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Notizie del 4/1/2022
Michele Prisco posted: 4/1/2022 at 16:03:20
il 4 gennaio 2022 compirebbe 102 anni.
Parte dalla “Provincia addormentata” per la metropoli vibrante. Domani riceve il “Premio Strega”.
Il treno svogliato attraversa la sera con furbizia automatica e confida ai finestrini focolari e fabbricati, famiglie ed emarginazione nell’oscurità rassicurata da chiarori, lampadari, lampioni, insegne, conoscenza, affacciati sui binari.
Michele percepisce l’attimo in fuga ed immagina con sottile eccitazione.
Una finestra liberty scolpisce una ragazza che suona il violino per sempre. È sensibile e stupenda! Le piace tornare a casa, si sente al sicuro; i genitori sono autentici; ma è il violino a provocarle il brivido, a farle assaggiare l’estasi tormentata del volare.
… l’oblò rallenta per esibire un ciuffo fitto di pini sedotto dalla foschia…
Due bambine si rincorrono accanto al balcone in una impressione recisa dall’inesorabile sfrecciare. La casa è modesta, la mamma malata di tristezza, ma il papà è tutto! Trova sempre la battuta per sollevare la combriccola. Fa divertire anche la mamma. Le sorelline lo abbracciano, avvertono che il suo cuore piange anche quando ride, ma procede, senza sosta, innamorato.
Michele sogna due figlie non ancora nate.
… un temporale di palazzi moderni ingolfa lo schermo e svanisce senza ricordo…
Un adolescente infinito riempie fogli di poesia partorita da una lampada sopra il moggio. Ha un fratello giocherellone, in attesa di due maschietti. Il padre è agiatamente dimesso, ma potrebbe essere un avvocato; la madre è madre e potrebbe essere nobile. Il ragazzo ha una stanza tutta sua e una grande veranda che lo ispira. Annota urla di dolore della sua terra, soprattutto delle donne, e insegue la speranza in coetanee e coetanei che nuotano nel buio pavesato da minuscoli punti luminosi. Il flash glielo dona l’osservazione: il telescopio rudimentale rapisce le stelle e le corica nei suoi occhi che prevedono miraggi di fiducia.
… colline spensierate, appena accennate, anelano l’arancio di un’alba benevola…
Una tavolata d’ogni età canta un futuro senza gallerie… una mamma anziana piange la vittima dell’auto e ne cerca il viso in tv... una sbarazzina fantastica sul partner non ancora incontrato… un piccino succhia il ghiacciolo, quasi fosse la sua biografia…
E… ecco… appare l’aurora notturna che impersona Roma verso il cielo indifferente… Termini abbaglia il formicaio che scende e sale… la pensione di Trastevere accoglie fioca… Un letto scarno, sedia e tavolino, un armadio indifeso…
Michele è supino e dialoga con il comò agghindato di trascuratezza. A quante rappresentazioni ha assistito paralizzato, fra sogghigni, allegrie e trepidazioni!
In un mattino incolpevole, ancora infante, due fidanzatini, consumati dal mondo, avevano optato per l’immobilità. Così li avevano scorti le pulizie, ma il comò aveva udito… il silenzio strozzato della giovane, visto… le vene convulse provocate dalla mano, appena virile, con ancora la lametta vermiglia…
“No, no, non ti spaventare, quella fu l’unica volta! Ho partecipato a tantissimi amplessi, dolci dolci e un po’ energici, corpi nudi di bellezza incompiuta o già vissuta. E sussurri d’angoscia e di avvenire, e lamenti del soffrire e ilarità ininterrotte”.
Ma Michele preferisce raccontare e allora veste di bruno la fidanzatina e di biondo lui, con il petto perfetto in competizione con i seni a coppa di champagne, gli occhi azzurrini che si mescolano a quelli nocciola, il desiderio che sale incontrollato e si immola nel piacere e poi nel respiro annientato e nel fiotto di sangue.
È convinto lo scrittore che il comò abbia passato una notte con la violinista e non ne abbia fatto cenno per pudore. Era da innamorarsi all’istante, senza lasciare spazio neanche ad un fremito, soave nella sua versione addormentata, che negava il coraggio di scoprirla, nemmeno un po’. Quando l’innocenza è universale trasmette innocenza senza rivoli.
Quanto è fecondo il poeta! Le sue voci di dentro animano persone ignote e oggetti ripudiati! La solitudine non è mai sola!
Ora è nel mistero, consapevole che non si muore.
michi del gaudio




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