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Notizie del 5/2019
34 BRICIOLE DI COSTITUZIONE posted: 29/5/2019 at 16:36:13
34a Puntata 29-5-19
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
(seconda puntata)
La Dichiarazione universale e la Costituzione italiana sono quasi sovrapponibili.
Infatti il documento Onu parte subito senza freni, sottolineando che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali (art. 1) senza alcuna distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, d'opinione, d'origine nazionale o sociale (art. 2). Poi mette la quinta, affermando che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza (art. 3), con fermo divieto di schiavitù (art. 4), tortura, pene inumane (art. 5), arresti, detenzioni, esili arbitrari (art. 9).
Sembra che al volante ci sia la nostra Costituzione, anche quando l’art. 10 prevede tribunali indipendenti e imparziali e l’11 la presunzione di innocenza. Ora ci vuole la terza per circolare liberamente e scegliere la propria residenza e la quarta per emigrare e tornare (art. 13).
Come nella nostra Costituzione, si può scegliere il colore dell’auto, come la religione, e manifestarla liberamente in chiesa, nella moschea, nella sinagoga, nel tempio di Giove (art. 18). Ora la strada è dritta, si passa alla quinta e si urla dal finestrino la libertà d'opinione e d'espressione (art. 19).
La Dichiarazione ha bisogno di carburante e i passeggeri, anche per conto dei loro sostenitori, lo scelgono in condizioni di uguaglianza, perché la volontà del popolo è il fondamento dell'autorità dei poteri pubblici di indicare la meta e come e quando arrivarci (art. 21).
Ué, uè, l’articolo 22 parla di diritto al libero sviluppo della personalità, quindi di diritto alla felicità, che non si raggiunge senza il diritto al lavoro e ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri ai viaggiatori e alle loro famiglie un'esistenza conforme alla dignità (art. 23). Però “Si avvisano i signori viaggiatori” che c’è tanta disoccupazione.
Ehi, Dichiarazione, ora metti la sesta! L’articolo 24 proclama il diritto al riposo e allo svago! Sì, possiamo giocare! Tutte/i, non solo bambine, bambini e adolescenti! Su questo la Dichiarazione è più esplicita della Costituzione.
E per essere felici ci vuole la salute! e il benessere, specialmente per quanto concerne l'alimentazione, l'abbigliamento, l'alloggio, le cure mediche e i servizi sociali necessari; e bisogna aiutare mamme e bebè (art. 25).
Ora nessuno si lamenti: bisogna studiare! No, no, non vi spaventate è tutto gratuito, almeno per le scuole piccole, e per le grandi l'accesso è aperto a tutti, in piena uguaglianza, in base ai meriti. Purtroppo non c’è la settima marcia, perché la meriterebbe l'educazione che mira al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, anzi che favorisce la comprensione, la tolleranza e l'amicizia tra tutti i popoli (art. 26).
Ora si può mettere a folle e spegnere il motore! Devo ricordare a tutte/i coloro che sono a bordo che non abbiamo solo diritti, ma anche doveri nei confronti della comunità. E nell’esercitare diritti e libertà ognuna/o è soggetta/o alle limitazioni che derivano dal rispetto dei diritti e delle libertà altrui (art. 29).
Speriamo che non si rubano la macchina della Dichiarazione, siamo in Italia, anzi a Napoli!
Ma ci siamo noi delle Briciole, saremo i custodi delle sue ruote… scusate… dei suoi valori!

Briciole di Costituzione è un percorso di diffusione dei valori fondanti della Costituzione attraverso brevi commenti, che pubblico ogni mercoledì dal 3-10-18. È rivolto a ragazze e ragazzi di tutte le età. Se siete interessati iscrivetevi al “Gruppo Facebook Briciole di Costituzione” oppure comunicatemi l’iscrizione alla mailinglist. Vi sarei grato se aderiste all’iniziativa e la diffondeste nei vostri diari, blog, siti, giornali, tv.

33 BRICIOLE DI COSTITUZIONE posted: 22/5/2019 at 15:49:26
33a Puntata 22-5-19
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
(prima puntata)
È approvata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con il fine di scongiurare il riproporsi delle disumanità del nazifascismo e della Seconda guerra mondiale. Sembra la sorella della nostra Costituzione, è di un anno più giovane e contempla gli stessi valori.
Quanto all’Italia, perde il primo treno, perché entra a far parte dell’assemblea Onu solo nel 1955, ma non si demoralizza e, con la legge n. 848 dello stesso anno, sale sull’Eurostar della ratifica della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo del 1950, che si fonda proprio sulla Dichiarazione universale del 1948 e istituisce la Corte europea dei diritti dell’uomo. Forse l’Italia non immaginava che la Corte l’avrebbe più volte condannata. Nel 2000 poi viene proclamata La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, confermata nel 2007, divenuta obbligatoria per i Paesi dell’Ue dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona del 2009.
La Dichiarazione universale quindi dovrebbe essere stata recepita nell’ordinamento italiano, il dovrebbe è d’obbligo quando si confrontano gli azzeccagarbugli. Alcuni di loro sbandierano il suo ruolo di faro in materia di diritti umani a livello internazionale, fino a divenire parte integrante del diritto internazionale, perché accolta in documenti, trattati, costituzioni giuridicamente vincolanti per le nazioni.
La realtà però supera la fantasia, nel senso che, nonostante gli indubbi risultati positivi, la Dichiarazione è inapplicata in troppi stati, come dimostrano le migrazioni, le numerose dittature, le guerre cosiddette regionali, i bambini soldato, le pulizie etniche, le
disuguaglianze sociali.
Quindi le Dichiarazioni, le Costituzioni, le leggi possono rimanere parole morte. Dipende anche da noi renderle vive.

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32 BRICIOLE DI COSTITUZIONE posted: 15/5/2019 at 19:27:49
32a Puntata 15-5-19
Libertà di pensiero e fascismo
Nelle ultime settimane giornali e tv sono zeppi di dibattiti su fascismo, antifascismo, apologia, cioè elogio, del fascismo. Cerchiamo di capirci di più.
La Costituzione all’art. 21 prevede: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Destano quindi perplessità i reati di opinione, che puniscono idee, teorie, principi, in contrasto con l’art. 21, che consente a chiunque di dire ciò che vuole anche contro le istituzioni, purché non ingiuri o diffami uno o più individui.
Il Codice penale con la legge 85/2006 ne ha eliminato alcuni, ma ne ha conservati altri, come l’istigazione a delinquere (art. 414) e a disobbedire alle leggi (art. 415). La stessa Costituzione nella XII Disposizione Finale vieta “la riorganizzazione… del disciolto partito fascista”. E la legge 645/1952 punisce la sua ricostituzione, l’apologia, la formazione di associazioni simili.
Il fascismo secondo il Vocabolario Trecani è il movimento “politico italiano che trasse origine… dai Fasci di combattimento fondati nel 1919 da Benito Mussolini e che, costituitosi in partito nel 1921, conquistò il potere nel 1922… trasformandosi… dal 1925 in un regime dittatoriale… fino al 25 luglio 1943”.
Quindi attualmente vanno sciolte tutte le associazioni che richiamano idee e condotte fasciste, oppure le esaltano. Gridare “Onore a Mussolini”, come è accaduto di recente a Milano, è reato.
Io però coglierei la palla al balzo per dimostrare che l’Italia è profondamente democratica e abrogherei tutte le norme che condannano le sole idee, mentre confermerei i reati lesivi di persone e cose. La mia condanna del fascismo è netta! E mi auguro che l’Italia non soffra più di questo morbo cruento. Ma l’articolo 21 è smisurato è va applicato senza confini. Il fascismo va combattuto con idee e comportamenti democratici, non nuocendo a chi si affilia al fascismo senza praticarlo.
Uno Stato democraticamente forte, come il nostro oggi, non può temere nessun reato di opinione. È chiaro che uno stato democraticamente forte è cosa diversa da uno stato forte, con un governo forte. Dove più forte è la democrazia, meno forte è il governo, oggetto delle critiche della stessa maggioranza, dell’opposizione, della stampa, dei cittadini. La normativa repressiva dei reati di opinione è propria di uno stato forte strutturalmente, come quello fascista, ma debole a livello di consenso popolare, tanto da patire e perseguire le concezioni che neghino la sua dottrina. Uno Stato veramente democratico deve favorire il dissenso come elemento essenziale di crescita del sistema, lasciando libere le coscienze di esprimere idee, valutazioni, anche antidemocratiche, purché non si passi dalle parole ai fatti.
Sicuramente mi attirerò delle critiche, ma sono convinto che non si può censurare il pensiero. Questo lo faceva il fascismo, noi siamo antifascisti!

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31 BRICIOLE DI COSTITUZIONE posted: 8/5/2019 at 18:18:57
31a Puntata 8-5-19
Le riforme costituzionali
La Costituzione, a 71 anni, è ancora energica e risoluta, ma dovrebbe indossare un abito alla moda. La globalizzazione, la tecnologia, lo sviluppo rapido in ogni settore consiglierebbero un modello attuale, che valorizzi il suo corpo senza alterarlo.
Il look, come un governo, non dovrebbe cambiare troppo spesso; la scelta degli indumenti, come le decisioni di un parlamento, non dovrebbero essere pigre, ma chiare ed efficaci; gli orientamenti sulle somme da spendere, sulle tasse da pagare, su chi dovrebbe dirimere i litigi, non dovrebbero essere volubili. Il settore più danneggiato dalla incertezza e dalla lentezza è quello economico.
Quindi la linea di un governo, dovrebbe essere stabile, efficiente, spedita nell'azione, per dominare gli avvenimenti e non esserne danneggiato: tenere pronti gli smacchiatori e spedirli in fretta ad annientare lo sporco. Non occorrerebbe passare dal lungo alla minigonna, dal sistema parlamentare a quello presidenziale o semipresidenziale; sarebbe sufficiente rafforzare i poteri della stoffa, cioè del primo ministro, allargandone l'elezione al popolo, cioè a tutti i suoi fili. Avrebbe così l'autorevolezza per realizzare i suoi obiettivi, evitando scivoloni imprevisti, congiure di palazzo firmate, suggestioni partitocratiche, cioè di pantaloni contro gonne, o camicie contro magliette.
Essenziale sarebbe che le leggi della moda fossero approvate dalla sola Camera dei deputati, cioè dei colori prevalenti, ovviamente tutelate le minoranze, cioè le tinte secondarie, e osservata la Costituzione: il suo fisico è troppo affascinante per essere ritoccato.
Il Senato invece assorbirebbe tutti i poteri di controllo, oggi disseminati fra occhi, orecchie, mani, piedi ed enti vari, e ne garantirebbe l’indipendenza. Nominerebbe anche: una parte dei membri della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura; delle autorità indipendenti in materia di sicurezza, scuola, riservatezza, concorrenza industriale, televisione… con esclusione di fegato e reni. Ciascun senatore avrebbe un potere ispettivo diretto, anche su stomaco e intestino.
Il presidente della Repubblica degli stilisti dovrebbe essere eletto a maggioranza qualificata dal solo Senato, per assumere il ruolo di garante dell'unità nazionale di indossatrici e indossatori, e di tutore della Costituzione, con la conseguenza di dover presiedere la Corte costituzionale, il Consiglio superiore della magistratura, oltre che il Consiglio supremo di difesa… dall’insolenza delle rughe.
Però non confondiamo il vestito con l’uso che se ne fa. Il sistema più democratico ed efficiente del globo non può eliminare deviazioni e prevaricazioni del modo di fare politica e amministrazione, come sbrodolarsi addosso le bustarelle, insozzarsi con liquori mafiosi, rotolarsi sulle droghe d’affari.
È necessario tenere pulito l’abbigliamento su un corpo di sana e robusta Costituzione!

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30 BRICIOLE DI COSTITUZIONE posted: 3/5/2019 at 19:40:29
30a Puntata 1-5-19
L'equilibrio dei poteri
Mi sono giunte richieste di altre Briciole. Riprendo con l'equilibrio dei poteri, avvertendo che l’argomento è tecnico, ma sintetizzerò e semplificherò al massimo. Leggendo, vi renderete conto che ogni potere è specifico, ma si interseca con gli altri in una ragnatela che neutralizza decisioni irreparabili, perché sarebbe necessario un accordo fra troppi organi e persone.
Abbiamo già raccontato che la democrazia separa i poteri: quello legislativo, affidato al parlamento, che approva le leggi; quello esecutivo, attribuito al governo, che svolge le attività pubbliche; quello giudiziario, assegnato alla magistratura, che applica le leggi.
La Costituzione viene discussa e approvata nel 1946-1947, quando non si sa ancora chi andrà a governare, per cui si fissano regole molto garantiste, per impedire che un potere possa prevalere sull'altro.
Il Parlamento (articolo 55 e successivi) si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; è eletto da tutte/i le/i cittadine/i per 5 anni. È il “bicameralismo perfetto”: ogni camera deve approvare una legge con identico testo. Se una la modifica, deve tornare all’altra, finché sono uguali anche le virgole. Solo in casi straordinari il Governo adotta provvedimenti con forza di legge. Anche il popolo partecipa all’attività legislativa attraverso: una proposta sottoscritta da almeno 50.000 elettori; e il referendum per abolire una legge, quando lo richiedono 500.000 elettori. Quindi: due camere, governo, popolo: non è proprio facile fare i furbi!
Un altro potere è il Presidente della Repubblica (art. 83 e seguenti) che è eletto per 7 anni dal Parlamento in seduta comune, con una maggioranza superiore alla semplice metà dei votanti. Indice le elezioni delle Camere e può scioglierle, indice il referendum. Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa e il Consiglio superiore della magistratura. È un po’ il nonno autorevole, che equilibra e controlla figli e nipoti. La maggioranza qualificata lo rende espressione di tutti, o almeno di tanti, e gli dà prestigio e indipendenza. I 7 anni sembrano troppi, ma gli conferiscono autonomia rispetto alle assemblee parlamentari che lo hanno eletto, che durano 5 anni. Qui la rete è ancora più aggrovigliata: le camere lo eleggono, ma è lui che indice la loro elezione e le scioglie; mette becco anche nella magistratura e nell’esercito… e nel ‘gabinetto’…
Il Governo (art. 92 e seguenti) è composto dal Presidente del Consiglio e dai ministri e deve avere la fiducia delle due Camere. All’inizio di ogni legislatura, o quando c’è una crisi, il Capo dello Stato consulta le forze politiche e quindi dà il mandato alla personalità che gli appare più idonea. L'incaricato sonda la possibilità di ricevere il sostegno parlamentare su un programma. Se tutto va bene, compila la lista di ministri e la presenta al presidente della Repubblica per la nomina. Il Governo nasce! Ma la gravidanza richiede l’aiuto del nonno, dei figli e dei nipoti. Mancano solo i parenti giudici! O no?
La Magistratura (art. 101 e seguenti) amministra la giustizia, cioè dice chi ha ragione e chi torto, oppure se uno è colpevole o innocente. I giudici sono autonomi, indipendenti, inamovibili. Quando me lo chiedono nelle scuole, domando: “Preferite un giudice che obbedisca ai potenti o che non guardi in faccia a nessuno?”. Tutti rispondono: “Che non guardi in faccia a nessuno!”. È proprio questa l'indipendenza della magistratura! Trattasi di una lontana cugina che non vuole rapporti con chi conta, ma solo con il popolo in nome del quale decide.
La Corte costituzionale (art. 134-136) controlla la conformità delle leggi ordinarie al dettato costituzionale e, in caso di contrasto, le rimuove. È composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento e per un terzo dalle supreme magistrature. Tombola! Si intrufolano proprio tutti! Solo il Governo è in castigo dietro la lavagna!
E giocando giocando abbiamo sbrogliato la matassa!

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