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Notizie del 1/2022
Divieto di associazioni segreteposted: 25/1/2022 at 12:30:05
La legge è approvata il 25 gennaio 1982, con il n. 17, in attuazione dell'art. 18 della Costituzione in materia e prevede lo scioglimento della Loggia P2.
La Costituzione stabilisce: “Articolo 18. I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente… Sono proibite le associazioni segrete…”.
La legge 17/1982 considera segrete le associazioni che, anche all'interno di organizzazioni palesi, occultano la loro esistenza, le finalità, le attività, i soci in tutto od in parte ed anche reciprocamente, al fine di interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, amministrazioni pubbliche, enti pubblici anche economici, servizi pubblici essenziali di interesse nazionale.
Decreta che chiunque le promuove o dirige è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la interdizione dai pubblici uffici per cinque anni; e aggiunge che chiunque vi partecipa è punito con la reclusione fino a due anni e con l'interdizione per un anno.
Qualora con sentenza irrevocabile ne sia accertata la costituzione, il presidente del consiglio dei ministri, previa deliberazione del consiglio, ne ordina lo scioglimento e dispone la confisca dei beni.
I dipendenti pubblici, civili e militari, per i quali risulti, sulla base di concreti elementi, il fondato sospetto di appartenenervi, possono essere sospesi dal servizio, sottoposti a procedimento disciplinare e sanzionati.
La conclusione è perentoria: L'associazione segreta denominata "Loggia P2" è disciolta.
Viva Tina Anselmi!


Giornata Internazionale della Scuola posted: 24/1/2022 at 14:21:05
ricorre il 24 gennaio 2022, con tema “Cambiare rotta, trasformare l'istruzione", per sostenere il diritto all’istruzione in tutti i Paesi al fine di costruire un futuro più sostenibile, inclusivo e pacifico.
Viene proclamata per la prima volta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 24 gennaio 2018.
Il liceo è supermoderno, vetro trasparente e fine metallo per tanti piani a forma di vela, come il famoso grattacielo del Burj al Arab, simbolo della città di Dubai. Solo che si trova in una cittadina costiera del Golfo di Napoli, con alle spalle il Vesuvio. All’ufficio di cento metri quadri si accede attraverso un labirinto di scatole cinesi che rendono invisibile il potere. Il preside siede alla scrivania sovradimensionata dentro un elegante abito scuro con camicia chiara e cravatta blu a pallini opachi. La corrucciata segretaria annuncia la professoressa, che avanza in jeans e tshirt, capello biondo su tacchi a spillo.
“Chi è lei?”.
“Sono la professoressa! Quella di Barbiana! Ho ricevuto un plico: Lettera a una professoressa!”.
“Ma io non ho spedito nulla!”.
“L’hanno scritta studentesse e studenti!”.
“Ma loro sono la truppa! Io sono il dirigente, quello che comanda, che sa di sapere!”.
“Nel testo ragazze e ragazzi raccontano di una docente di francese che insegna alle medie facendo divertire alunne ed alunni, che parlano in francese attraverso il Gioco dei Pacchi della tv, perfettamente imitato con scatoli delle regioni d’oltralpe e relativi premi; oppure mangiando i prodotti tipici della tradizione francese, dal pane ai dolci, preparati dalla docente; costruendo alberi di Natale a forma di Tour Eiffel o addobbati con corone variopinte tipiche della Festa dei Tre Re, magi, con la tipica pasta sfoglia della Galletta dei Re”.
“Non mi dica! La moglie di quel giudice folle che, avendo un fanciullo asmatico, ha trasformato il salone in campetto di calcio, con tanto di porte, per far giocare al riparo il figliolo e gli amichetti! Al nono piano!”.
“Sì, sì, il magistrato sto scrivendo un libro dal titolo La Scuola come Svago!”.
“È un esaltato!”.
Entra un giovane furente, che polemizza come un temporale dialettale…
“Vede che succede? Qui abbiamo gente a rischio, se non addirittura deviata!” e si allontana.
La professoressa di Barbiana si avvicina cheta al vulcano:
“Cosa succede?”.
“Come si fa a giocare a scuola? A scuola si studia! – sbotta Gennaro.
“Hai sentito?”.
“Quella di italiano mi ha cacciato fuori ingiustamente. Io stavo solo raccontando che mia mamma è asciuta pazza; mi ha portato lo zaino firmato. Invikta! E lei mi sfotte: Genna’, ma qua Invicta è scritto con kappa! Stu zaino viene da Forcella!”.
“Ma a te interessa avere uno zaino firmato?” chiede la professoressa.
“Ma figurati cosa me ne frega. Con tutti i pensieri che ho! - Poi riprende serio - “Se devo essere sincero, mi farebbe piacere, ma non so nemmeno io se perché mi piace o perché ce l’hanno tutti. Dobbiamo essere noi stessi! Dobbiamo essere noi stessi! E se poi non tengo i soldi? E’ facile predicare! L’insegnante! Ma che vuoi insegnare a uno che ha lo zaino firmato falso? Bisogna sempre dire la verità! Sempre! Poi tua madre ti regala lo zaino clonato e lo storico ostenta sul braccio un Rolex d’oro, che gli ho procurato io per 10 euro! E’ tutto un trucco. Io ho bisogno di gente che mi trasmetta qualcosa con il suo modo di comportarsi, non con le parole. La scuola non deve solo informare, ma anche formare. Altro che formazione! L’artista può insegnare una formazione diversa da quella del Napoli. Maradona non si discute si ama! Solo questo sa dire. E mo’ non teniamo più nemmeno lui, che almeno la domenica ci faceva sentire meno poverielli”.
“Che ci siano insegnanti non all’altezza è sotto gli occhi di tutti, ma la gran parte si impegna, alcune/i spiegano anche l’autoironia!”.
“No. E non accennano al metodo di studio, al senso critico, al potere di sintesi, alla capacità di decidere, alla differenza fra idee e ideali… Ti siedi a terra con me per crescere insieme! Senza scettri della conoscenza e dell’esperienza, senza pretendere di avere tu quello che non ho io, di dare per scontato che io posso imparare da te e non tu da me, che tu parli e io ascolto, che…“.
“Hai ragione, i destinatari della scuola sono studentesse e studenti, con il loro diritto allo studio. La loro maturazione a volte è carente. Bisognerebbe insegnare ad insegnare. Non basta padroneggiare la propria materia. Un mio amico è un grande matematico e, per sua ammissione, è un pessimo insegnante di matematica. Insegnare significa accompagnare allieve ed allievi alla consapevolezza fisica e spirituale, non semplicemente costringerli ad apprendere la geografia. L'insegnante dovrebbe approfondire la psicologia, la sociologia, la comunicazione, l’informatica... Quanti docenti, non per loro colpa, non hanno mai frequentato corsi di pedagogia? È la scienza base per salire su una cattedra e saperne anche scendere per guadagnarsi la fiducia di studentesse e studenti, concedendo loro la propria!”.
“Ed imparare ad imparare!”.
“Cultura è capire che la nostra verità può non essere la verità, rispettare l’opinione altrui. L’apertura mentale è la madre di tutti i valori”.
“Educare ad educare!”.
“La felicità come obiettivo della vita, inseguire l’essere non il dover essere, l’autenticità, altrimenti indossiamo gli abiti che gli altri ci mettono addosso. Non saremo mai perfetti!”.
“La scuola come piazza della cittadina, del quartiere, con la sala giochi, il Luna Park, la cineteca, la biblioteca, il giardino della lettura, il teatro, l’area sport… ove tutte tutti possono accedere per insegnare e imparare reciprocamente, con genitori ed insegnanti come compagni di un gioco permanente di crescita vicendevole!”.
“Io però sono solo un’umile professoressa, alla quale è stata indirizzata una lettera a cui cerca di rispondere con tanti dubbi ed un’unica certezza: sapere di non sapere”.
michi del gaudio

Presidenti della Repubblica che ho conosciutoposted: 21/1/2022 at 17:05:35
Care studentesse e cari studenti dell’Istituto Comprensivo “Iovino – Scotellaro” di Ercolano,
la Costituzione sembra un po' fredda, ma leggendola si sente il respiro di un popolo.
Il capo dello Stato è organo sopra le parti; gli è attribuita principalmente una funzione equilibratrice e di controllo degli altri organi costituzionali. Le modalità di elezione con maggioranza prima dei due terzi e poi del 50% gli garantiscono prestigio e indipendenza, onde evitare che sia espressione di singoli schieramenti. L’integrazione delle camere con i delegati regionali riflette l'intenzione di realizzare una maggiore rappresentatività. Alla carica può accedere ogni cittadina/o. L'età minima, 50 anni, è giustificata dalla necessità che il candidato sia giudizioso e autorevole. Sette anni sembrano troppi, ma gli conferiscono autonomia rispetto alle assemblee parlamentari che lo hanno eletto, di durata quinquennale.
Con il presidente Sergio Mattarella ho lavorato assieme nella commissione parlamentare sulle stragi e il terrorismo. Un gran signore! Preparato e umano. Sempre calmo, sereno, a volte quasi timido, altre malinconico. Quando mi chiedeva qualcosa, non avevo la forza neanche di discutere, per la sua autorevolezza, tracciata dall’assassinio mafioso del fratello Piersanti, onesto presidente della Regione Sicilia. Ricordo in particolare una seduta nella commissione in cui con i miei interventi misero in estrema difficoltà il vicepresidente leghista Matteo Brigandì. Sergio mi fece un cenno con le mani! In silenzio mi comunicò che avevo raggiunto l’obiettivo, potevo desistere. Obbedii tacendo.
Ho conosciuto Francesco Cossiga, non condividevo il suo agire, ma ci sono alcuni episodi che lo riabilitano ai miei occhi, a testimonianza che nessuno è tanto burrascoso da escludere approdi indulgenti, genuini, fertili.
Nel ’94, si votava per la quota di giudici della corte costituzionale di nomina parlamentare. La chiama in ordine alfabetico procedeva ed io ero in attesa nell’emiciclo in un gruppetto con D’Alema, Rosy Bindi, Sandra Bonsanti, Rosetta Russo Jervolino, Simona Dalla Chiesa e Sergio Mattarella. Arrivò Cossiga e si diresse verso di noi. Salutò singolarmente e il tentativo di Massimo di presentarmi naufragò nell’abitualmente perentorio grande vecchio: “È Michele Del Gaudio, lo conosco! Il magistrato! La toga strappata! Lo seguo. Da ultimo il comitato parlamentare per la difesa della Costituzione, in linea con l’appello di Dossetti. Preferisco non aderire, ma sono interessato; mi tenga informato!”. E mi strinse forte la mano!
Ebbi l’impressione di essergli simpatico! Me lo confermò una sua lettera:
14. XI. 94
Caro Collega,
è mia ferma opinione che i cattolici possano e debbano impegnarsi in politica secondo le loro autonome scelte temporali, ma da e non come cattolici e senza pretese di esclusivismi, ciò che sarebbe integralismo e cioè clericalismo di centro, di sinistra o di destra, ma sempre clericalismo.
Auguri per il tuo impegno politico così talmente diverso da quello di magistrato (… e viceversa!).
Cordiali saluti,
Francesco Cossiga
È come quando il temporale si tinge di candore e mostra il suo giardino interiore, i sentimenti, gli ideali, la sua umanità immanente.
Ci incrociamo casualmente, mentre il sole sbriciola, al Pantheon, e mi chiede di don Giuseppe, come se volesse sapere come è fatto un santo.
Oscar Luigi Scalfaro l’ho frequentato abbastanza, sono stato accolto nel suo studio privato del Quirinale, mi ha anche raccontato vicende personali:
Era in Calabria, in prefettura. Dopo il pranzo ufficiale, fingendo un riposino, si dileguò grazie a complici fidati e si intrufolò in un’automobile minima, in cui trovò suor Rosaria al volante, con due parimenti giovanissime consorelle.
“Buongiorno, signor presidente!”.
“Il presidente è rimasto lì dentro! Il tu lo hai dimenticato? - salutò Scalfaro -. Dove mi portate, belle fanciulle?”.
“Ti portiamo in un prato con un bellissimo panorama!” disse Rosaria.
“Ma come guidi? Sei più sbandata tu della macchina! È tutta scassata!” si lamentò Scalfaro, che invece, pochi minuti dopo, esultò dinanzi al verde che si tuffava in cielo.
“Stai bene vestito così! Sembri più giovane!” gli sorrisero tutte e tre.
“Io sono, giovane! In vostra compagnia gli anni volano! Non dico che giacca e cravatta mi danno fastidio, sono la mia seconda pelle, ma preferisco il maglione. La formalità troppo spesso nasconde la verità, mentre la schiettezza la svela. Anzi, se la spontaneità è recitata, anche abilmente, è smascherata facilmente”.
“Per questo non ti va Berlusconi? Per la falsità?” chiede Rosaria.
“Non è che non mi va… il mio compito è di impedire che venga violata la Costituzione… cerco solo di fare il mio mestiere… Non puoi giurare sulla Costituzione e poi ti giri dall’altra parte, anche se la ragion di Stato lo consiglierebbe… Però sono rammaricato, no, sono proprio arrabbiato… ha tirato in mezzo mia figlia sui suoi giornali!... Questo è grave! Non si può trascinare nella contesa politica una persona meravigliosa come lei…”.
“Hai gli occhi lucidi!” sussurrò il coro.
“Tutte la volte che Marianna soffre o gioisce mi commuovo… Ma poi penso al Vangelo e al fatto che sono di sana e robusta Costituzione”.
“Riesci a trovare Vangelo e Costituzione dappertutto”.
Il rapporto con Carlo Azeglio Ciampi è stato limitato, mi chiamava al Colle quando c’erano le scuole, per la mia presunta conoscenza del mondo giovanile. Dopo conducevo studentesse e studenti dalla moglie, che li intratteneva pretendendo d’essere chiamata “Nonna Franca”.
Con Giorgio Napolitano sono stato alla camera; un lord inglese, con cultura istituzionale ed oratoria di alto profilo. Lo vedevo alla camera tutti i giorni dal ’94 al ’96; l’ho poi rivisto più volte, anche da presidente. Al raduno pisano degli ex normalisti, da ministro dell’interno, era tenero come un vitello: era lì per suo figlio, perfezionando alla Scuola fondata da Napoleone il 18 ottobre 1810 come succursale dell’Ecole normale superieure di Parigi.
Ma la mia passione è Sandro Pertini!
Tutti dovrebbero essere come lui: anteporre gli interessi generali a quelli personali! Incarna il vero italiano: onesto, schietto, trasparente come un bicchiere d'acqua. È vicino alla gente nei momenti belli e brutti. È ancora oggi punto di riferimento della mia vita.
Sandro Pertini nacque nel 1896 e giovanissimo entrò nel partito socialista. Fu arrestato dai fascisti nel ‘26 e nel ‘28. Rimase in carcere 7 anni e poi fu confinato a Ponza e Ventotene. Trascorse lunghi periodi di esilio in Francia, ove lavorò come muratore, per poi divenire artefice della Resistenza. Riarrestato dai tedeschi, riuscì ad evadere in maniera rocambolesca. Dopo la Liberazione, fu membro della Costituente, quindi senatore, deputato, presidente della Camera e della Repubblica dal ‘78 all’‘85: la sua elezione venne salutata con il più lungo applauso mai risuonato in parlamento.
Nell’ ’81 gli scrissi una lettera. Gli dissi che ero del Sud ed ero appena stato nominato giudice del tribunale di Savona, la sua terra. Aggiunsi che ci sono giovani pronti a “servire” cittadine e cittadini e a tutti quei sacrifici che fanno più bella la vita... Gli raccontai di due fratelli sessantenni che non si rivolgevano la parola da 20 anni per questioni ereditarie. Conversai con loro per quasi tutta la mattinata e alla fine chiacchieravano come se non avessero mai avuto contrasti. La causa fu cancellata ed uno dei due mi bisbigliò: “Giudice, lei potrebbe essere nostro figlio, ma oggi ci ha fatto da padre!”. Sono pronto a qualsiasi rinuncia pur di avere ancora soddisfazioni come questa! Chiusi così la lettera.
Mi chiamò nel 1984:
Signor giudice, le telefono per esprimerle la mia stima ed ammirazione per tutto quello che sta facendo. Pensi che la stimo talmente che, se lei venisse al Quirinale con un mandato di cattura per me, direi: "Il giudice Del Gaudio ha ragione!". Ma non mi faccia questo scherzo!
La ringrazio, signor presidente…
Anch'io nella mia giovinezza ho avuto a che fare con giudici e prigioni; ma erano altri tempi, non è vero? Ricordo che, quando il tribunale speciale mi condannò, il maresciallo dei carabinieri, nel rimettermi le manette per portarmi via, singhiozzava. E il presidente del tribunale, incontrando mia madre per strada, la confortò: "Signora, non potevamo agire diversamente, era reo confesso!".
Signor presidente, per me lei è…
Grazie, signor giudice, per il suo lavoro egregio; avrei piacere di conoscerla; le porte del Quirinale sono aperte!
La ringrazio, signor presidente, appena finirà il processo, verrò a trovarla.
Ancora ossequi, giudice!
Grazie, presidente, grazie di cuore!
Ho conosciuto sua moglie, la signora Carla Voltolina. Nel ’92. Mi ha telefonato dopo aver letto “La toga strappata”, un mio volumetto in cui manifesto il mio “amore” per suo marito, purtroppo morto nel ’90. Mi ha onorato della sua amicizia finché è vissuta. Ci ho spesso passato il pomeriggio o la serata a parlare dei valori costituzionali e del suo Sandro, del quale era ancora innamorata; anzi gli dedicava ancora la vita dopo che era mancato. Pretendeva, nonostante la mia timidezza e ritrosia, che mi sedessi sulla poltrona di Sandro e a volte mi chiedeva dolcemente di accompagnarla a cenare alla loro trattoria, al loro tavolo: il proprietario, in segno di ammirazione, aveva adornato la parete accanto con una foto del presidente, sorridente e benevolo. Pertini è per me un modello!
Sandro Pertini aveva centrato il nocciolo: Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie.
Mi auguro che il prossimo, 13°, presidente della Repubblica sia la presidente Rosy Bindi, per le sue qualità e capacità, ancorate ai principi costituzionali, e mia amica del cuore.
michi del gaudio



Rosy Bindi a difesa della Costituzioneposted: 19/1/2022 at 17:43:55
Il 25 aprile 1994 don Giuseppe Dossetti lancia l’appello per la difesa della Costituzione. Ecco perché propongo un “Comitato parlamentare per la difesa e la piena attuazione della Costituzione”. Aderiscono più di cento fra senatrici, senatori, deputate e deputati, fra cui Bassanini, Boffardi, Bonsanti, Bonfietti, Dalla Chiesa, Di Lello, Garavini, Giulietti, Guerzoni, Jervolino Russo, Lumia, Maselli, Novelli, Soda, Gallo, Manconi, Mancuso, Salvato; sono comunque interessati all’attività dell’organismo Ayala, Bianchi, Cossiga, lotti, Mattarella, Melandri, Napolitano, Brutti, Casadei Monti, Gualtieri, Imposimato, Masullo, Rognoni, Senese, Smuraglia, Stajano, Valiani, Villone.
E Rosy!
L’aula è il pausa.
Entro nella buvette, ispeziono solo con lo sguardo, impudico e sensuale, per esclusiva estasi mistica, una per una le singole esposizioni salate e dolci… immagino, fantastico… per poi mestamente frustrato ordinare il preventivato: un cornetto rustico friabilissimo con mozzarella e pomodoro. La vita sedentaria mi costringe all’ingrasso e quindi queste immobili sfilate di modelle gastronomiche senza degustazione esaudiscono idealmente aspirazioni tenaci ed incontinenti. Questa volta però scivolo inconsapevolmente cosciente nell’ingannevole e suadente richiamo della foresta famelica: la millefoglie alla crema di castagne è troppo esibita ed è la migliore che abbia mai assaggiato: me la centellino con flemmatica lussuria, sperando nell’assenza di scocciatori, e all’ultima zannata mi sento nel nirvana.
Giro due volte il Transatlantico, evitando accuratamente il tappeto rosso che ferisce la mia umiltà per il suo simbolismo di solennità e potere. L’enorme salone, perimetrato da archi e colonne, sostenuto da pavimenti in marmo policromo siciliano, ha per cielo il soffitto tipico delle navi transoceaniche, che ammalia ed abbraccia confortevole. Ed infatti mi rilasso sulla poltrona antistante la prima balconata del giardino, da cui entra il sole primaverile del pomeriggio autunnale che disegna uno scarno triangolo di polvere nell’aria. Fuori il Cupolone di San Pietro è naturalmente illuminato. Aspetta.
“Ciao, Rosy!” - speravo proprio di incontrarla. La stima e l’affetto, certamente ricambiati, si intensificano - Domani alle 16.00 c’è la prima assemblea”.
“Lo so!”.
“Ho eccezionalmente ottenuto la Sala della Regina. Mi mette soggezione con i suoi arazzi pregiati, i marmi intarsiati e scolpiti, i tre grandi lampadari in stile art nouveau…
“Non ti impressionare! Io la chiamo Sala delle Donne, perché, più che le regine, mi interessano le foto delle ventuno Costituenti, e quella di Tina Anselmi, prima ministra, e Nilde Iotti, prima presidente della camera. Comunque ho la seduta della commissione. Non posso mancare. Però ti anticipo adesso le mie riflessioni”.
“La chiamerò sempre Sala delle Donne!”.
Tira fuori dalla borsa una cartellina con fogli amanuensi fitti ma limpidi:
“Mi piace nel nome non solo la difesa, ma anche la piena attuazione, per cui occorre lottare perché le norme più pregnanti non sono sbocciate nella realtà sociale e legislativa ordinaria. Anche se poi necessitano interventi chirurgici alla seconda parte ordinamentale, per semplificare e velocizzare le procedure legislative e regolamentari, rifuggendo da ogni intenzione di revisione più ampia”.
“E che ne pensi dell’obiettivo di diffondere la Costituzione fra cittadine e cittadini, in particolare giovani?”.
Intanto si aggiunge Giuliano Boffardi.
“Da toscanaccia, ho saputo da una conoscente che il comune di Lucca ha varato un progetto per la divulgazione della Costituzione nelle scuole della città. Dovremmo acquisirlo”.
“Bisognerebbe anche promuovere incontri di "testimoni" della Costituzione con studentesse, studenti, adulte, adulti”.
“Michelino, occorrerebbe anche rendere effettivo l'insegnamento della Costituzione e della Educazione Civica nelle scuole di ogni ordine e grado, introducendo una specifica ed autonoma materia con voto proprio, nonché della storia contemporanea, nella quale si inquadra la Costituzione del '48”.
“Preparo una mozione per impegnare il governo e il ministro dell’istruzione”.
“Abbiamo la Costituzione più bella del mondo e poche pochi l'hanno letta; ancora meno la conoscono in modo accettabile; solo chi ha fatto studi giuridici l'ha analizzata. In particolare le nuove generazioni sono digiune sull’argomento”.
“È un messaggio di civiltà. Rappresenta il patto di un popolo sovrano che attraverso 556 saggi esprime uno dei più elevati messaggi umani della storia deI mondo”.
“E non poteva essere diversamente. Si veniva dalla meravigliosa prova della Resistenza e dalla brutale seconda guerra mondiale, con cinquantacinque milioni di morti e l'olocausto di sei milioni di ebrei. I Costituenti decisero allora di accantonare le loro idee individuali, le ottiche di partito, gli interessi elettorali. Elaborarono, gomito a gomito, un proposito di vita, tendente ad uno spirito universale, rispettoso delle culture presenti nel Paese: quella cristiana, quella liberale, quella marxista”.
Il triangolo lucente si assottiglia, mentre noi già siamo salpati. L’imminente crepuscolo staglia la Basilica.
michi del gaudio


Mario Almerighi posted: 19/1/2022 at 18:02:43
un grande uomo partito troppo presto.
Il 19 gennaio 2022 è il suo onomastico.
È domenica, ma Mario è in ufficio… a studiare il processo denominato “Lo scandalo dei petroli”.
Il nuovo palazzo di giustizia del 1974 conserva il cortile interno, con il portico colonnato e lo scalone monumentale, dell'edificio settecentesco dell'ospedale di Pammatone, ma è fasciato da vetro, metallo e cemento in un connubio di luce remota e futura.
A Mario intriga, in pochi metri si percorrono secoli! E gli piace affidarsi alla stanza moderna, distaccata, fredda proprio perché l’attimo dopo può godere della superba, sensuale, antica architettura. Ci lavora volentieri, anche per i ricorrenti break visivi fra abrogato raffinato e vigente grezzo ma fecondo, soprattutto quando non ode transiti vocianti, carrelli appesantiti da vicende criminali, silenzi prontamente rimossi. Preferisce i bui fiochi dei pomeriggi invernali e delle laboriose ore notturne in attesa dell’atto decisivo, dell’intuizione determinante, del cerchio che si chiude.
Si accorge che la testa penzola e gli occhi arrossati reclamano un cuscino sognante.
Ma, mentre comincia a raccogliere i fogli che ondeggiano sulla scrivania, ne fissa uno, con l’intestazione accattivante. È la svolta!
È una lettera! Dell’associazione petrolifera nazionale! È diretta a quella ligure: “Ci siamo accordati con i partiti per dare loro questa somma. Tutti hanno pagato; solo voi no. Volete versare la vostra quota?”.
È una prova documentale della corruzione fra petrolio e politica!
Mario è eccitato! Nei suoi trentacinque anni non ha mai provato quell’emozione, non statica ma dinamica: una simbiosi in evoluzione fra gioia, leggerezza subito gravosa, responsabilità preoccupante, paura, inquietudine… Lui, il giudice, Mario ha le qualità per istruire un siffatto processo? le capacità per reggere un fardello così enorme ed informe? E il coraggio per incriminare ministri e deputati? Proprio il coraggio in quell’istante s’è rifugiato nell’andito più recesso del suo stomaco e lo ammonisce con una nausea mista a impercettibili conati.
Il tutto dura un oggettivo nanosecondo, una soggettiva era glaciale. Mario si tocca braccia e gambe e respira calmo. È o non è il giudice ragazzino che all’ultima assemblea dell’associazione magistrati si è beccato applausi convinti e prolungati? “Fino ad ora la gran parte della magistratura non è stata proprio indipendente. C'è stata una specie di coesione di tutta la classe dirigente del Paese, dai politici ai magistrati, ai professionisti, agli imprenditori, ai funzionari pubblici. Per cui, se si è accusato un giudice, o un medico, o un sindaco, si è teso a coprire. Ma nella base della magistratura si estende la voglia di indipendenza in attuazione della Costituzione. È il momento di non guardare più in faccia a nessuno. È tempo di procedere anche contro i potenti, senza nessun timore reverenziale!”.
Queste parole gli pulsano nelle vene e, se non gli infondono una solida fermezza, almeno neutralizzano la paura e le impediscono di paralizzarlo, di condizionare le sue scelte.
L’indomani avrebbe preso in giro i colleghi di ventura Adriano Sansa e Carlo Brusco: “Leggete un po’! Grazie alla taccagneria di voi liguri scopriremo i santuari dello scambio di mazzette. Siete avari anche quando dovete pagare le tangenti!”. “Ma stai zitto, sardo scorbutico!” gli avrebbero risposto.
Ma è già domani, alle 7.00 bussa il custode.
È come un secchio d’acqua fredda sul viso. Le energie si arrampicano per i polpacci, il fegato, il cuore, la mente.
“È già qui, dottor Almerighi?”.
“Sì, ci sono dolci zanzare che volteggiano…” accenna in confusione Mario.
“Mi faccio il caffè, ne vuole anche lei?” taglia corto il custode, depositario delle sue ripetute veglie.
Mario non è ancora consapevole di essere uno dei primi “giudici d'assalto”, quelli veramente e finalmente indipendenti. Spontanei e non organizzati si diffondono a macchia d'olio. L'indipendenza preme forte come il vento e negli anni ’80 sono tanti i processi contro persone influenti. La gran parte non arriva a conclusione, perché, se sono indipendenti i giudici, non lo sono ancora i capi degli uffici giudiziari. Salvo eccezioni come quello di Falcone e Borsellino… il maxi-processo si fa non solo per loro, ma anche grazie al capo indipendente: Antonino Caponnetto.
Mario non conosce ancora Susanna che sarà sua moglie.
Non conosce ancora Valeria che sarà sua figlia, né Dario che sarà suo figlio…
… né me che sarò il suo fratello minore: mi trasmette la sua utopia: sperare non è solo logico, ma vitale, perché ci obbliga all’impegno, ci rende felici già mentre sviluppiamo l’azione, a prescindere dal conseguimento dell’obiettivo… imparo osservando il suo agire, il suo trasformare ogni vittoria in umile tassello, ogni sconfitta in nuova energia, perché il bene sa vincere anche perdendo.
Quella notte però Mario c’è già tutto. È l’espressione dell’umanità in divenire.
michi del gaudio


Rosy Bindiposted: 15/1/2022 at 15:59:37
Vangelo e Costituzione
È l’estate del 1995, in aula si discute la proposta di legge presentata il 28 febbraio col n. 2115 da Bassanini, Elia, Mattarella, Bindi, Del Gaudio e altre/i, per la modifica degli articoli 64, 83, 135, 138 della Costituzione, allo scopo di mantenere la maggioranza qualificata dei due terzi, senza scendere a quorum minori, in materia di regolamenti parlamentari, elezione del presidente della Repubblica, nomina dei giudici costituzionali, approvazione delle leggi costituzionali e di revisione della Costituzione.
La seduta è sospesa per un’ora.
Passo dalla posta: cianfrusaglie e una lettera di Luigi Berlinguer, il mio capogruppo, sui lavori della commissione contro stragi e terrorismo, di cui sono membro.
Salgo nella Sala del Mappamondo per un breve incontro con gli indipendenti del Gruppo.
Poi entro nell’ascensore d’inizio ‘900.
- Ciao Rosy, anche tu apprezzi l’antico?
- Se questo è lontano, prendo i moderni; ma quando apro queste porte, elegantemente vetuste, provo una sensazione di storia!
- Io evito i locomotori telematici, mentre sono sedotto dalle maniglie palpitanti di narrazione umana, dal parquet delicatamente consunto, compagno di ascesa e discesa di deputati illustri e malfattori... Hai qualche minuto per dialogare un po’?
- Sì, con piacere, signor poeta!
- Sono solo emotivo… anche verso le cose!
- Sai che ti chiamano il gatto randagio della notte? Ma è vero che ti piace la camera a luci spente?
- Sì, ormai conosco ogni angolo, ogni mobile, ogni quadro, ogni poltrona… La prima dopo la stupenda Sala Verde è la mia preferita: è la più morbida di tutte… è sta usata più delle altre per la sua posizione strategica, quasi quella del timoniere del Transatlantico; che di giorno illumina e riflette luce intensa da ogni punto… di notte, nella apparente cecità, si veste di un buio selettivo che mi include; sviluppa in me una sensibilità più docile e sinuosa, che si appoggia sugli oggetti, assaporando colori e calori mutevoli secondo l’ora e il chiarore. Riesco a cogliere questi mutamenti che nessun altro è in grado di avvertire. Voglio quasi bene ad ogni particolare…
- E allora vada per la Sala Verde!
- Incanta anche te?
- Ha un suo fascino! Quel liberty dell’arredamento, del lucernario in fiore, colorati in cangianti tonalità di speranza. Hai ragione, non è solo un ambiente confortevole per la lettura dei giornali.
- È la mia alcova! Mi raccolgo a meditare! Ci dormirei e al mattino sarei radioso!
- Rosy, ti coinvolge la proposta di legge?
- L’ho firmata! E l’hai firmata anche tu!
- No, è che comunque intende cambiare la Costituzione così cara a don Giuseppe Dossetti.
- Gli ho parlato! È favorevole!
- Sì, me lo ha detto che sei andata a trovarlo! Ti stima molto!
- Stima anche te! Anzi penso che per te abbia un debole!
- Da quando ha scritto la soffice, vigorosa, fertile prefazione al mio volumetto “Vi racconto la Costituzione”, è germogliato qualcosa di indescrivibile. È il mio maestro! Assieme ad Antonino Caponnetto! Sono le mie stelle comete: non le raggiungerò mai, ma mi indicano il cammino!
- Io sono cresciuta, con don Giuseppe. È l’ispiratore del cattolicesimo democratico, in cui credo!
- Ho chiesto la loro “benedizione” e poi ho accennato la mia convinzione a Franco Bassanini. Siamo seduti accanto! Mi ha risposto che gli frullava nella testa già da un po’: “Che ne pensa Dossetti?”. “È d’accordo!”. “Redigo l’atto!”.
- Ma perché è lui il primo firmatario se la fonte sei tu?
- Io sono un umile “peones”, al quale non interessa la paternità delle idee ma la loro diffusione. Faccio mille passi indietro di fronte a Franco! Che poi ha acquisito le sottoscrizioni di Leopoldo Elia, Sergio Mattarella e tanti altri nomi prestigiosi.
- A me ha persuaso subito! Certo è strano che bisogna mutare la Costituzione per difenderla da una legge ordinaria!
- È il sistema elettorale maggioritario! Una scelta dovuta dopo il referendum!
- Leopoldo sostiene che le forze politiche che vincono le elezioni maggioritarie, godendo almeno del 51% dei seggi, possono, dopo le prime votazioni con i due terzi, riformare la Costituzione come vogliono con la maggioranza assoluta. Anche se resta il referendum: il popolo non accetterà ma lo stravolgimento della sua Carta Fondamentale!
- Fra poco prende la parola!
- Anche lui Dossettiano!
- Per don Giuseppe la Costituzione è un armonioso piano architettonico, espressione della nostra civiltà, che deve anticipare e prevenire, onde avviare veramente una nuova struttura sociale.
- Io amo le sue parole sulla persona che nasce libera, e perciò felice. La società che toglie la libertà toglie la felicità. Occorre uno Stato con il fine esclusivo di difendere e lasciare operare la naturale libertà di cittadine e cittadini.
- Alla Costituente è avvenuto qualcosa di arcano, di prodigioso! Nonostante il dibattito anche aspro, hanno sempre prevalso gli ideali e i sentimenti. Dossetti e Togliatti, grazie ai conflitti e alle sintesi, sono diventati “amici”, componenti della stessa squadra!
Passa Bassanini: “Riprende la seduta! Dobbiamo essere compatti! Grazie, Rosy, per il tuo proselitismo!”.
- Allora c’è anche il tuo zampino!
- Oh, Michele, guarda che sul comodino della mia casa e della mia vita ci sono il Vangelo e la Costituzione!
michi del gaudio


Mario Parlatoposted: 14/1/2022 at 12:16:25
compirebbe 54 anni il 14 gennaio 2022.
È un periodo infido, ostile, piovoso.
Papà è in ospedale.
Due fratellini temono ma ignorano.
Si organizzano storie di pupazzetti nella stanza dei giochi, la cucina; fra sorsi di latte appena scaldato e morsi di biscotti appena sfornati.
Miki, il minore, stravede per Mario, il maggiore.
Lo osserva con il viso attento che contagia emulazione. Lo imita infatti con tutto il corpo che inonda d’affetto universale.
Lo ama con una morbidezza un po’ invidiosa e smisurata, che lo satura ed annulla in una felicità che solo i bambini frequentano: un’inesprimibile repubblica di allegra leggerezza, capace di durare sempre e di congiungere sogno al sonno.
È l’ora! Mamma Angelina, nel suo abito di meraviglia spirituale, solidale, devota, che si dà e si riceve con gli arti alati, le mani sbocciate, l’oceano che si insinua benevolo nella casa e all'aperto, tingendo d’azzurro trasparente volti, oggetti, interiorità, atteggiamenti.
Miki è già sulla porta! Salpano nel cielo senza nubi in cerca del papà dai sani principi e bontà immortale.
Mario rimane, non gli pesa per custodita timidezza, con divertimenti senza inganni da inventare, la mente sui visitatori in corsa, il cuore sul visitato in ansia. E, desiderando altrove, balla, si capriola, si lancia nella quiete, nel segreto, nella dimenticanza, per avventurarsi nell’etere in mongolfiera.
Al sole calante la chiave è nella toppa, il missile Miki l’attraversa supersonico: “Mario, papà ti manda…”
L’acrobata è disteso! Con ancora la gioia spenta nei muscoli irrigiditi. Fra il tavolo sbalordito e il frigo annichilito! Una gamba appisolata, l’altra con il polpaccio su una sedia cieca. Le dita alla bocca per proteggere il respiro assente.
Una vita subentra all’altra! Senza acredine o malvagità, perentoria nell’istante, inesauribile nell’inconsapevole.
Mario è! Sul pavimento candido e accogliente e in una atmosfera trascendente che dispensa fitte atroci e dolciumi squisiti e ipotetiche speranze, forse immotivate.
Miki e Angelina sono rudemente investiti da un ignoto inesorabile mai sfidato prima.
Il papà non sa in attesa di sapere.
Mario è! Senza essere!
michi del gaudio piange…

Rosa Visone e Luigi D’Alessioposted: 8/1/2022 at 16:02:20
vittime innocenti di camorra
Sicuramente Rosa e Luigi non si conoscono ancora, quel giorno.
Lei studentessa sedicenne, addobbata da moda povera che però valorizza la sua bellezza, ancora infantile e timorosa del buio.
Lui maresciallo dei carabinieri, 41 anni, eretto nella divisa di coraggio, di un nero luminoso striato di rosso cruento.
Lei innamorata timidamente del fidanzatino voglioso, delle loro sfide per nascondere e scoprire ingenui baci canditi, per abbassare ed alzare abiti di dolciumi ambigui, insicuri, innocenti.
Lui, forte d’esperienza e di valori, già sposato con Maria, tenera ed appassionata sposa di quattro splendide/i figlie/i, già in età di flirt e di litigi di esistenze folte, variopinte, in crescita.
Lei, chiara e risoluta, attraversa la strada, insignificante ed apatica, con la sorella Lina, spensierata d’affetto.
Lui, vegliato dai colleghi, rettilineo d’onestà, discolpa il drappello difensivo e, preoccupato, contrasta gli spari delinquenti.
Le ragazze captano la tempesta minatoria di proiettili, si prendono per mano come premurosa improbabile corazza anti batticuore ed evadono dall’anfiteatro funebre per un portone apparentemente alleato. Ma un proiettile oltraggia il petto di Rosa, morente tra le braccia terrorizzate di Lina che rabbiosamente urla aiuto. La strada, in un attimo desolata e sconvolta, confessa il nulla, anche per Luigi.
Ora sono dall’altra parte dell’universo, in un mare ove non si annega, non si nuota, non si rema, ci si svolge immoti, disattivati, spenti, si tocca l’antimateria, si gusta l’insapore, si annusa l’inodore, si ascolta l’insonoro, si è bendati da una cecità che consente di vedere quello che i normovedenti non vedono… Si vive…
Da un allora senza quando si ritrovano tutte le sere irreali a parlare dei sogni adolescenziali di Rosa e di quelli delle figlie e dei figli di Luigi… lo fanno in un niente privo di vapore e di sfere, ove i singoli interpreti, fisici e metafisici, vengono liberati, non catturati, divenendo una essenza unitaria, forse trascendente o immanente che si manifesta esclusivamente in emozioni, suggestioni, impressioni, carenti di essere, indescrivibili, inspiegabili, incommensurabili, infinite…
Rosa Visone e Luigi D’Alessio furono uccisi l’8 gennaio 1982.


Michele Prisco posted: 4/1/2022 at 16:03:20
il 4 gennaio 2022 compirebbe 102 anni.
Parte dalla “Provincia addormentata” per la metropoli vibrante. Domani riceve il “Premio Strega”.
Il treno svogliato attraversa la sera con furbizia automatica e confida ai finestrini focolari e fabbricati, famiglie ed emarginazione nell’oscurità rassicurata da chiarori, lampadari, lampioni, insegne, conoscenza, affacciati sui binari.
Michele percepisce l’attimo in fuga ed immagina con sottile eccitazione.
Una finestra liberty scolpisce una ragazza che suona il violino per sempre. È sensibile e stupenda! Le piace tornare a casa, si sente al sicuro; i genitori sono autentici; ma è il violino a provocarle il brivido, a farle assaggiare l’estasi tormentata del volare.
… l’oblò rallenta per esibire un ciuffo fitto di pini sedotto dalla foschia…
Due bambine si rincorrono accanto al balcone in una impressione recisa dall’inesorabile sfrecciare. La casa è modesta, la mamma malata di tristezza, ma il papà è tutto! Trova sempre la battuta per sollevare la combriccola. Fa divertire anche la mamma. Le sorelline lo abbracciano, avvertono che il suo cuore piange anche quando ride, ma procede, senza sosta, innamorato.
Michele sogna due figlie non ancora nate.
… un temporale di palazzi moderni ingolfa lo schermo e svanisce senza ricordo…
Un adolescente infinito riempie fogli di poesia partorita da una lampada sopra il moggio. Ha un fratello giocherellone, in attesa di due maschietti. Il padre è agiatamente dimesso, ma potrebbe essere un avvocato; la madre è madre e potrebbe essere nobile. Il ragazzo ha una stanza tutta sua e una grande veranda che lo ispira. Annota urla di dolore della sua terra, soprattutto delle donne, e insegue la speranza in coetanee e coetanei che nuotano nel buio pavesato da minuscoli punti luminosi. Il flash glielo dona l’osservazione: il telescopio rudimentale rapisce le stelle e le corica nei suoi occhi che prevedono miraggi di fiducia.
… colline spensierate, appena accennate, anelano l’arancio di un’alba benevola…
Una tavolata d’ogni età canta un futuro senza gallerie… una mamma anziana piange la vittima dell’auto e ne cerca il viso in tv... una sbarazzina fantastica sul partner non ancora incontrato… un piccino succhia il ghiacciolo, quasi fosse la sua biografia…
E… ecco… appare l’aurora notturna che impersona Roma verso il cielo indifferente… Termini abbaglia il formicaio che scende e sale… la pensione di Trastevere accoglie fioca… Un letto scarno, sedia e tavolino, un armadio indifeso…
Michele è supino e dialoga con il comò agghindato di trascuratezza. A quante rappresentazioni ha assistito paralizzato, fra sogghigni, allegrie e trepidazioni!
In un mattino incolpevole, ancora infante, due fidanzatini, consumati dal mondo, avevano optato per l’immobilità. Così li avevano scorti le pulizie, ma il comò aveva udito… il silenzio strozzato della giovane, visto… le vene convulse provocate dalla mano, appena virile, con ancora la lametta vermiglia…
“No, no, non ti spaventare, quella fu l’unica volta! Ho partecipato a tantissimi amplessi, dolci dolci e un po’ energici, corpi nudi di bellezza incompiuta o già vissuta. E sussurri d’angoscia e di avvenire, e lamenti del soffrire e ilarità ininterrotte”.
Ma Michele preferisce raccontare e allora veste di bruno la fidanzatina e di biondo lui, con il petto perfetto in competizione con i seni a coppa di champagne, gli occhi azzurrini che si mescolano a quelli nocciola, il desiderio che sale incontrollato e si immola nel piacere e poi nel respiro annientato e nel fiotto di sangue.
È convinto lo scrittore che il comò abbia passato una notte con la violinista e non ne abbia fatto cenno per pudore. Era da innamorarsi all’istante, senza lasciare spazio neanche ad un fremito, soave nella sua versione addormentata, che negava il coraggio di scoprirla, nemmeno un po’. Quando l’innocenza è universale trasmette innocenza senza rivoli.
Quanto è fecondo il poeta! Le sue voci di dentro animano persone ignote e oggetti ripudiati! La solitudine non è mai sola!
Ora è nel mistero, consapevole che non si muore.
michi del gaudio


La Costituzione posted: 1/1/2022 at 15:02:17
nasce il 1° gennaio 1948.
Eccola, è un disegno che ognuno di noi può colorare come vuole, con le sfumature che più gli piacciono... forti, lievi, sgargianti, calde, fredde... basta che seguano il margine. La Costituzione indica le strade da percorrere, ma stabiliamo noi se andarci con il jeans o con i pantaloni, cantando o ballando. I principi li tratteggia Lei, ma i comportamenti li scegliamo noi! Ci può anche capitare di andare col giallo o con l’arancione fuori dal bordo, ma Lei è lì ad aspettare, ad ascoltarci, consigliarci... Sì, è un’amica… possiamo parlarle in ogni momento…
“Puoi essere ancora più semplice! Io ho 10 anni!”.
È come la pista delle tue macchinine, una guida: per essere non avere qualcosa; diventare felici, tutti insieme. Ci stimola a pensare ogni tanto, cliccare su quel che stiamo facendo, sui nostri desideri; anche per modificarli o confermarli; stare attenti a non rincorrere cose impossibili, altrimenti gli insuccessi ci deprimono. Fra i tanti puzzle che ci capitano per le mani assembliamo anche quello dell’equilibrio fra ciò che vogliamo e ciò che possiamo ottenere… e anche un bilancio, senza ritenerlo un brutto termine che sa di fine, ma un videogioco di ultima generazione, che ci conduce da un quadro all’altro alla base spaziale da cui decollare domani, utilizzando l’esperienza acquisita fino ad oggi.
“E, se la mia astronave è troppo veloce, aspetto le altre, gli altri?”.
michi del gaudio




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