stato-mafiaposted: 28/1/2021 at 19:00:34
9° anniversario Scalfaro
Il 29 gennaio 2012 moriva Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica dal 1992 al 1999.
Lo ricordo difendendolo.
Infatti la puntata del 4-1-21 di Report su Rai 3 ha adombrato un suo ruolo nella cosiddetta trattativa fra lo Stato e la mafia.
Ho allora allertato dita e tastiera e l’8 gennaio ho digitato una mail all’indirizzo elettronico della trasmissione.
Gent.mo Dr. Sigfrido Ranucci, caro Paolo Mondani,
innanzitutto grazie per il vostro impegno per la ricerca della verità, anche quando è scomoda e rischiosa, ma il programma andato in onda lunedì scorso mi ha turbato per l’immagine di Oscar Luigi Scalfaro che ne viene fuori.
Ho avuto modo di conoscere il presidente, di essere stato nel suo studio al Quirinale, di averci dialogato e ne ho sempre tratto la visione di un uomo equilibrato, preparato, moralmente e politicamente rigoroso, dal garbato rapporto umano, sensibile, con solidi valori, estimatore di don Giuseppe Dossetti e Antonino Caponnetto, miei maestri.
Ho avuto ottimi rapporti anche con il prof. Giovanni Conso, ministro della giustizia nel 1993. Un gran signore.
Vi scrivo, non per pretendere rettifiche, ma solo per chiedervi di approfondire la posizione di Scalfaro e Conso, come solo voi sapete fare, perché, in base alle mie informazioni e riflessioni, il loro comportamento è stato corretto.
Mi sembra di capire che ponete a carico di Scalfaro due elementi.
*L’intervista televisiva di Claudio Martelli, predecessore di Conso, in cui ad occhi bassi, titubante chiama in causa Scalfaro come mandante della “trattativa”. La brevissima affermazione è non solo successiva ai fatti di parecchi anni, ma è anche priva di date, luoghi, fatti, testimonianze di supporto. Su questa base la magistratura archivierebbe e qualsiasi interlocutore sarebbe incredulo.
*La presunta falsa testimonianza di Scalfaro, che non ricorda la vicenda della nomina del nuovo direttore del dipartimento penitenziario. La circostanza è solo apparentemente rilevante perché proprio nel 1993 Conso non rinnova il carcere duro a 141 mafiosi, motivando la scelta con la speranza di evitare ulteriori stragi, negando comunque ogni “trattativa”. Il magistrato inquirente si è ben guardato dal contestare a Scalfaro la ipotizzata menzogna, ed è ovvio: l’indizio risiederebbe in un appunto dell’allora presidente del consiglio Carlo Azeglio Ciampi su negoziazioni per il nuovo direttore del dipartimento penitenziario, a cui Scalfaro era estraneo; ed infatti Ciampi si limita ad annotare che gliene avrebbe parlato. Ma non vi è prova che il colloquio sia realmente avvenuto. La nota potrebbe essersi risolta in una mera intenzione. Se fosse stato il direttore d’orchestra della ‘trattativa’ avrebbe dato ordini, non ricevuto una eventuale frettolosa comunicazione.
È proprio questo ruolo che trovo irragionevole.
Scalfaro venne eletto subito dopo la strage di Capaci come soluzione di alto profilo che scalzava Andreotti e Craxi. Tradirebbe subito il nobile mandato, se architettasse una trattativa Stato mafia, sostituisse i ministri di giustizia e interni, nonché il capo del dipartimento penitenziario, ordinasse all’allora colonnello Mori di correre da Ciancimino per implorarlo di intercedere con la mafia con in mano il cedimento dello Stato ai voleri mafiosi. Sarebbe inutile elencare tutti i passaggi e tutte le cariche coinvolti nelle nomine appena indicate. Ma la circostanza più incredibile è che sodale di Scalfaro sia Giovanni Conso, la cui ingenuità politica si estrinseca nella sua “speranziella” di alleggerire la situazione stragista. Il loro operato è sicuramente in buona fede, non certo perché sono correi di una mercanteggiamento con Riina. È comunque possibile che Scalfaro abbia saputo del direttore in parola, ma non l’abbia ricordato dopo anni, ormai ottuagenario.
Si può basare un’accusa di attentato alla Costituzione su questo evento? In assenza di difesa dell’accusato ormai deceduto?
Mi perdonerete, ma voglio troppo bene a Scalfaro e Conso per non tutelarli.
Se però raccoglierete prove o indizi gravi, precisi e concordanti a loro carico, me ne farò una ragione. Ma è improbabile che accada.
Auguri per il nuovo anno,
michele del gaudio

Il 22-01-21 Report mi risponde con una mail di Paolo Mondani, autore della puntata.
“Caro Michele scusa il ritardo con il quale ti rispondo.
Come immagini, io non ho motivi se non professionali per parlare dell'ex presidente Scalfaro.
Le cose dettemi da Martelli e Di Matteo sono univoche. Ma per un approfondimento ulteriore se credi ti invio la sentenza di primo grado sulla trattativa stato-mafia. La lettura è molto interessante. Conso era certamente vaso di coccio tra vasi di ferro. Mentre Scalfaro, più che mandante della trattativa (vicenda che semmai riguarda altri) fu, stando a quel che si legge, regista di quel periodo del 1993 nel quale si discusse di addolcire il 41 bis. E il suo ruolo mi sembra emergere chiaramente dalle Agende di Ciampi. Ma tant'è. siamo di fronte a ricostruzioni storiche che avranno in futuro, a mio giudizio, probabili aggiornamenti.
un abbraccio pm”

Quindi Report riduce l’eventuale ruolo di Scalfaro ai 141 mafiosi a cui non fu prorogato il carcere duro e con “probabili aggiornamenti”.
Nel rinnovare l’apprezzamento per Report, ho ritenuto giusto intervenire per salvaguardare Scalfaro e Conso.



Rosa e Luigi vittime innocentiposted: 8/1/2021 at 12:07:02
Sicuramente Rosa e Luigi non si conoscevano ancora quel giorno.
Lei studentessa sedicenne, lui maresciallo dei Carabinieri, 41 anni.
Lei innamorata del fidanzatino, lui già sposato con Maria e padre di quattro splendide/i figlie/i.
Lei spensierata attraversava la strada, lui preoccupato si difendeva dagli spari dei malviventi.
Ma da allora si ritrovano tutte le sere a parlare dei sogni adolescenziali di Rosa e di quelli delle figlie e dei figli di Luigi… lo fanno in riva al mare… ma lì c’è il mare? c’è lo spazio? E il tempo?
ROSA VISONE e LUIGI D’ALESSIO, vittime innocenti di camorra, furono uccisi l’8 gennaio 1982.

Uno Bianca terroristaposted: 4/1/2021 at 17:18:53
Trent’anni fa, il 4 gennaio 1991 tre carabinieri di vent'anni Andrea Moneta, Mauro Mitilini e Otello Stefanini vengono trucidati da più di 200 proiettili. A Bologna! Al quartiere Pilastro! I colpevoli sono i componenti della banda della Uno Bianca, così definita perché sul luogo di ciascun delitto c’è questa auto. Dal 1987 al 1994 ne commette 103, uccidendo 24 persone, ferendone 102.
Nel 1995 la commissione parlamentare contro le stragi, di cui faccio parte, analizza a fondo l’intricato scenario in numerose sedute, in cui incalzo l’allora ministro della difesa Corcione e il capo dei servizi segreti militari Siracusa. E si avvale della consulenza del giudice Antonio Di Pietro. Quando arriva la sua nomina, il presidente Pellegrino, vedendo il mio sguardo errante, mi fa cenno verso il suo ufficio: “Lo hanno mandato san Francesco e la Madonna”. Nel nostro linguaggio “cifrato” san Francesco è l’ex presidente della Repubblica Cossiga e la Madonna è l’attuale, Scalfaro. Sembra che il secondo abbia ceduto alle pressioni del primo. Occorre tenere gli occhi ben aperti. Ed infatti la relazione di Di Pietro si schiera per la criminalità comune, con buona pace di san Francesco, che di Gladio se ne intende.
Studio a fondo e svolgo anche indagini personali. Il 21 giugno 1995, per sensibilizzare l’opinione pubblica, scrivo un articolo per Il Corriere della Sera:
“… Numerosi elementi orientano verso la matrice terroristica… gli attacchi a carabinieri e nomadi; la ferocia gratuita; la sproporzione tra mezzi e fini; la costante presenza della “firma”, la Uno bianca, e del fucile AR 70. Depongono per un coinvolgimento superiore… alcuni riferimenti ai servizi segreti, anche russi, ai trafficanti d'armi e mercurio rosso; il ruolo di un brigadiere dei carabinieri che compie ben quattro depistaggi, fa arrestare diversi innocenti, a Napoli frequenta un corso alla Base militare Nato, con annessa cellula Stay Behind (e cioè: Gladio). Né va dimenticata la strana organizzazione terroristica Falange Armata, che si dedica a telefonate di rivendicazione: su 500 ne riserva 221 alla Uno bianca. Per l’ex coordinatore dei servizi, è espressione di uomini della Sezione K, quella con licenza di uccidere. Quasi otto anni di terrore non si spiegano soltanto con l'incapacità della polizia e della procura di Bologna, impegnate in lotte intestine e trasversali”.
Nel dicembre 1995 presento un’articolata relazione alla Commissione.
Oggi, 30 anni dopo, il fratello di Mauro Mitilini, chiede di riaprire le indagini per chiarire i punti ancora oscuri della vicenda. Non si può che essere d’accordo.



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